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COMPOSIZIONI LETTERARIE DI CLAUDIO CISCO

 

 

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FOLGORI

Ci sono macchie scure, zone d’ombra che anziché scacciare ho alimentato,

Che non riesco ad estirpare mai dal mio io: frutti cattivi d’un albero buono,

Enigmi interiori della mia mente, sempre invasa da concupiscenti tentazioni demoniache,

Carnali follie indecifrabili radicate in me sin dalla nascita:

Perdonami mamma!

Se non son riuscito ad essere ciò che volevi,

Per non aver saputo vivere una vita normale: una falsa libertà mi rendeva schiavo.

Ora che tu non sei più capisco che l’unica ragione della tua vita ero io

Le tue parole scuotono la mia anima

Come folgori nella notte, ho sfigurato la bellezza dell’anima scandalizzando i miei occhi;

Rimane il rimpianto di non averti ascoltata e il doloroso esame d’un passato ingolfato di sbagli.

Ma vi è un’unica grande consolazione dopo la tua morte, segno di vittoria:

L’imbattibile tempio di Satana fatto di lussuriose immagini oscene,

Eretto in segreto a casa mia, ora brucia nel fuoco, umiliato ed impotente,

Ridotto in cenere, trasformato in sporcizia e spazzatura.

Quel maledetto perverso gene ereditato da mio padre

è ancora presente in me,

ma la potenza di Dio lo ha reso innocuo ed inefficace

trasformandolo, dopo un lungo e progressivo periodo di purificazione nel mio spirito,

in uno strumento di gloria per questa vita e per quella eterna,

Casa mia, prima piena zeppo di figure oscene,

ora, completamente ripulita,

è ricca di angeli ed immagini sacre,

diventata un luogo di preghiera per gli altri e per me stesso

da solo ed in comunione con i fratelli,

mettendo a disposizione di tutti

il dono carismatico che Il Padre Celeste mi ha dato.

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ANGOLO DI PARADISO

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Vi è un angolo di paradiso

in casa mia,

uno spazio piccolo e definito

ma per me prezioso e vitale,

come squarcio di cielo

o gemma preziosa

custodita in segreto

nelle profondità più nascoste del cuore.

Ed è lì

che mi raccolgo in preghiera

ogni volta che sento il bisogno di farlo,

avvertendo la presenza misteriosa di Dio

come anelito di speranza

riverbero di luce infinita.

Davanti alla statua del Cristo risorto

la mia anima acquista vita e si nutre di nuove forze

sospinta verso l’alto dal soffio di Dio

fino a sentirmi

in simbiosi con l’Eterno.

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PRESENZA VIVA

 

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Momenti magici, favolosi

 

della mia infanzia,

 

ricordi evocati

 

da attimi di malinconia,

 

visioni incantate

 

della mia terra natìa.

 

Naufrago dolcemente

 

in un’infanzia che è ormai

 

il mito di se stessa,

 

e del dolore che l’ha portata via.

 

Pur tuttavia è suono, movimento

 

vita che trascorre.

 

Non la confronto con altri silenzi

 

con gli arcani mondi dell’immaginato

 

dello sperato, d’una irraggiungibile felicità.

 

Diventa invece voce intima del ricordo

 

presenza viva di qualcosa che passa

 

come echi, rintocchi.

 

Immersa nel tempo fluido

 

la natura come per magia

 

penetra nel tessuto della mia anima

 

e si fa poesia

 

ne scioglie i nodi, ne ispira i versi

 

è pianto che rasserena.

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ALBA

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Alba!

tu stai sorgendo,

silenziosa brezza nell’aria,

leggiadre ali intorno.

Alba!

tu stai spargendo

il tuo colore

sul mare

addormentato.

La tua pace

mi sta

cambiando.

La mia anima,

svegliandosi,

si sta aprendo all’amore

verso l’infinito.

Io sento

che sto per nascere

sì,

lo sento,

io sto nascendo.

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PRIMAVERA

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Petali di fiori,

ali di farfalle,

canti di uccelli,

profumi nell’aere.

Il sole che sorride,

il cielo che sta a guardare.

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PREGHIERA D’UN’ANIMA IN PENA ALLA LUNA

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Luna,

tu muta e bianca

sul destino degli umani

posi silente lo sguardo.

Solinga e distante,

sorella del buio e delle ombre,

non ti diletti e non piangi

ma taci,

osservi e sempre taci.

Eppure chi può dirmi se non tu sola

se è per natura perdente l’umana sorte

o se riposerà alfin ciascun mortale

e avran sollievo le sue notturne paure?

Vorrei chiederti o mia cara luna

a che serve vivere

e dove porta questo terreno viaggiare,

per cosa si arresteranno i battiti del mio cuore?

Ma tu mi appari misteriosa e vana

come lo è tutta l’esistenza umana

senza risposte, né certezze,

incurante della mia anima che anela, brama di sapere.

Io fragile essere, piccolo e limitato

tu immortale creatura d’uno sconfinato universo,

eppure quanta grandezza nell’umano spirito

nel desiderare l’infinito pur comprendendo la propria piccolezza!

Silenziosa luna presto dovrai andar via,

l’alba si sta svegliando,

la terrena notte illuminerai nuovamente alla fine del giorno

ma gli occhi del mortale uomo rivedranno ancora luce?

e le piante e gli animali tutti qual destino avranno?

Luna

musa ispiratrice di poeti e cantanti,

meta irraggiungibile di sogni lontani,

compagna notturna di viandanti e zingari,

lascia che io alzi lo sguardo fino a te,

ultima sconsolata preghiera d’un’anima in pena.

Tu luna vegli sopra uno strano mondo

fatto di pazzi.

Qui non c’è amore né comprensione

ed io non voglio più starci.

Un immenso buio

ha schiuso le ali sul mondo

e sul cuore degli uomini,

e questa notte sembra non aver mai fine.

Addio anche a te luna!

la mia solitudine è ormai segnata

in un presagio di morte

che prelude al pianto.


IO L’HO VISTA

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Io l’ho vista

quand’ero ancora adolescente e mi sentivo solo

in un freddo pomeriggio d’inverno,

nel silenzio,

in quella grotta buia coperta da fronde.

L’ho vista

nella sua nudità d’angelo

librarsi in volo con le sue ali dorate,

mi ha parlato

con la sua voce dolce e suadente.

L’ho vista, lo giuro!

anche se nessuno mi vuol credere,

mi ha detto di non svelare il suo segreto

che da allora è anche il mio.

Nella notte delle stelle cadenti

sono tornato nel punto dove mi è apparsa

ma non ho veduto più nulla

silenzio assoluto anche del vento,

ma una luce brillante si è accesa

subito dopo che sono andato via.

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IL SILENZIO NEL SILENZIO

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Erba appena bagnata sulla livida terra,

odore di pioggia da poco caduta

trasporta nell’aria bollicine di sogni

in questo autunno che scorre lento…

Silenti alberi ammutoliti e spogliati

attendono stanchi giovani foglie,

con la nuova stagione arriveranno

in questo autunno che respira lento…

Un colore giallognolo suggestivo e irreale

avvolge ogni cosa di magico incanto,

sfumature di anime invocano il sole

in questo autunno che sbadiglia lento…

Piante e animali stanno dormendo,

la natura è un fantasma che si aggira ramingo,

persino le pietre chiudono gli occhi arrossati

in questo autunno che dorme lento…

Non si avvertono rumori, non si odono lamenti

non c’è più linfa, è sottratta ogni energia

domina il nulla immobile e statico

in questo autunno che tace lento…

Una coltre di nebbia come una nuvola

disegna il paesaggio di malinconica assenza,

una sottile tristezza scende sul cuore

in questo autunno che muore lento…

E in questo bosco solitario e sperduto

dove anche il vento non ha la forza di soffiare,

io perdo me stesso ed i miei pensieri

e nel silenzio io rimango in silenzio.


CANCELLI

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Varchi di nebbie dense

come cancelli aperti

sui giardini dell’inverno,

accarezzano marmoree figure, antiche armature

che sembrano prendere forma e riacquistare vita

lungo sentieri traslucidi d’ombre.

Tra il soffuso crepitio dei passi,

soffici foglie danzano la fine

nel profondo silenzio del nulla

come un leggero vapore che scema la terra.

Fra le dita del crepuscolo

aprirò i miei cancelli.

O cielo, fa’ che questa notte mi sia sorella

affinché possa spargere i miei bagliori

e fonderli in stelle!

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IL TRENO DELLA VITA

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E il treno corre,

corre lontano sui binari della vita,

lungo la strada del mio dolore.

Va via velocemente

proprio come i miei anni,

il mio tempo che scorre.

Dai vetri del finestrino il quadro cambia sempre

vedo montagne invalicabili di paure,

pianure non più verdi di speranze invecchiate,

laghi salati di pianto amaro.

Vedo fiumi, violente cascate trascinare via tutto quanto,

mari in tempesta come i miei pensieri irrequieti.

Vedo gallerie coprire il sole come i miei momenti bui,

prigioni di tanti limiti ed arrese,

miraggi di felicità nei deserti della mia esistenza,

il cielo dove non ho mai volato,

lontane isole esplorate solo nei sogni,

nebbia lontana e foschie senza amore, senza fortuna

e poi

file di alberi e nuvole passare come un susseguirsi di emozioni,

paesi e città fuggire malinconicamente come i ricordi più belli,

prati verdi dove correvo sull’erba da bambino,

rivedo mia madre aspettarmi a braccia aperte,

odo nel vento la sua voce che mi chiama.

Il treno corre

la sua corsa senza fine

senza ritorno, senza fermate

ed io via con lui

m’allontano sempre più senza sapere dove andrò,

certo di perdermi solo

come un vagabondo senza famiglia.

Addio casa mia d’infanzia!

Addio amici della mia adolescenza!

Addio giovinezza perduta per sempre!

Quanta struggente nostalgia mi avete lasciato!

Com’è triste non poter tornare indietro!

Ma perché la vita è una corsa continua?

Perché la fine di un viaggio non c’è mai?

Mi fermerò soltanto

quando giungerà l’autunno con la sua folata gelida,

come foglia ormai ingiallita,

sarò strappata dal mio albero,

trascinata nel vento.


NEBBIA

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E la nebbia scendeva

lentamente

confusa.

Solo una luce

si distingueva all’orizzonte

in un tremulo brillio.

Poi un’altra

e subito dopo un’altra

e un’altra ancora.

Indefinibile paura e insieme lontana speranza,

chiusi gli occhi

e non fu più niente.


STELLA DEL MATTINO

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Bentornata stella del mattino

ancora dai miei occhi sgorga pianto:

che giorno è questo in cui tu dormi ignara,

mentre io già veglio sui miei fantasmi antichi?

Ti sveglierà l’odore del bosco

e il lento dischiudersi di altri baci.

Avrai suoni e colori anche per oggi.

Io, soltanto la tristezza.


LA POESIA DEL GABBIANO

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E’ arrivata esultante

la stagione del gabbiano,

è tempo di migrare

verso terre lontane

per scoprire nuovi segreti,

nuove sensazioni.

Un nuovo giorno è oggi

per spiccare il volo

sulla superficie del mare aperto,

sull’orlo dell’oceano,

per volteggiare sulla cresta dell’onda.

Vola nel vento gabbiano!

vola più in alto che puoi!

non ti fermare.

La mia penna

saranno le tue ali,

i miei versi

la tua scia.


AQUILA DALLE GRANDI ALI

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Salti per il mondo

e in cima in un attimo ti ritrovi,

da quell’altezza sei tu la padrona,

niente potrà più fermarti.

Aquila dalle grandi ali

ti stagli di profilo,

i tuoi occhi

puntano la preda.

Cosa ricordi di te stessa?

forse il fiore che ti generò,

il respiro del fuoco,

l’aria aperta.

A chi somiglia?

della natura sei complice

bocca bellissima.

Non avrò timori,

il sentiero è dritto

e la ghiaia bianca.

L’erba che raccoglierai

sul ciglio ti basterà

e gli anni futuri

ti vedranno fiera

in cima alla montagna.

Ed io saprò dove cercarti:

nel tuo nido

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ASCOLTA

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Per quel che vale anche tu ascolta

 

non riesco a sbiadire il volto

 

disegnato nella mappa della memoria,

 

contorno scuro

 

chioma di inchiostro e di seta.

 

La tua voce rauca richiama

 

lacrime come di rime sparse.

 

E ti posseggo solo

 

con parole che ripeto

 

magia di nenia o canto,

 

voce che si incunea

 

fra i lacci della vita,

 

su ciglia chiuse.

 

Dimmi: sei una donna o una strega?

 

le tue labbra dolce pretesto,

 

nei tuoi occhi la magia:

 

una bugia!

 

La tua malizia mi accende

 

il corpo mi rendi

 

e l’anima vendi.

 

Io ti seguirò

 

annientandomi,

 

fino a frantumarmi nella tua follia.

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IL TUO ANGELO BAMBINO

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In segreto,

 

un amore ti dorme accanto,

 

muto e invisibile,

 

ha soltanto occhi per guardarti

 

e mani che non possono stringerti.

 

Della sua malinconia non ti accorgi

 

quando lo guardi e non lo vedi,

 

quando lo accarezzi e non lo senti.

 

Come un fantasmino si aggira per la stanza

 

urla a volte per destarti dal sonno ma invano

 

e poi di nuovo tace

 

vinto dalla tua indifferenza

 

più solo e più piccolo di prima

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QUELLA STRANA RAGAZZA

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Magia di una notte di luna piena.

Non riuscivo a dormire.

Le tende bianche svolazzavano leggere

e una chiara luce illuminava la stanza.  

Il respiro del mare arrivava alle mie orecchie

il richiamo era troppo grande per resistere.

Una figura

dai lunghi capelli biondi,

innamorata del suo mare

veniva verso di me.

Il suo sorriso era dolce

i suoi occhi tristi,

quella strana ragazza confidava al mare sogni e segreti

sicura che mai nessuno li avrebbe rubati.

Disperato io la chiamavo

in quella notte di luna piena,

avevo bisogno che qualcuno mi ascoltasse

sognasse per me.

E lei era già là

a piedi scalzi,

sulla sabbia umida e fresca,.

si lasciava accarezzare dalle onde.

I suoi occhi erano quelli del mare

guardavano la luna e il suo chiarore

inseguivano i suoi desideri,

rincorrevano i suoi sogni.

La luna

era alta nel cielo,

la sua luce argentea

illuminava il mare.

Gli occhi di quella strana ragazza

seguivano il ritmo delle onde,

la vedevo correre,

ritornare a vivere.

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DOLCISSIMA STELLINA

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Dolcissima Stellina,

 

timida come un pallido sole dietro le nuvole,

 

tenera come un piccolo usignolo addormentato sul nido,

 

dal sorriso luminoso e fresco come stilla di rugiada

 

tu sei per me il sogno d’una notte incantata,

 

l’effimera illusione d’un amore irrealizzabile.

 

Sei in questo mio vivere terribilmente oscuro

 

come una luce fioca

 

che da lontano cresce… cresce… fino ad abbagliarmi l’anima

 

col tuo modo di muoverti sublime come ali di cigno

 

e la tua voce melodiosa come cori di augelli.

 

Lacrime lucenti di gioia

 

brillano adesso nei miei occhi.

 

In un attimo tu hai riempito di bello il mio cuore,

 

dipinto di sogno la realtà

 

ed io non vorrei mai più svegliarmi da questo momento magico.

 

Sembra quasi d’averti già conosciuta tanto tempo fa

 

in qualche sogno lontano chissà dove

 

e se guardo attentamente nel fondo dei tuoi occhi,

 

scopro in essi l’infinito vibrare

 

e tu ed io uniti che voliamo via sempre più su senza limiti,

 

dileguandoci come due gabbiani liberi verso l’orizzonte.

 

Restano ammutolite nel mio silenzio magico

 

mille parole, mille sensazioni

 

che sento ma non riesco ad esprimerti,

 

non so come spiegartelo

 

ma avverto dentro, qualcosa d’indefinibile, mai provata prima,

 

meravigliosamente reale al tempo stesso:

 

un bene prezioso e profondo sommerso in me stesso

 

come il rosso corallo negli abissi del mare.

 

Da una vita sono in cerca di te

 

ma tu sei più di quanto aspettassi.

 

Dolcissima Stellina

 

Abbi cura di te, ti auguro di non cambiare,

 

resta quel germoglio che sei adesso.

 

Non gettare al vento il fiore della tua giovinezza,

 

non smarrire col tempo la purezza dei tuoi sguardi,

 

l’armonia d’ogni tuo gesto

 

perché solo tu riesci a sorridermi con gli occhi,

 

hai in te qualcosa in più che appartiene solo agli angeli:

 

che ne sarà mai del tuo viso innocente e pulito

 

quando, domani, cadranno le lacrime degli anni?

 

e quel giorno, ora tanto lontano, ti ricorderai di me?

 

Addio mia dolcissima Stellina!

 

avrei voluto darti molto di più

 

tornando adolescente insieme con te nel tuo mondo

 

ma sono dai tuoi anni

 

ormai disperatamente lontano.

 

Ti lascio in questa poesia

 

il mio ricordo di ragazzo solo come te

 

ed ogni volta che la leggerai, d’incanto,

 

non esisteranno più barriere né distanze tra noi due,

 

io, di colpo, rinascerò in te

 

e tu, specchiata nella mia anima,

 

sarai qui vicino a me.

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UNA BOTTIGLIA NEL MARE

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Quello che scrivo

lo metto in una bottiglia

e lo affido al mare.

In fondo

non mi ascolta nessuno

non serve nasconderlo.

Verrà trasportata dalle correnti

attraverserà mari ed oceani.

senza pace proprio come la mia vita.

Qualcuno un giorno troverà quella bottiglia

e forse in quel momento leggendo quei pensieri

avrà per sempre un’emozione da ricordare.-

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LA FORZA DELLA PREGHIERA

Tanto tempo fa

qualcuno disse:

“Se non sarete puri come bambini

non entrerete nel regno dei cieli”.

Poi,

aggiunse di pregare

col cuore e con fede,

per ottenere qualunque cosa.

L’uomo,

da sempre lontano dal Creatore

con le mani giunte,

per la prima volta iniziò a pregare.

Dopo pianse di gioia

e il mostro a tante teste

diventò un coleottero,

l’orco cattivo

si trasformò in un arcangelo bambino.

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DOVE SENTO LA PRESENZA DELLA MADONNA:  (ESPERIENZA DI VITA E DI FEDE)

 

Vi è un posto specifico che io avverto di forte impatto emotivo, particolarmente suggestivo e ricco di carisma e misticismo insieme: uno spazio che oserei definirlo magico, di quella magia spirituale, sublime, soprannaturale che avvicina al cielo, fino a sentirsi parte integrante di esso. Questo piccolo lembo di terra così prezioso da sembrare una gemma di valore inestimabile caduta dal cielo o una scintilla d’amore piovuta sulla terra dall’infinita luce divina è proprio il luogo dove sento fortissima,

pur senza vederla fisicamente,la presenza di Maria.

Siamo nella città di Messina dove sono nato e vivo,  nel santuario di Montalto, un luogo di culto ubicato in un posto davvero splendido, in virtù del fatto che offre dalla sua altura un panorama talmente affascinante da lasciare qualunque osservatore senza fiato e  senza parole.

La chiesa della Madonna di Montalto, bella per scultura ed architettura all’interno ed all’esterno,

si apre infatti su un sacrato abbastanza grande, quasi una enorme veranda che forse sarebbe giusto chiamarla  terrazza vista la sua notevole altezza. Da lassù si usufruisce di una vista privilegiata e staordinaria sullo Stretto di Messina col suo bellissimo mare,  le sue navi che vanno e vengono, la terra di calabria di fronte, e la Madonnina del porto che benedice la città. Girando per  questo grande sacrato si possono ammirare anche numerose fioriere, vasi e piante, delle panchine per sedersi e guardare lontano specie per i turisti che vengono in tanti ,poi ancora un binocolo per osservare da vicino il panorama e due statue: una tutta bianca raffigurante San Giuseppe,il santo della “buona morte”che io stesso spesso invoco per morire senza soffrire, magari in un attimo quando sarà,e l’altra in bronzo con l’immagine del papa Giovanni Paolo secondo appoggiato alla ringhiera che guarda lo Stretto. Quest’ultima, eretta in suo onore, in ricordo della sua visita effettuata in questo santuario nel giugno del 1988, nella quale lo stesso pontefice rimase molto colpito dalla bellezza del panorama.

Il santuario di Montalto fu fondato nel 1294 durante la guerra del Vespro per esplicita volontà della Madonna che ne delineò il perimetro col volo di una colomba, costruito col concorso di tutta la città. Esso è un luogo particolarmente sacro in forza di specifica manifestazione di una potenza superiore che vi è riconosciuta e venerata. E’ un luogo di culto straordinario per designazione soprannaturale o perché vi si venerano immagini miracolose.

Lo spazio del santuario è ritenuto sacro ed è centro di speciale attrazione. Vi si va per unirsi più sensibilmente a Dio o alla Vergine, impetrarne grazie e favori, riconciliarsi. Il santuario parla allo spirito e al cuore dei credenti, in particolare quelli mariani dove si fa esperienza di madre.

L’icona dela Madonna di Montalto è rappresentata dall’immagine di Maria col bambino Gesù, in altri dipinti appare anche, secondo precisi riferimenti storici, con indosso una veste bianca (la dama bianca) con la mano destra alzata in segno di benedizione e la sinistra che tiene lo stemma della città di Messina, rosso con la croce gialla, in difesa dei messinesi contro i francesi.

Specificando come premessa il fatto che la presenza mariana si percepisce in tutto il santuario, a tal proposito volevo sottolineare come validi ed esperti esorcisti abbiano potuto verificare la forza del suddetto luogo nella lotta contro il demonio, volevo  aggiungere inoltre che la Madonna stessa mi ha fatto comprendere quanto sia importante e  preminente recarsi all’interno della chiesa per celebrare messa e ricevere  sacramenti prima di fermarsi nel luogo dove io l’avverto di più.

Il posto dove sento forte la  presenza mariana  fa parte ovviamente del santuario ma non è situato né all’interno della chiesa e nemmeno  dentro il  vasto perimetro che delimita il sacrato ma bensì al di fuori di esso, anche se molto vicino.

Vi sono infatti delle scalette abbastanza lunghe che scendono via via dal sacrato verso il basso che servono a collegare il santuario stesso con la strada sottostante; nella parte superiore delle scale, sul lato destro per chi scende, vi è uno spazio di verde a metà tra un giardino e una villetta notevolmente grande e ben curato, recentemente riaperto al pubblico e di proprietà del santuario medesimo.

Scendendo le scalette che iniziano proprio dal sacrato, dopo circa una cinquantina di metri, sulla sinistra in basso e quasi in un angolo, vi è una incavatura sul muro, direi una nicchia di una discreta grandezza con all’interno la statua della Madonna. La Vergine nella scultura,  sempre illuminata da una lucettina, porta sul capo una corona di stelle, presenta le mani allargate, aperte verso il basso e tiene schiacciato sotto il piede un serpente. E’ l’immagine della Madonna della medaglia miracolosa apparsa in Francia nel 1830 a Santa Caterina Labourè. La statua è dentro una nicchia vetrata e il vetro stesso è protetto da una grata di ferro a forma di arco e  chiusa a da un lucchetto.In alto, incise sul marmo posto nel muro sopra la nicchia, disposte anch’esse a forma di arco, si leggono le seguenti parole: “Venite figli sono io la Madre”. Sotto la nicchia vi si trova un marmo di considerevole spessore che funge da base, incisa sul quale  spicca una grande M maiuscola, simbolo di Maria. Situata proprio a fianco, di fronte per chi guarda dal sacrato, vi è un’altra nicchia uguale a quella dove è posta la statua del Madonna, però vuota, come mancasse qualcosa.

Il posto appare veramente suggestivo, sembra proprio un luogo adatto ad apparizioni soprannaturali, vi sono molte fronde che dall’alto calano sulla nicchia creando ombra e molti insetti vi si vedono intorno. Sopra il marmo posto sotto la nicchia vi sono due vasi grandi ma con piante ormai appassite e  pianticelle o fiori finti incastrati nella grata assieme a qualche immaginetta sacra. Vi si trova poi tutto ciò che porto io con amore, man mano, specie in ricorrenze e momenti particolari  alla Madonna: rose di vari colore, cuoricini di diverse dimensioni alcuni con la scritta “Ti amo”, coroncine di rosario,  angioletti. Alcuni di essi restono, altri vengono portati via da ignoti essendo un luogo all’aperto non controllato, altri vanno deteriorandosi col tempo. Sono tutti oggeti  legati alle grate con lacci, spaghi o cordicelle improvvisate.  Mi son chiesto spesso il motivo per il quale un luogo , almeno per me così importante e vitale tanto da esserci la Madonna, venga trascurato,  a differenza del sacrato del santuario che appare sempre splendido e curato. Eppure ci vorrebbe solo un po’ di buona volontà affinchè qualche anima pia del luogo mettesse almeno un po’ d’aqua alle piante o togliesse tutta l’erba e le foglie che giacciono per terra nel più completo abbandono.

Se le persone che frequentano abitualmente il santuario e non solo esse ma anche visitatori occasionali o semplici cittadini di Messina mostrassero più interesse , se insomma sapessero e comprendessero l’importanza di quel luogo dove vi è posta quella Madonna, io credo che avrebbero verso di esso più cura e attenzione. Non si prega quasi mai infatti davanti a quella statua, mai un rosario recitato lì, eppure fa parte del santuario, è un luogo di passaggio specie per molti turisti stranieri e italiani che transitano proprio da lì .  Messina è diventata infatti una città turistica grazie al suo porto,  sbarcano enormi navi da crociera, continuamente ed anche due alla volta con tantissima gente a bordo, ma quasi nessuno di loro si ferma in quel luogo, continuano a salire le scale interessate esclusivamente a raggiungere il sacrato che sta più in alto e a fotografare e filmare il panorama che offre il santuario. Sì, forse la colpa è anche mia che non sono stato capace di divulgare quella enorme ricchezza spirituale che mi trasmette la Madonna da quel posto, ho tenuto troppo per me tutti i segni, i prodigi, le rivelazioni. Ho mantenuti segreti anche  i miracoli, le guarigioni, non solo quelle fisiche ma soprattutto quelle del cuore, le guarigioni interiori che a Dio interessano di più, tutti compiuti per intercessione di Maria e nel nome di Gesù, nome al di sopra di ogn altro nome,  che è lo stesso ieri, oggi e in eterno. Forse  non ho compreso che persino io stesso potevo essere per gli altri una prova della sua esistenza. Penso ad esempio agli eventi che la Madonna mi ha rivelato proprio da lì prima che accadessero, tutte cose o situazioni che io sapevo in anticipo, ricordo per citarne solo alcuni quando Maria mi chiese di portare lì con me due coniugi Maurizo e Giovanna e di pregare per la loro figlia Stefania che aveva lasciato la loro casa prendendo brutte strade preannunciandomi che Lei l’avrebbe fatta ritornare, cosa che successe; ricordo ancora le lacrime di dolore della madre in pena per la figlia prima e poi quelle di gioia per averla riabbracciata dopo. La preghiera alla Madonna per la figlia fu fatta l’8 dicembre nel giorno dell’Immacolata Concezione,  e furono proprio Maurizio e Giovanna, secondo la volontà di Maria, a deporre quel giorno  ai piedi della statua la rosa che la Madonna desidera  le venga portata da me ogni anno, è stata la prima volta che non sono stato io a farlo.  Ricordo ancora con vivida emozione quando sempre Lei  mi rivelò prima che accadesse la guarigione di Francesca, una ragazza con la benda su un occhio già compromesso che rischiava di perdere completamente la vista avendo ereditato dalla madre Caterina, diventata a sua volta non vedente, la stessa malattia. Si trattava di un male che colpiva gli occhi, incurabile per la medicina e che l’avrebbe portata progressivamente  alla cecità come la madre. E poi mi torna in mente ancora il ricordo quella volta in cui Maria mi disse da quel posto che avrei vinto gli attacchi di panico che per un decennio mi impedivano di uscire da casa e che ci sarei riuscito senza cura farmacologica ma con l’aiuto del Padre Celeste, o quando mi spiegò che la mia detenzione carceraria durata quasi due anni doveva avvenire nella città di Enna, proprio in quella città dove io avevo ambientato il mio libro “Il vecchio e la ragazza”, libro ispirato e scritto sotto dettatura dal male, composto in un periodo buio della mia vita in cui ero schiavo del diavolo, libro che oggi, rileggendolo, capisco di non averlo scritto volontariamente, la mia ispirazione artistica infatti risultava condizionata ed inquinata. Ricordo, anche se è una situazione molto leggera, ma l’amore di Dio lo si può trovare sia nelle grandi cose come nelle piccole, quando Maria mi fece capire che Gesù  mi avrebbe consentito come regalo la possibiltà di vedere dal vivo il mio cantante preferito Alan Sorrenti, un mio idolo che ha accompagnato i miei ricordi  facendo da colonna sonora di tutta la mia vita sin da ragazzino poco più che adolescente, l’avrei visto finalmente dal vivo a Viagrande in provincia di Catania, non vi posso dire l’emozione e i segni piovuti dal cielo in  quel gorno così speciale per me. Sono questi narrati, tutti avvenimenti che io ho saputo prima del tempo quando non potevo prevederlo.

Sono comunque tanti i segni che Maria mi ha dato da quel posto dove io continuo a recarmi spessissimo ,specie quando mi sento solo non avendo nessuno; ci vado per parlare, confidarmi ed essere ascoltato, per pregare, a volte recitando  il rosario o dicendo la Coroncina alla Divina Misericordia. Sto con Lei come si fa con una madre dolcissima ed affettuosa che non si stanca mai di starmi vicino e di proteggermi contro le insidie del male. La vicinanza della Madonna come quella di Dio o il sostegno della fede non garantiscono una vita senza problemi, dolori o difficoltà, non ti evitano gli attacchi del diavolo che anzi risulteranno essere maggiori man mano che si cresce nella fede ma ti aiutano ad affrontarli meglio con più serenità e consapevolezza di potercela fare perché sorretti dall’aiuto di Dio che  è sempre con te. Spesso si trova la chiave per risolverli in quanto guidati dallo Spirito Santo che apre la mente ed indica la strada rivelandosi è il più grande geniale maestro  di tutti i tempi, donandoti una sapienza che non è di questo mondo ma che viene dall’alto. Non è per niente facile comunque parlare di ciò che mi accade riguardo la Madonna. Per me è destino dovermi tenere tutto dentro senza mai avere avuto la gioia di poterlo condividere con gli altri se non, come sto facendo ora,  attaverso il talento che Dio mi ha donato sin da piccolo: la scrittura; non mi è stata mai data, infatti, la possibilità o l’opportunità di farlo. Per questo motivo ho lasciato la chiesa evangelica nella quale mi trovavo bene tutto sommato, mi piaceva il loro modo di pregare e di rapportarsi a Dio. Rientro in quella cattolica e mi rendo conto che il problema è sostanzialmente lo stesso anche se per motivi diversi, per prudenza o altro, non so. Si continua a considerare Maria come una creatura lontana ed inaccessibile, direi inavvicinabile, appartenente a chissà quale  altro mondo lontano mille anni luce da noi terrestri,  con la  quale si può entrare a contatto solo dopo la morte . Ma non si comprende invece che non  c’è nulla di più normale che comunicare  con Lei anche senza avere il dono della veggenza ma semplicemente sentendone la presenza; siamo divisi solo dal corpo, lei vive in dimensione spirituale, noi in quella fisica ma siamo spiriti entrambi, fatti della stessa essenza e creati per lo stesso destino da un unico Padre, del resto anche lei era come noi quando era nella vita terrena.  Tutto sembra complicato, impossibile,  privilegio solo di pochi eletti. Ma io sono forse un eletto? Eppure la sento, basta aprire il cuore e gli occhi dello spirito. Esiste una sola verità affinchè ciò possa accadere come  continua a succedere a me: tornare puri come bambini e credere, e la madre di Gesù si farà trovare.

Ho lasciato con dispiacere il Rinnovamento nello Spirito sia perché, come nella chiesa protestante, non mi è stato permesso di testimoniare, paradossalmente non l’ho potuto fare nemmeno trovandomi in chiese cattoliche  che portano nomi mariani. Quindi non appartengo più a nessun gruppo o comunità  di preghiera, frequento la chiesa cattolica dello Spirito Santo, sono in mezzo alle suore e sto bene, prendo la comunione ogni domenica perchè ritengo assolutamente indispensabile e vitale nutrire lo spirito col sangue e corpo di Cristo. Poi, per il resto, vado dove mi porta il cuore,  sono occasionalmente di tutte le parrocche e di nessuna, senza poter contare sull’aiuto spirituale di nessuno, eppure perfino i  santi hanno avuto bisogno di un sacerdote che gli facesse da guida spirituale, ma io no, destino per me andare avanti da solo  in ogni campo della vita, compreso quello della fede, totalmente da solo, affidandomi unicamente alle preghiere e al dialogo continuo con Dio, che non è poco.  Ascoltando il cuore, seguendo La Parola di Dio ma evitando scontri verbali di interpretazioni nella lettura che hanno diviso la chiesa cristiana, io faccio una cosa importantissima e basilare: analizzare costantemente la mia condizione spirituale con molta attenzione, verificarla e rimetterla in discussione se è il caso quando  penso di sbagliare, restando sempre umile e  ascoltando la voce del cuore, che quando riesce  a rimanere puro ed incontaminato, non mente e  non sbaglia mai. Fuggire  il peccato e mettere Dio al primo posto e al di sopra di tutto nella propria vita , solo in questo modo si cresce nella  fede, ed  io sono cresciuto davvero  tantissimo con ancora ampi margini di miglioramento se continuerò su questa strada. Con gli occhi limpidi, una freschezza interiore e la pace nel cuore  ho imparato a guardare lontano, anche a ciò che esiste ma non si vede,  cogliendo i segni del cielo anche i più piccoli ed impercettibili,  fidandomi incondizionatamente di Dio. Ed ogni volta che commetto anche il  più  piccolo errore, corro subito a confessarmi per ritrovare tramite il sacerdote l’abbraccio misericordioso del Padre.

In conclusione, tornando a quel luogo dove sento  la presenza di Maria, mi chiedo  cosa sarebbe giusto fare. Confesso che istintivamente vorrei correre subito dal parroco  della chiesa di Montalto per raccontargli ogni cosa con sincerità  e aprendomi completamente, poi vorrei anche  pregarlo di valorizzare quel posto così importante per la Madonna, per me e per tutti: ma mi ascolterà? Saro’ creduto?

 

 

“Non pretendo di essere creduto

   ma semplicemente ascoltato”

                                     CLAUDIO CISCO

  

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                       IN PUNTO DI MORTE

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Separato dal mio corpo, come sospeso nell’aria, vigile e cosciente senza però poter comunicare con esseri umani, vedo dall’alto il mio involucro di carne, esanime, quasi abbandonato, circondato da medici, e mi fa quasi pena osservarlo: Come ho potuto sopportare di essere imprigionato dentro quel corpo debole come straccio, limitando tutta la mia immensa potenzialità spirituale? Eppure al tempo stesso comprendo, pur non avendo la benchè minima voglia di rientrare dentro quel guscio, che fin quando ero all’interno, esso aveva la stessa importanza d’un cofanetto, contenente una collana preziosa di inestimabile valore. La collana infatti, è importante quanto il cofanetto perché è contenuta dentro, e se si perde il cofanetto, si smarrisce anche la collana. Ma una volta che la si tira fuori, il suo contenitore non serve più. Così è il corpo umano

fin quando un essere creato da Dio vive in esso, è tempio dello Spirito Santo, prezioso quanto l’anima. La sensazione che avverto, riferendomi alla visione di quello che era il mio corpo fisico, è quella di essermi tolto di dosso un abito, un po’ come la tuta spaziale, che è fatta solo per permettere all’astronauta di vagare nello spazio, ma non è la sua vera pelle, solo un adattamento all’ambiente. E’ davvero piacevole e surreale quello che mi sta succedendo; la cosa più bella è che non avverto più dolori, sofferenze, esigenze fisiche e mi trovo in uno stato di profondo benessere, slegato da tutto ciò che è materia. Contemporaneamente rivedo come in dimensione tridimensionale, scorrere il film di tutta la mia vita, dalla nascita sino ad ora, ma con occhi di verità e giustizia, come se io fossi spettatore e giudice di me stesso, soffrendo per gli errori commessi e provando gioia per quanto fatto di buono. E’ sorprendente come tutto sia stato accuratamente registrato, anche la più impercettibile parola, ed io ora posso ascoltare ogni dialogo e ogni discorso come fossero amplificati. Posso rivedere tutto: situazioni, immagini, persone care. Da questa incredibile visione, mi rendo conto di essere da sempre seguito con minuziosa attenzione, e direi con amorevole cura; nella vita non si è mai soli, anche quando lo si crede, ed io ora lo so. Poi, d’improvviso, mi sento chiamare, ma solo col pensiero, senza udire una voce specifica; sono tranquillo, capisco di essere in buone mani, di potermi fidare. Vengo trasportato da una forza sconosciuta ed amica, lascio la camera dell’ospedale ed entro in un tunnel, che solo all’inizio mi procura una leggera paura, poi, intravedo l’uscita, ritorno sereno e curioso. Una volta fuori, vedo luce, luce, e ancora luce. Sento amore, amore, e ancora amore. Mi sento amato. Sono immerso in una condizione di pura libertà, avverto pace ed un senso di immortalità. Vi è una frase nel Vangelo, che io sento forte in me perché rispecchia perfettamente quello che provo. Sono le parole che Gesù disse sulla croce prima di morire: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito!”. Ora io comprendo più che mai, che il mio spirito è nelle mani di Dio. Ma lo era anche quando vivevo nel corpo, sulla terra, solo che non ne intuivo la profondità e il vero significato. La vita, sia quella fisica, sia quella spirituale, è tutta un miracolo, se l’uomo potesse finalmente rendersene conto! I meravigliosi colori che vedo sono talmente belli che non si possono descrivere, ma sono colori diversi da quelli terrestri. Così come i suoni e i canti che odo. Vedo ma non con gli occhi, sento ma non con le orecchie, comunico con il Padre ma non con la voce: L’amore è troppo forte per poterlo quantificare, la libertà troppo sconfinata per poter scorgere orizzonti, tutto sa di eternità. E’ un luogo senza fine, sa di cielo.

So che saranno molti quelli che non mi crederanno, ma sono sereno ugualmente, so che ci arriveranno anche loro.

 

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                                             L’ULTIMA SPERANZA

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Arrivare a 56 anni e rendersi conto, con una lacrima agli occhi, di non essere mai realmente cresciuto. E’ come se l’anima si rifiutasse di allinearsi con il lento declino del corpo. Sento lo spirito crescere impetuosamente fortificandosi progressivamente fino a sembrare scollegato dalla materia. Mi nasce dentro una serenità appagante che rimette in discussione il mio io spingendomi ad analizzare tutta quanta la mia vita, distesa su una prospettiva ad ampio raggio. E’ molto dolce guardare il mio passato con gli occhi nuovi di adesso. Uno sguardo che si connette prima con l’infanzia, con i suoi teneri giochi, le mitiche fiabe, la disarmante ingenuità. Poi si apre all’adolescenza con le sue infinite paure, l’eterno conflitto tra il desiderio di crescere ed evadere e la voglia di rimanere bambino. E con quella età lontana, mi sembra quasi di rivivere l’emozione per l’innocenza del mio primo bacio, le mattinate passate a scuola con i miei compagni, le uscite spensierate con gli amici, e con esse quella illusoria certezza di sentirmi eterno, di considerarmi eroe con un futuro davanti tutto da vivere. I miei pensieri ormai del tutto invasi di ricordi, improvvisamente focalizzano la mia attenzione sull’immagine della ragazza che è stata il mio primo vero amore, zoommando sui lineamenti bambineschi del suo viso: Quante promesse non mantenute! Quanti sogni e speranze naufragate! Dolci ricordi e tristi rimpianti si fondono insieme, in una danza simile più ad un rito di morte che ad una sinfonia di rimembranze. Questo suggestivo viaggio con la mente si sofferma adesso sulla figura di mia madre, ricordo sempre vivido; una donna attaccata morbosamente a me, ma d’un amore sincero, grande, direi esclusivo nei miei confronti. Un sentimento tanto forte da non averlo potuto avere da nessun’altra persona nel corso di tutta la mia vita. Anche mio padre si insinua nei miei pensieri, buffo e strano come non mai: quante cose avrei voluto chiedergli senza mai aver avuto il coraggio di farlo! E ancora ecco spuntare le mie due sorelle molto più grandi di me, forse avrei potuto aprirmi, dare loro di più. Con un sussulto inaspettato che scuote la mia anima, giungo col pensiero in quell’età importante dove si compiono le scelte che contano nella vita e che condizionano l’intera esistenza, mi riferisco alla famiglia da creare e al lavoro da svolgere. Proprio lì, in quel periodo fondamentale, io vedo tanto buio, buio fitto e nient’altro! Ansie, inibizioni, paure immotivate, errori continui, un’arresa senza reagire. Come vorrei in questo momento che una fantasiosa macchina del tempo mi rapisse e mi trasportasse con sé, proprio in quegli anni difficili della mia vita, così sofferti! Sicuramente sarei in grado di rimediare, guidato dalla maturità spirituale del mio presente. Ma non c’è mai il tempo di trovare il tempo per fermare il tempo! Ma forse tutto è destino, era scritto che dovevo comportarmi esattamente in quel modo perché la sofferenza genera sensibilità, e la sensibilità produce arte. Penso che non sarei mai diventato scrittore o poeta senza mai aver sperimentato inquietudine e tormento. Forse essere rimasto completamente solo era previsto come se io stesso fossi un predestinato. Riprendono ancora i miei pensieri a volare sulle ali della creatività che è in me e comprendo di non aver mai trovato una mia collocazione in questa vita, forse perché vivo da sempre sospeso tra cielo e terra, anzi molto più proiettato nell’altra vita che in quella terrena. E’ mancata anche, quella donna che da sempre avrei voluto con me, verso la quale indirizzare tutta la ricchezza di sentimenti, chiusa a chiave nello scrigno del mio cuore, e sentire poi la sua anima respirare unita alla mia. Non ho mai sperimentato la grande gioia di veder nascere una piccola creatura, dono di Dio e più bel regalo che la vita possa offrire, e poi vederla crescere man mano e sentirmi chiamare papà. Ed ora, dopo che questo tempo è trascorso velocissimo piombandomi addosso come un ciclone, senza che io stesso me ne rendessi conto, senza nemmeno avermi dato il tempo di riflettere e di piangere, io sono qui davanti ad uno specchio, al quale non posso più fingere. Cristallizzato nei pensieri, in quest’età più vicina al crepuscolo dell’esistenza che all’alba di nuove prospettive, affido alla fede nel mio Signore l’ultima speranza che, con la Sua presenza, non è più convivenza col malessere di notti insonni senza risposte, ma apertura verso nuovi orizzonti, certi di eternità.

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        LA LEGGE DEL SERPENTE

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“Amatevi, gente del mondo intero, amatevi sempre ed in qualunque modo; l’amore, qualsiasi forma assuma, è sempre benedetto ed è sinonimo di felicità. Non bisogna mai aver paura di amare ma di odiare. Credete nell’amore universale, quello vero, incondizionato che non ha sesso né differenze d’età. E’ questa la vera libertà da difendere a tutti i costi e non esiste cosa più bella al mondo di sentirsi veramente liberi di amare chiunque: maschi con maschi, donne con donne, vecchi con giovani, ciascuno libero di tirare fuori la propria sessualità con le sue forme, inclinazioni e gusti. Un rapporto affettivo anche al di fuori del matrimonio che in fondo è solo un contratto che non può legare o sostituire un sogno. Non esiste ciò che chiamano <<perversione sessuale>>, è un inganno inventato dai falsi moralisti e soprattutto dalla chiesa che giudica senza conoscere l’amore fisico, un artificio creato per anestetizzare le coscienze e neutralizzate l’istinto sessuale che invece è un meraviglioso dono che la natura ha regalato agli uomini, non solo per procreare: un piacere naturale che annulla il dolore e attenua lo stress psicofisico. L’unica devianza sessuale semmai è la castità, non vi è infatti nessun motivo per praticarla restando puri, lasciamola ai preti e alla suore, contenti loro!

In fondo se due esseri umani si amano o fanno sesso consapevolmente e volontariamente, che male fanno? Dov’è il peccato? Che bigottismo parlare di fornicazione, sostenere con presunzione di verità e senza alcuna prova o fondamento che l’arte erotica è demoniaca, procurando così assurdi sensi di colpa, tabù, complessi, frustrazioni e a volte persino impotenza o frigidità. Perché tornare indietro al Medioevo, alla caccia alle streghe, a bruciare nel rogo o a lapidare, secondo antiche tradizioni contenute in delle scritture definite sacre dagli uomini, scritte da loro stessi ed attribuite a Dio? Gli esseri umani per trovare uno scopo alla propria esistenza e per vincere ancestrali paure hanno creato Dio e non viceversa. Evviva quindi i matrimoni gay e le unioni civili, simboli di emancipazione e di civiltà, del resto si può essere credenti e praticare l’omosessualità, le due cose non sono incompatibili, l’amore non può essere colpevolizzato perché è “amore”, la parola più importante che esista. Se un uomo sente di sposare un altro uomo ed è felice così, perché non concretizzare questo desiderio? Lo Stato dovrebbe mantenersi laico rispettando anche chi eventualmente non crede e si professa ateo, non si può imporre a nessuno di avere fede seguendo le regole della chiesa. E poi ognuno è diverso da un altro, è unico, con i suoi propri gusti. La diversità è un valore da tutelare e difendere, è una vera ricchezza perché rende la vita più varia e colorata, meno scontata e massificante. La nostra esistenza è così breve, la morte arriverà prima di quanto ci si aspetti, annientando definitivamente tutto. Allora perché non vivere intensamente anche la propria sessualita?”

 

Così ragiona e parla il diavolo, il più grande, intelligente, furbo, abile mistificatore, menzognero di tutti i tempi. E’ proprio lui il più grande credente perché sa bene dell’esistenza di Dio e conosce a memoria le Sacre Scritture manipolandole nelle menti degli uomini secondo il proprio interesse, usando come pretesto una falsa libertà capace di renderci inconsapevolmente gli ultimi degli schiavi. Una libertà lontanissima mille anni luce dalla libertà autentica che porta pace nel cuore. Quella libertà pura perche preziosa che ci fa sentire figli di Dio, creati per amare ed essere amati ma d’un amore vero che viene dal Padre e che è dono di sé. Ma soprattutto un modo di essere liberi che scaturisce dall’osservanza della Sua Parola e che risulta conforme alla Sua volontà.

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ELEMENTARE SAGGIO SULLE DEVIANZE SESSUALI

 

Premetto di non essere un sessuologo né uno psicanalista, non sono neanche laureato, quindi, non avrei nessun titolo o qualifica per potermi esprimere. Non mi ritengo neppure un saggista per crearmi eventualmente un alibi. Ciò non mi impedisce però, di scrivere con sincerità e nella massima umiltà, il mio pensiero. Lungi da me l’idea di voler imporre verità o dogmi, o di ergermi a giudice. Sono piuttosto spinto, come sempre del resto, dalla mia creatività irrefrenabile, che ormai reclama spazi in qualunque direzione o competenza. Non ho pretese di nessun tipo, tento solo di tirare fuori la mia idea in merito, ciascuno è libero di condividerla o meno. Il tema che sto per trattare è delicato, è riguarda nello specifico le inclinazioni sessuali, fuori dalla norma. Non mi riferisco alle “perversioni sessuali” (sadismo, masochismo, feticismo, scambismo ecc…); suddette patologie richiederebbero infatti un’attenzione particolare vista la loro stretta correlazione con i demoni d’impurità.   Ma piuttosto prendo in considerazione quelle inclinazioni sessuali assai diffuse e che coinvolgono parecchi soggetti (omosessuali, pedofili, gerontofili). Io ne parlo per esperienza e per conoscenza diretta, e non, lo sottolineo ancora, per preparazione scientifica. Comincio col dirvi che la radice, almeno all’inizio, non è diabolica, cioè i demoni d’impurità non sono la causa che spinge l’uomo verso l’uomo, la donna verso la donna, il giovane verso il vecchio, l’adulto sull’adolescente o il bambino. Ma allora perché esistono questi gusti particolari? Cercherò di spiegarlo in maniera semplice, direi elementare. L’uomo è stato creato da Dio a sua immagine e somiglianza e il suo spirito ha in sé l’essenza dell’immortalità. Ma, per adattarsi a questa valle di lacrime che è la terra, è costretto a chiudere la sua spiritualità dentro un involucro di carne che è la materia. Quindi la fisicità corporea è soggetta ad imperfezioni e difetti. Dio ha creato il corpo umano con minuziosa attenzione, ogni organo ha la sua specifica funzione, una vera opera d’arte. Ma la natura umana, in quanto fragile, può sin dalla nascita essere guastata. Così c’è chi nasce con un lieve difetto, chi con un altro più accentuato, chi, per fortuna, nasce sano, ed è la maggioranza. Non voglio essere frainteso. Sgombro subito il campo dall’idea che chi ha orientamenti sessuali non conformi alla norma, sia secondo me, malato o patologico. Non si tratta di una malattia fisica, il soggetto deviato è sano come tutti. Il problema è genetico, nasce con la venuta al mondo, cioè omosessuali, pedofili, gerontofili si nasce e non ci si diventa e, al 99 per cento dei casi, ci si rimani fino alla morte. Ma cercherò di essere più chiaro, permettetemi però di farvi un esempio tanto banale, quanto efficace. Immaginate una autovettura che esce dalla fabbrica con i fari obliqui, orientati in maniera direi schizofrenica, in varie direzioni. La macchina è perfettamene funzionante, basta girare la chiave e si mette in moto. Solo che il guidatore, senza avere colpa, vedrà illuminate determinate visuali, mentre le altre rimarranno buie. Questa situazione è la stessa che accade a chi ha una devianza sessuale. La sfera relativa all’istinto sessuale del soggetto, che fisicamente è perfettamente sano come la macchina, è orientata esclusivamente verso persone dello stesso sesso o di età differente a secondo dell’inclinazione. Cioè nella mente del soggetto deviato, il gusto sessuale va esclusivamente verso l’oggetto desiderato, escludendo qualunque altro, proprio come il faro che illumina una zona e lascia buia un’altra. La cosa grave consiste nel fatto che l’intensità sessuale del deviato non è simile a quella che scatta tra uomo e donna, ma molto più forte, a volte perfino incontrollabile. Ora, se il corpo umano fosse una macchina, basterebbe andare dall’elettrauto per risolvere il problema. Purtroppo non è così per l’essere umano che è molto più complsso. E’ chiaro che i soggetti che nascono così, saranno i primi ad essere attaccati dai demoni d’impurità che, svolgendo il loro compito specifico, li spingono a non credere in Dio, ad allontanarsi dalla chiesa, ad accettarsi per come sono quasi con orgoglio, a non seguire la Parola di Dio che santifica solo l’amore tra uomo e donna, coronandolo con la procreazione. Senza l’aiuto di Dio e senza la presenza dello Spirito Santo, per i demoni sarà vittoria. Io lo so che dal punto di vista legale non si possono mettere sullo stesso piano omosessualità e pedofilia ma la radice è uguale, cambia solo la direzione del faro, per tornare alla macchina. Il soggetto deviato è talmente affascinato dall’oggetto desiderato, da giustificarne perfino di esserne innamorato, considerandolo normale, perché qualunque cosa piaccia assai, uno se ne innamora. Questa è la folle logica di chi reputa normale ciò che non lo è né per Dio né per la natura. Del resto basta guardare l’anatomia dell’uomo e della donna per comprendere che sono stati creati per stare insieme. Auguro di cuore a tutti questi soggetti di pregare moltissimo e di mettere le proprie vite nelle mani di Dio che li ama tantissimo e sa bene i loro problemi. Sarà Lui a guidare la vostra vita anche se non avverrà il miracolo.

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                                                 APRITI CON ME

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Non puoi fuggire da te stessa, non devi nasconderti anche da me. Ormai io ti conosco sai, è come se leggessi dentro i tuoi pensieri. Nei tuoi occhi da troppo tempo spenti ma bellissimi e di straordinario colore, vedo riflessa chiaramente come per magia la tua anima. Il tuo sguardo avvilente, etereo, quasi lunare smaschera questo tuo essere creatura persa, come chi è presente solamente col corpo ed è lontana mille anni luce con la mente Ma io provo ad immaginare il fascino di quel tuo viso che sarebbe capace di ipnotizzare chiunque se solo potesse ritrovare la bellezza e la spensieratezza del suo sorriso. Ti prego: apriti con me! Non chiuderti tenendoti tutto dentro, forse non trovi le parole, non sai da dove cominciare. Parlami del malessere che ti opprime  e dal quale credi di non poterti liberare. Ci sono segreti, esistono paure in te, lo sento. La tua vita è un mare in tempesta ed il tuo futuro lo vedi annebbiato, hai già pianto parecchio fino a prosciugare ogni lacrima ma dall’amarezza e lo sconforto di questo tuo dolore, ne uscirai fuori e per sempre, se lo vorrai veramente. La mente mia ora precipita in fondo alla tua, e in simbiosi con i tuoi stessi tormenti scopre un’ombra, intravede una solitudine profondissima, si perde nel labirinto del tuo mistero lasciandosi del tutto rapire dalla angoscia che ti possiede. Come fari abbaglianti nel buio, i tuoi pensieri negativi sparano su me ma non mi uccidono, mi danno più forza. Ti scongiuro: apriti con me! Io ti ascolterò con attenzione e pazienza senza giudicarti affatto ma cercando di comprenderti, calandomi al tuo posto. Ora dimmi perchè ti consumi così, cosa c’è che mi nascondi, c’è un pericolo che incombe o un demone alle tue spalle. Dimmi tutto ciò che vuoi,  qualsiasi cosa o confidenza, fammi partecipe di ogni tua sensazione, io sono pronto a seguirti con cura, ovunque ed a qualunque costo, finchè mi permetterai di farlo, amica mia! Non odiarti in questo modo ma rendi il bene per il male, prova finalmente ad amarti un pò, scaccia via dalla tua vita la tristezza, i fantasmi della notte, distruggi definitivamente la disperazione. Sento che un sogno, una speranza sopravvivono ancora sepolti dentro il tuo io, ti chiedono luce, entusiasmo, poesia, invocano tenerezza. Ti supplicano soltanto di non arrenderti al male ma di lottare, di non perdere la fiducia in te stessa, sanno che se vuoi ce la fai, puoi riscattarti aprendo gli occhi che tieni bendati. Insegui quel sogno e quella speranza, fallo con volontà e coraggio, credendoci fino in fondo, ti accorgerai che sono più vicini e raggiungibili di quanto tu possa pensare. Fai piovere amore su di te, apri la porta del cuore, quanto c’è di puro, di meraviglioso tu l’avrai. Coltiva e lascia germogliare quegli amori trascurati ed abbandonati in fondo al tuo cuore, sai bene che ci sono ancora, ti stupirai piangendo di gioia nell’osservarli fiorire nella tua  giovane vita. Credimi, ti prego ascolta queste mie parole: apriti con me! Io sono qui con te per aiutarti. Non c’è sbaglio o colpa alla quale non si possa rimediare, non esiste sconfitta in grado di annullarti e non è mai troppo tardi per riemergere. Adesso sei solo caduta ma ti giuro e sono certo che presto ti rialzerai e rinascerai con più forza e più amore di prima. Credici, credici, credici!

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NULLA ETERNO

 

 

Non vi fate sedurre,

 

non esiste ritorno,

 

non c’è nulla dopo,

 

morrete come tutte le bestie

 

divorati da vermi.

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SOLO

 

Pagina di giorni inutili

spesi a pensare e piangere,

muta amica di parole confidate ad un diario

silente fanciulla triste ma accattivante.

Con la tua veste leggera di tulle

mi inviti a ballare

un giro di danza e mi dici perfino:

“sai che amo ballare con te!”.

Mi afferri le mani e me le stringi forte

ed io mi sento così bene,

è tutto incredibilmente assurdo

incomprensibile.

Ma non vedi la contraddizione

nella nostra amicizia?

Io con te dovrei sentirmi…

solo!

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MIA PICCOLA LISA

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Il dono più grande

che la vita mi possa offrire

è quello di poter leggere

ciò che nascondi nel cuore,

mia piccola Lisa.

Lascia che io lo raccolga

fiore che è gettato via,

e lo custodisca qui

in uno spazio che da tempo

ormai è anche tuo.

Spero che quei sogni

che come gemme preziose porti nel cuore

un giorno si avverino tutti,

perchè lo meriti

e lo desideri.

Non ho mai visto

nella continua ricerca della mia immaginazione

ne’ in mille volti di creature reali,

una ragazza dal viso così dolce e poeticamente espressivo

come quello tuo.

Il tuo adolescenziale mondo

è per me suggestiva poesia,

la tua voce,

quel silenzio

dei tuoi timidi sguardi!

Trovo nell’irrisolvibile mistero in cui celi pensieri ed emozioni

qualcosa che mi appartiene e mi attrae,

sensazioni che,

nella mia tormentata e adulta esistenza,

sono anche mie.

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LUNGO LE STRADE DEL MONDO

 

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Girando a lungo per le strade del mondo

 

ho incontrato tanta gente:

 

bianchi e neri, ricchi e poveri,

 

santi e carcerati.

 

Ho conosciuto servi e re,

 

cristiani e musulmani, suore e prostitute.

 

All’apparenza

 

mi sembravano diversi gli uni dagli altri

 

ma poi li ho visti piangere

 

tutti allo stesso modo.

 

Ho capito dentro di me

 

che esiste una sola razza: l’umanità,

 

un solo gesto: la solidarietà.

 

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IL MIO FUNERALE

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Come quando ci si toglie un abito

 

così avevo lasciato il mio corpo con i suoi pesi

 

ma ero vivo in una dimensione di immortalità e benessere.

 

Lento veniva trasportato

 

un corpo straccio

 

dentro quella bara

 

avara di ghirlande,

 

quel corpo era il mio

 

sì, ero io.

 

E quel carro funebre

 

attraversava le strette vie

 

che portavano a quel piccolo cimitero di collina

 

dove io fui sepolto

 

e riposo di già.

 

Scialli neri

 

vecchie facce coperte da veli

 

silenziosa processione,

 

dormiva mio padre

 

piangeva mia madre

 

quell’accompagnamento era il mio

 

sì, era il mio

 

ma io non capivo, ero felice fuori dal tempo

 

al di là dello spazio

 

e dall’alto osservavo stupito

 

quello strano spettacolo

 

sulla mia morte.

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ADOLESCENTE LUNA

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Erano brevi attimi di buio

 

interrotti da labbra di neve,

 

addolciti da profumi d’incenso

 

e deliziose manie.

 

Era l’estate appagante

 

nella sua rossa solitudine

 

assordante di rumori al sapore di grano.

 

Ti adoravo mia adolescente luna,

 

disegnandoti sul mio diario segreto

 

illuminavi i miei giorni confusi, le notturne paure,

 

e le memorie ancora acerbe prendevano forza

 

in una danza eclettica di ondeggianti stelle.

 

Eri mia, lunghi fianchi sinuosi

 

distesi su letti d’argento,

 

e lì riappariva il mare nella sua immensa distesa.

 

Oggi che i miei giorni si consumano di vecchiaia,

 

sei ancora mia

 

attraverso rughe di arrugginite memorie.

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——————————————————————————–Eva-Tentazione-Serprente

MIA EVA

 

Mia Eva! Inizio della fine

 

sei tu la prima donna

 

l’origine delle mie perversioni

 

il pretesto per la mia follia

 

la madre dell’animale che è in me,

 

hai creato il mio istinto che ormai è morboso

 

il mio desiderio che è già sporcato.

 

Nel paradiso terrestre, trascinato indietro di mille secoli

 

io ti osservo nuda, allucinante visione,

 

misteriosa e invitante. Giochi con le armi della seduzione.

 

Dammi la mela ti prego, che aspetti?

 

voglio mangiarla!

 

è eccitante peccare

 

se tu mi sei vicina, nel pericolo mi sento al sicuro.

 

Dimmi dov’è il serpente, l’hai calpestato o no?

 

Voglio essergli amico e non mi farò esorcizzare.

 

Non mi importa di rimanere dannato per l’eternità

 

di lavorare, sudare e morire

 

di bruciare nelle fiamme dell’inferno,

 

l’importante è averti accanto.

 

Sei tu la causa del mio male

 

ma lo stesso male è ambiguo

 

cambia forma quando credo di conoscerlo.

 

Dal giorno che mangiasti quella mela

 

ogni uomo è sempre guidato

 

dalla follia d’una donna.

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I COLORI DELL’ARCOBALENO

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Tu

che hai saputo dipingere

con i colori dell’anima,

immortalando sensazioni racchiuse

in mille immagini.

Hai creato arcobaleni,

voli di aironi

tra cielo e mare

abbagliando di luce

l’orizzonte del cuore.

Mi hai modellato,

con la tua arte plasmato,

sfiorando insieme

il tutto e il nulla,

l’estremo e il semplice.

Una libertà

infinita

che attraversa il respiro

e fa volare via,

via.

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TU BAMBINA

 

Tu bambina, tu semplicità,

 

tu gioia e serenità, tu l’infinita innocenza.

 

Tu che vivi felice i giorni della tua giovinezza,

 

tu che ti affacci con paura alla tua adolescenza.

 

Dai tuoi occhi traspare ancora

 

la magia di un mondo che sa di fantasia

 

e chissà se il tuo piccolo cuoricino

 

riuscirà ad esprimere ciò che sente dentro.

 

È sbocciato adesso un amore

 

e forse stai provando qualcosa che non hai mai provato prima,

 

sarà per te il primo dolore

 

ma sarà dolce lo stesso come il succo d’una caramella,

 

e le prime lacrime

 

avranno ancora lo splendore della tua innocenza.

 

I tuoi pensieri sono di amori fugaci,

 

i tuoi giochi tenere primavere

 

e tu ora dondoli spensierata nell’altalena dei tuoi desideri

 

come quando stringevi la tua bambola

 

che hai perso ormai.

 

Dipingerai di sogno i tuoi giorni,

 

colorerai d’arcobaleno persino i tuoi disegni

 

e li annoterai dolcemente nel tuo caro diario.

 

Vorrei regalarti una vetrina e riempirla dei tuoi sentimenti

 

così chiunque, sostando lì,

 

scoprirebbe la ricchezza che hai dentro.

 

Crescerai in fretta e non mi vedrai più con gli occhi di bambina

 

so che ti perderò per sempre.

 

Mille ed infinite parole non bastano a descriverti,

 

mille ed infinite poesie

 

non potranno farti capire quanto sei importante

 

ma quello che provi dentro non crescerà mai,

 

servirà a farmi rivivere ricordi di adolescenze perdute.

 

Con te bambina

 

correremo insieme e voleremo via lontano

 

verso nuovi orizzonti,

 

lì, resteremo per sempre

 

anche se dovrò dirti mille ed infinite volte: “Tu bambina”.

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BIMBA

 

Quella notte,

 

avvolta in una nuvola calda,

 

una pallida luce nei tuoi occhi

 

sussurrava mille parole,

 

nascondeva mille segreti.

 

Ti guardavo,

 

ascoltavo il tuo respiro,

 

sentivo i tuoi pensieri scivolare nel regno delle ombre.

 

Avrei voluto seguirti anche lì

 

per proteggerti nel sonno,

 

tenerti per mano,

 

baciare i tuoi piedi,

 

stringerti,

 

ascoltare battere il tuo cuore.

 

Ma sono rimasto immobile a guardare il tuo viso.

 

Angelo che socchiudi gli occhi,

 

nell’istante in cui abbassi le palpebre,

 

porta nei tuoi sogni

 

il mio ultimo sorriso per te.

 

Il tuo viso

 

si distendeva dolce come non mai

 

mentre la mia mano scivolava leggera

 

donandoti sulla guancia l’ultima carezza.

 

Dormi bimba mia, ti sussurravo piano

 

per non svegliarti,

 

e vicino a te provavo a chiudere gli occhi anch’io

 

come fossi di colpo tornato bambino nella culla,

 

e insieme attendevamo la nuova alba

 

mentre nel soffitto, anche quella notte,

 

brillavano miriadi di stelle.

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SORELLA MORTE

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Gioco con le mie emozioni,

una manciata di biglie di vetro nella mia mano.

Per ogni biglia infranta

un sogno si dissolve.

Resto a fissare

il cupo riflesso della mia noia,

Biglia infranta,

crepa nel mio cuore.

Frammenti di vetro,

illusioni svanite.

Con sguardo apatico

osservo pezzi di intonaco volare via,

e non tenderò alcun muscolo

posseduto da un’inerte volontà,

non cercherò di andare al di là di questo velo

che mi copre tutto.

La mia anima si scioglie,

ogni cosa grava, ingarbugliati pensieri

nulla emana benefica essenza.

Ardo di una luce opaca.

Fallo con grazia, sorella morte

spegnimi con un soffio!

 

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   L’ANTICAMERA DELLA MORTE

 

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La paura dilata il tempo come un elastico

il cuore palpita disordinatamente,

ansima il respiro.

Occhi catturati dall’inquietudine,

sguardi impietriti dal terrore,

il volto è una maschera.

Il corpo dapprima si oppone,

si dimena,

poi affoga in una lenta agonia.

Mentre il torpore immobilizza gli arti,

il cervello resta lucido qualche altro istante,

poi si perde la concezione dello spazio e delle ore.

Confusa e impaurita la mente,

l’abbandono può sembrare dolce e soffice,

l’ultimo respiro sembra seta.

L’uomo ora è rigido,

si adagia smarrito,

perduto.

L’attimo che segue è l’anticamera della morte,

il tempo   immoto,

gli occhi pesanti, opachi, vitrei.

A malapena distinguono i colori,

si allontanano dalla vita,

graffiano la memoria.

Alle luci dell’alba

sguardi deliranti sigillano le tenebre

le labbra spalancate in una smorfia amorfa.

La morte brinda in calici d’argento,

il silenzio diventa

perfetta armonia.

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              FARNETICAZIONE

 

Ho visto un topo inseguire un gatto

una formica spingere l’elefante

e una gazzella sbranare il leone.

Ho visto anche un nano alto

un bambino vecchio

ed il nero diventare bianco.

Ho visto poi tra fuochi di ghiaccio ed inverni estivi

ciechi vedenti e muti parlanti

lupo e agnello passeggiare insieme.

Ho visto infine il Messia

predicare nel sinedrio e nella sinagoga

di Gerusalemme.

Lo condannarono a morte

con una corona di uva rossa.

Ho raccontato ciò che ho visto

mi hanno internato in un manicomio.


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LA MIA ANIMA È NUDA

 

La mia anima è nuda

 

anarchico il mio istinto

 

folle la mia mente

 

immorale la mia libertà.

 

La mia anima è nuda

 

ama i bambini

 

sta al fianco di barboni, disadattati, emarginati

 

adora gli ultimi della classe sociale.

 

La mia anima è nuda

 

non sa vivere in società

 

non scende a compromessi e non concepisce le regole

 

non lavora e non produce.

 

La mia anima è nuda

 

è troppo grande per essere prigioniera in un corpo di carne

 

non può esser limitata dal tempo

 

è uno spirito libero che anela alla libertà assoluta.

 

La mia anima è nuda

 

posta al centro d’una corda tirata ai lati da lussuria e innocenza

 

come un verme striscia e bacia i piedi del demonio

 

poi di colpo s’alza in volo e abbraccia Dio

 

sempre in bilico tra inferno e paradiso.

 

La mia anima è nuda

 

soltanto nell’arte, di notte quando tutti dormono,

 

esce manifestando la sua diversità

 

se venisse scoperta verrebbe fatta fuori e forse anche uccisa,

 

bisogna lasciare dormire tranquillamente la gente,

 

guai a chi provasse a risvegliarli!

 

quando si sta troppo al buio, si ha paura della luce.

 

La mia anima è nuda

 

immortale e ribelle

 

aliena venuta da chissà quale mondo

 

destinata a perdersi e soffrire

 

nel crudele gioco della vita e della morte.

 

La mia anima è nuda

 

scevra da qualunque vanità

 

spogliata nella sua infinita miseria

 

non si lascia etichettare in nessun modo

 

non è né maschio né femmina, né schiava né regina.

 

La mia anima è nuda

 

conosce la sensibilità del male

 

è attratta dal fascino del proibito

 

è inquietante ma sincera.

 

La mia anima è nuda

 

è ancora bambina quando sogna

 

terribilmente vecchia quando insegue la logica

 

morta e sepolta quando si lascia sedurre da religioni e ricchezze.

 

La mia anima è nuda

 

condannata dalla sua stessa sensibilità

 

ad un isolamento senza uscita,

 

non chiede più comprensione ormai

 

sa di averla data ma di non poterla ricevere.

 

La mia anima è nuda

 

dannata

 

salvata

 

ma dannata ancora.

 

Anime perverse, entrate in sintonia con me!

 

sono qui, se volete potete trovarmi

 

non ho maschere e non mi nascondo:

 

la mia anima è nuda.

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MIA STREGA

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Balla mia strega

balla per me muovendo più forte i fianchi

balla con il corpo e con l’anima.

Balla sotto questa luna piena

colora d’argento i miei sogni

nei tuoi occhi vedo riflessi cosmici diamanti.

Non ho bisogno di bere il tuo filtro

mi hai stregato solo con lo sguardo

mi hai in tuo potere ormai.

Riempimi i sensi e l’anima di te

abbandonati tra le mie braccia

e regalami la tua follia per sempre.

 

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                 LA VITA E L’AMORE

 

La vita umana,

perennemente sospesa tra mistero e fede,

sempre in bilico ed appesa ad un filo,

non è altro che una corsa inconsapevole verso la morte,

lungo un affascinante e doloroso percorso di crescita,

scandito da vivide emozioni e nebulose paure.

La zingara fortuna

ne condizionerà la sorte.

L’amore,

come infinite doglie che sperano in un parto,

altro non è che la continua ricerca di noi stessi nell’altro sesso,

adolescente desiderio d’una attesa senza fine

che non troverà mai

appagamento e realizzazione.

L’uomo come la donna,

nasce,cresce e muore solo.

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     DI NOTTE, IN UN CIMITERO DESERTO, MI      

     PARLA UNO GNOMO…

 

“Ascolta…

   solitario mortale fantasma,

   appaio solo ogni mille anni

   per volere del nulla,

   venendo da notti antiche.

   Prediligo i silenzi di luoghi insoliti

   e le solitudini di anime

   sconosciute a sè stesse.

   Ora anche tu sai

   che mille anni  

   sono come un batter di ciglia

     e in questa fugace notte

   tu sei per non essere mai più.”

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     ALTI E BASSI

 

Nella pace di questa sera

attendo la tempesta.

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         UN PALLONCINO COLORATO

 

Ma chi sono veramente io?

Ha senso cercare di scoprire me stesso?

Inseguire uno spettro senz’anima?

Io troppo piccolo

tra tutta questa gente che popola la terra,

insignificante

rispetto alla grandezza dell’universo.

Un palloncino colorato

sfuggito di mano ad un bambino

che vola sempre più in alto

fino a sembrare un puntino lontano.

Poi

sparisco del tutto

privo d’identità

senza storia.

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           IL GIARDINO INCANTATO

 

La bimba dagli occhi assonnati

e con indosso un pigiama bianco,

come sonnambula entra nel giardino incantato

e vede cose mai viste:

statue di cera ed animali parlanti

creature fiabesche e divertenti folletti.

Strane piante ora la spiano

alberi fioriti sussurrano la primavera.

Mille lucciole danzano a festa

bellissime fate muovono bacchette magiche a ritmo di musica

fanciulli fantasmi giocano a girotondo tenendosi per mano.

In fondo a quel giardino fatato

come fosse un regalo per lei

la bimba osserva stupita una vecchia sedia a dondolo.

Si siede felice

chiude i suoi occhietti

e ogni cosa scompare.

 

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     DESIDERIO D’INCONTRARTI

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Non ho mai conosciuto amore alcuno

in quest’orrido deserto della mia esistenza.

Solo miraggi inconsistenti e sogni naufragati nel nulla.

Eppure il mio cuore mai domo

anela ancora a te mia sconosciuta compagna

brama il tuo amore come acqua nel deserto.

Se solo potessi trovarti finalmente!

regalarti tutti i miei scritti

accuratamente custoditi sin da bambino,

narrarti con foto e diari la mia storia

di personaggio fuori dal comune eternamente solo.

La mia smarrita anima bambina

ora contesa tra l’amore divino e quello terreno

reclama nel silenzio di un disperato grido senza voce

una sua realizzazione,

una meta da raggiungere,

sarebbe una rivincita

per i miei fallimenti.

Se solo mi rendessi conto

che tu non puoi esistere

per colpa del mio io troppo particolare,

forse me ne farei una ragione

rassegnandomi.

Soltanto Dio, se vuole, leggendo le nostre menti

può incrociare il tuo sentiero col mio,

annullando qualunque distanza

ogni segreto.

Nel desiderio d’incontrarti

che dura ormai da tutta una vita,

in un’età in cui forse non è più lecito sognare,

un po’ ridendo e un po’ piangendo

rimango ancora quell’adolescente

in attesa e primo amore.

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OSSESSIONE PER UNA NINFETTA

(liberamente ispirata al libro LOLITA di V. Nabokov)

 

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Spiccava col suo giovane corpo e l’aria da bambina

 

tra la gente ignara,

 

quel piccolo micidiale demonietto,

 

inconsapevole anche lei del proprio fantastico potere.

 

Mi guardò col suo visino indecifrabile di ragazzina tredicenne

 

come se mi avesse letto il desiderio negli occhi

 

fino ad intuirne la profondità,

 

e nel preciso momento in cui i nostri occhi s’incrociarono,

 

tra di noi si stabilì subito un’intesa

 

capace di annullare in quell’attimo qualunque barriera

 

ed io non avrei potuto abbassare gli occhi

 

neanche se fosse stata in gioco la mia vita.

 

La sfiorai ma senza osare toccarla,

 

respirai intensamente quella sua delicata fragranza

 

che sapeva di borotalco,

 

e da quel punto così vicino eppure disperatamente lontano,

 

ebbi per la prima volta la consapevolezza,

 

chiara come quella di dover morire,

 

di amarla più di qualsiasi cosa avessi mai visto

 

o potuto immaginare,

 

e di voler essere il primo ad assaporare quel piacere proibito

 

che soltanto la mia giovanissima dea dell’amore

 

avrebbe saputo offrirmi

 

in un paradiso illuminato dai bagliori dell’inferno.

 

Un uomo normale,

 

forse per vergogna o sensi di colpa,

 

scaccerebbe via dalla propria mente simili pensieri.

 

Bisogna essere artisti,

 

eterni bambini sempre in volo senza logica né equilibrio,

 

folli di malinconia e di disperazione,

 

di solitudine e di tenerezza

 

per lasciarsi totalmente trasportare e tormentare

 

dalla magica ossessione per quella ninfetta.

 

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ASSENZA

(liberamente ispirata al libro LOLITA di V. Nabokov)

 

Bastava un tuo sorriso

 

per mostrarti bella dentro e fuori

 

come un inno alla grazia,

 

malgrado le tue smorfie ed i tuoi capricci,

 

desiderabile, né donna e né bambina, favolosa e splendida

 

con la tua travolgente sensualità acerba

 

mista di malizia e d’innocenza.

 

Eri un cucciolo indifeso tra le mie braccia,

 

non riuscivi a tirare fuori la donna che stava nascendo in te.

 

Di quella mia incantevole lolita

 

che mi aveva stregato persino l’anima

 

fino a possedermi del tutto,

 

e del suo sconvolgente modo di essere,

 

non mi rimane ora che l’eco di un coro di fanciullesche voci

 

udite in lontananza e perdute per sempre

 

come foglie morte sparse lungo il sentiero

 

in una stordita calma irreale.

 

È la mia fine come uomo,

 

l’apice della mia ispirazione come artista.

 

La mia vita è ormai alla deriva nelle tue mani di bambina,

 

legata a te da un cordone ombelicale

 

obbedisce al tuo volere senza più orgoglio, senza dignità.

 

Mi tormenta l’immagine dei tuoi coetanei

 

che posano i loro sguardi carichi di desiderio

 

sul tuo giovane corpo.

 

È folle il pensiero che la tua verginale bellezza

 

appartenga esclusivamente ad un uomo della mia età

 

ma più ti sento irraggiungibile

 

e più cresce in me il desiderio di averti.

 

Come un vecchio mendicante ormai solo ed esausto,

 

chiedo ancora ad una ragazzina che non ha colpa,

 

l’elemosina d’un amore che mai potrà darmi.

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“GIACOMO LEOPARDI”
RIPROPOSTO IN UN LINGUAGGIO MODERNO:
“L’INFINITO”

Ti ho sempre amato, colle
solitario come me.
Ti ho sempre amata, siepe
che mi fai aprire l’anima
verso l’orizzonte,
me lo nascondi
ma me lo fai amare
immaginando spazi infiniti.
Ho sempre amato questo posto,
il suo sovrumano silenzio,
la sua profondissima quiete,
e il tenue soffio del vento tra gli alberi,
e la dolcezza di queste piante che dormono.
E mentre sono seduto e guardo lontano
mi tornano in mente le stagioni fuggite,
l’ora presente,
l’eternità,
ed è dolcissimo
perdersi nell’immensità della natura.

“IL PASSERO SOLITARIO”

Ti vedo in cima a quella antica torre,
solo,
proprio come me!
Tu canti finchè non muore il giorno
mentre la primavera brilla nell’aria,
esulta per i campi
festeggiata da mille uccellini
che fan mille giri nel cielo.
Ma tu passero solitario non ti curi di loro,
resti indifferente a quella festa,
non la cerchi, non provi a volare
consumi così nella solitudine
la parte più bella della tua vita.
Quanto è simile il mio modo di vivere al tuo!
non c’è spensieratezza in me,
gioie e divertimenti io li evito,
mi sento estraneo e quasi fuggo da loro
e il dramma è che non so spiegare a me stesso
nemmeno il perchè.
Chiuso nella mia stanza
passo le mie giornate vuote e monotone
in silenzio, in solitudine.
Eppure questo giorno che ormai volge alla sera
è festeggiato da tutti in questo paese,
si odono nell’aria suoni di festa vicini e lontani,
i giovani sono allegri
indossano i loro abiti migliori
si divertono
ed è persino bello guardarli.
Ma io,
in quest’angolo del paese vicino alla campagna,
io resto da solo come sempre,
ogni divertimento
lo rinvio in altri tempi
non so a quando!
guardo il sole che si dilegua dietro i monti
e sembra ricordarmi
che anche la mia giovinezza sta morendo.
Tu, passero solitario
alla fine dei tuoi giorni
non potrai pentirti d’aver vissuto così,
è la tua natura che ha deciso questo.
Ma io,
se non riuscirò a evitare la detestata vecchiaia
e tutto sarà noia più di adesso,
cosa penserò della mia giovinezza sprecata
e non goduta?
Forse piangerò,
guarderò indietro
ma sarà ormai troppo tardi.

“IL SABATO DEL VILLAGGIO”

La ragazzina spunta dalla campagna
al tramontar del sole
con la dolcezza, con la malizia
d’una età che non dà pensieri.
Ha un fascio d’erba in mano,
un mazzo di rose e di viole,
domani è festa, deve farsi bella.
La vecchietta con le sue amiche,
seduta sull’uscio di casa,
è intenta a filare
e con una lacrima agli occhi
ripensa a quando anch’ella era ragazza
e spensierata e felice
era circondata da tanta compagne.
L’aria si fa bruna,
le ombre scendono dai colli e dai tetti,
una luna bianchissima splende nel cielo.
Una tromba suona annunciando la festa,
i bambini giocano felici nella piazzetta,
il contadino torna a casa fischiettando.
Poi, quando le luci si spengono
e tutto tace,
si ode soltanto il rumore d’un martello
e di una sega,
è il falegname che ha fretta di terminare il suo lavoro
prima dell’alba.
Questo è il più bel giorno della settimana
pieno di gioia, di speranza
domani tutto ritornerà normale, triste, monotono
e ciascuno riprenderà il suo lavoro col pensiero.
Ragazzo mio,
la tua splendida ma fuggitiva età
è proprio come questo giorno
chiara, serena
che prepara la festa della tua vita.
Ragazzo mio divertiti!
non mi sento di dirti altro!
Ma ti prego non rammaricarti
se la tua festa tarda a venire.

“AMORE E MORTE”

Amore e morte,
fratelli,
furono creati insieme
e insieme vanno uniti per il mondo,
l’uno elargendo il piacere
l’altra annullando il dolore.
Quando l’amore nasce nel petto
lo accompagna sempre un languido desiderio di morte.
Non so perchè…
forse l’uomo,
presentendo i mali futuri che ne deriveranno,
brama di giungere al porto della sua vita
e di annullarsi.
Financo nel furore della passione,
quante volte gli amanti ti invocano o morte!
E che sentimento di invidia
al rintocco della campana funebre
per chi se n’è già andato!
Perfino il contadino e la timida fanciulla
non temono più,
comprendono l’ineffabile dolcezza della morte.
Talvolta l’amore
mina un fisico già prostrato,
talvolta invece
induce al suicidio giovani e fanciulle.
E tu morte
da me tanto invocata e celebrata
fin dai miei primi anni,
chiudi pietosamente gli occhi miei.
Ho sempre disprezzato le consolazioni della religione.
Non ho mai lodato e benedetto i patimenti.
Ho rifiutato i fanciulleschi conforti degli uomini.
Te sola ho sempre invocato!
Aspetto serenamente
di addormentarmi sul tuo seno.

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VIALE ALBERATO D’AUTUNNO

Dolce Autunno

Cade una foglia

soffice piuma

leggera

volteggia nell’aria

come una ballerina che danza sulle punte

poi

si posa per terra

sul tappeto di questo viale alberato

anch’essa

parte d’una coperta

ingiallita

di foglie morte.

L’autunno è arrivato

con la sua malinconica dolcezza

ed ogni albero si sta spogliando

del proprio vestito.

I rami ormai nudi

sembrano tendere

le proprie braccia al cielo

quasi come ad abbracciarlo.

In un amplesso tenero ed appagante,

io mi stringo a te,

alma Natura,

voglio cogliere ogni tuo palpito

e respirare il tuo stesso respiro,

vestendomi dei tuoi colori.

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IL VOLTO INQUIETANTE DEL MIO MALE

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Vorrei svegliarmi da quest’incubo,

 

gettami acqua fresca in viso,

 

il ghiaccio mi assale,

 

scaldo le mani con un po’ di fiato.

 

Cerco in me una via d’uscita

 

ma non esiste fuga,

 

non c’è posto per nascondersi,

 

proteggermi non puoi.

 

Diverso da ogni altro,

 

nella terra di nessuno,

 

tutto intorno tace

 

in un silenzio irreale.

 

Guido senza meta,

 

faccio sesso senza amore,

 

riflesso in uno specchio

 

c’è un fantasma al posto mio.

 

E non trovo le parole

 

per spiegare ciò che ho,

 

ogni cosa intorno a me

 

appare sadica e crudele.

 

È inutile sforzarsi

 

di essere normale,

 

non posso fingere a me stesso

 

proprio non funziona mai.

 

Trascinato dentro un labirinto enorme

 

vedo stanze tutte uguali;

 

in ognuna di esse

 

mi attraggono piaceri sempre nuovi.

 

Sembrano dirmi:

 

“Entra da noi, esaudiremo qualunque desiderio

 

non importa che sia proibito

 

vedrai sarà bellissimo”.

 

Sbagliare è facile

 

se non sai più chi sei,

 

non ho saputo dire no,

 

mi sono perso in un vicolo cieco.

 

La strada ammaliante del piacere

 

mi viene incontro senza ostacoli,

 

preda inerme della concupiscenza

 

tocco il fondo pensando di raggiungere la cima.

 

Sono schiavo del mio istinto,

 

intrappolato nella mia angoscia,

 

c’è un’ombra che mi insegue,

 

dovunque vado non mi lascia mai.

 

In una danza infernale,

 

senza fermarsi mai,

 

girano intorno a me

 

fantasmi ed incubi.

 

Voglio scoprire la tua origine,

 

combattere ed annientare le tue tentazioni,

 

fino a giungere faccia a faccia

 

con il volto più inquietante del mio male.

 

Sì, scaverò nei miei profondi abissi

 

tirerò fuori il demone a cui appartengo,

 

a costo d’impazzire,

 

giuro io mi libererò.

 

La mia anima smarrita

 

ora sprofonda dove non c’è luce,

 

nuda nuota sott’acqua,

 

non riemerge più

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LA BELLEZZA DEL SILENZIO

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Chiuso in un silenzio

senza fine,

la solitudine mi fa compagnia.

È bello il silenzio!

è di una bellezza

che fa paura.

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EGOISMO SOLITARIO

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Sono il re

 

del mio egoismo solitario

 

che ha coscienza

 

soltanto per esprimerla in privato

 

in una totale esaltazione dei sensi.

 

Io non cerco più

 

un rapporto dialettico tra me e gli altri

 

e la mia concezione estetizzante della realtà

 

diviene dominio sulla folla,

 

forma una solitudine privata

 

dove il mio pene riaffiora docile tra le mie mani

 

fino a divenire una strana sensualità

 

fuori dai sensi

 

trasformata in un processo di spiritualizzazione.


LO STRAZIO D’ESISTERE

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Urlo di masse

 

voci, passi, gesti

 

tra pietà curiosa e fanatismo,

 

irrazionale catena di incubi e fobie

 

ai margini dell’ossessione.

 

La personalità umana si lacera

 

il senso dell’alienazione incombe

 

la coscienza si smarrisce.

 

Spinto da una sofferenza solitaria e indecifrabile,

 

contagiato dalla multanime esistenza

 

affogo lentamente nel caos

 

e non ho scampo

 

se non nella perfetta solitudine.


SILENZIO CREPUSCOLARE

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Prese l’iridi

Dal silenzio crepuscolare

Nell’essere m’inabisso

Come amanti di fiamma tremanti

Brucianti dinanzi all’oceano

In burrasca.

Così l’avverto

Sole d’onice

Fatua palpitare;

la vita.

 

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CANTO DI DELIZIA

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La mia lingua sfiora la tua lingua,

il mio sesso nel tuo sesso,

il mio cuore nel tuo cuore,

la mia vita nella tua.

Anima sguarnita da ogni vincolo

stretta a me in un desiderio sfrenato

rincorre la perfetta incarnazione del godimento.

Bagnato è il tuo corpo

di linfa sacra

dove riposa la più alta eccitazione

delle fantasie più proibite ed inconscie.

Profumo di rose appena colte

sparse nel tuo campo che ho appena sconfinato,

in un sussulto il tuo respiro

sa di mandorle e canditi.

I tuoi vagiti si fondono con i miei

creando intensi movimenti fisici

di pura creazione artistica

tramutandosi in un canto di delizia.


L’ECO DEGLI ANGELIangeli-custodi

Ho sentito delle note

provenire da lontano

ma forse era l’eco

delle risate dei bambini.

Ho visto una luce

brillare da lontano

ma forse era il riflesso

di un battito del cuore nel silenzio.

Ho udito le parole

giungere alle mie orecchie da lassù

ma ora sono sicuro

eri tu, tra gli angeli, che mi parlavi.

 

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ATTIMI DI MERAVIGLIEluna stelle-2

Quando la sera tutto si ferma

e il silenzio

può entrare nel tuo cuore,

riesci ad ascoltare note inespresse

di una vita

che palpita nelle tue vene.

Non fa freddo

e la notte

sarà più bella che mai!

Potrai guarire

da quelle notti insonni,

scacciare la paura se lo vorrai,

riemergere per un attimo dalle tue profonde solitudini.

Chiudi gli occhi

e lasciati cullare dal mare dei ricordi,

lasciati accarezzare

dalla brezza dei sentimenti,

assaporando vivide sensazioni

potrai scoprire una luce che brilla.

E’ un diamante dalle mille facce

che chiede solo di essere scoperto

e condiviso,

fermati!

contempla quella luce,

parlale della tua solitudine,

togli le bende che ti accecano.

Troverai un volto

con occhi pieni d’amore,

troverai una mano

che ti vuole sostenere,

troverai un cuore

che ti vuole abbracciare.

Ti prego credi

nella sincerità e nella magia

di quegli attimi,

non lasciarli sfuggire

ma vivili,

vedrai meraviglie compiersi in te.


LA MAGIA DI UN NUOVO GIORNOpolli-galli-del-maschio-adulto-4367682

E’ ora finalmente!

quell’attimo mansueto

che segue la notte e precede il mattino

trattiene il respiro,

la natura tutta è in attesa,

il risveglio è prossimo.

La magia

che si rinnova

nell’incanto dell’alba,

canta il gallo

ambasciator di questo evento,

poi trepido silenzio e fremente compostezza.

Ed eccolo il boato

in un fragore di luci che si accendono

tutte insieme,

esplodono nel cielo,

giunge infine il sole

a battezzare il nuovo giorno.

Ed è un festoso cinguettare di uccellini,

lo schiudersi dei fiori,

la carezza della rugiada

che lieve scivola sugli steli,

la òla dell’erba che vibra

pizzicata dalle esperte dita della brezza.

E poi ancora il guizzar dei pesci giù nel fiume,

il suono d’una campanella al collo d’una mucca,

il rincorrersi di un’onda dietro l’altra,

oche che schiamazzano in girotondo,

il sapore fresco del latte appena munto, del pane caldo,

delle uova raccolte sulla paglia,

lo sguardo di un pulcino appena nato con le piume in disordine.

I miei occhi sbigottiti che veloci applaudono

aprendosi e chiudendosi ritmicamente

sul mondo che nasce,

avidi e mai stanchi,

felici ancora di assistere

alla magia di un nuovo giorno.

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-SEGRETIangeli-L-uutg_g

Segreto grave

occultato dalla maschera del silenzio.

Segreto profondo

sigillato da una promessa.

Segreto fragile

taciuto per rispetto.

Segreto inconfessabile

celato per vergogna.

Segreto remoto

ancestrale,

incomprensibile,

misterioso,

completamente folle.

Quanti segreti

appartengono alla coscienza d’un uomo!

Radice d’un male, silenzio dentro il silenzio,

amara fonte di strani tarli.

Quanti segreti verranno con liberazione confessati?

Ma quanti di essi sfoceranno poi nella morte!

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FIGLIA DEL VENTO

 

Lei è nata sulle rive del Sindh

 

aveva lunghi capelli neri,

 

sua madre la lavò nel fiume

 

suo padre le cantò una canzone tribale.

 

È nata mentre arrivava l’inverno

 

le capanne erano fredde,

 

crescendo ha teso la mano, la sua voce voleva parlare

 

ma la gente volgeva lo sguardo altrove.

 

Ha camminato a piedi scalzi

 

e ballato sotto la luce del sole

 

mentre i violini sembravano piangere in musica,

 

e i vecchi del campo narravano misteriose leggende.

 

L’hanno vista fare l’amore sulla terra nuda

 

parlare agli animali

 

sfogliare i petali d’un fiore

 

giocare prendendo per mano i bambini del campo.

 

Lei leggeva il destino

 

vedeva l’anima riflessa negli occhi

 

poi in silenzio

 

riprendeva il suo cammino.

 

È una ROM figlia del vento

 

la sua strada è lunga e faticosa

 

ma è libera e felice di essere quel che è:

 

la vita è andare verso dove non sai.

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LA MIA MENTE

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Silenzi e vuoti intorno a me

 

quiete assoluta nella mia stanza

 

sguardo assente, occhi chiusi

 

la mia mente mi porta lontano fuori da qui

 

mi trascina via con sé e nessuno se ne accorge,

 

prende il largo sulle acque

 

attraversa un fiume tranquillo

 

che cancella i ricordi

 

e li fa scivolare via.

 

La mia mente

 

è volo di idee

 

ragnatele di ragionamenti

 

archivio di esperienze rimosse

 

cassetti colmi di dubbi incessanti.

 

La mia mente

 

è follia pura

 

immaturità e saggezza insieme

 

è un gigantesco pallone

 

che vaga rimbalzando continuamente

 

da un soffice sogno all’altro.

 

La mia mente

 

è finto silenzio

 

fantasie strane

 

vertigini e vortici di pensieri

 

spinta per vivere.

 

Crea una tempesta

 

non dorme la notte

 

incubi che si accavallano

 

sogni che nascono e rimangono sospesi

 

paure e solitudini senza fine.

 

La mia mente

 

è invasa di ricordi che si susseguono

 

notizie divorate

 

date, sentenze, nomi, schede ormai ingiallite

 

profumi di opere buone

 

domande senza risposte

 

amori cancellati e poi riscritti

 

sì che diventano no.

 

La mia mente

 

è un insieme di cose da dimenticare

 

una cantina di occasioni perdute

 

di progetti mai portati a termine

 

di ricordi nostalgici.

 

La mia mente

 

silenziosa corre, vola, sfugge,

 

anela, brama di sapere.

 

Va via col vento, più su delle nuvole

 

sopra gli oceani

 

sorvola spazi infiniti

 

raggiunge nuovi orizzonti.

 

La mia mente

 

mi convince

 

ha sempre la meglio

 

detta le sue leggi

 

ed io non posso sfuggirle,

 

la seguirò perché lei vuole così.

 

La mia mente

 

mi fa impazzire

 

mi fa venir voglia di scoppiare

 

mi lascia i segni di chi ha vissuto un’eternità.

 

Uccidimi il cuore!

 

la mia mente mi resterà ancora intatta.

 

Legami con una catena fortissima!

 

lei mi slegherà,

 

forse neanche la morte fisica

 

potrà riuscire a fermarla.

 

Ti prego mente mia

 

portami con te lontanissimo

 

nei grandi campi di neve dove il sole non c’è

 

nei deserti sabbiosi senza confini

 

nelle praterie immense

 

nei mari in tempesta

 

nelle cime vertiginosamente alte

 

nelle strade vuote senza fine

 

che portano al nirvana e all’estasi.

 

Portami o mente mia

 

attraverso paesaggi sfocati e laghi annebbiati,

 

le mie vene saranno fiumi tra le rocce

 

le mie mani pallidi monti nella notte

 

il mio sangue torrente rosso più del fuoco.

 

Solo con te sulla scia delle ninfe

 

tra cascate argentate, ghiacciai sterminati

 

i miei pensieri frustati dal vento

 

scatenati e prendi, prendi tutto di me!

 

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CASTELLO ANTICO

Il castello
sta
là,
disteso sul colle
come statua imponente.
Guarda
nebbie e fantasmi
terre ed oceani
monotoni e spettrali
nel tempo che passa.
Ricorda
lotte e tormenti
amori e passioni
nel volgere lento
dei secoli.
Fra quelle mura antiche e millenarie
trova ancora rifugio un vecchio gabbiano
ammalato e stanco
che mira da lontano
le immense acque solcate nei voli
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LETTERA AD UN AMORE LONTANO

 

 

Messina 16-12-1989

 

È quasi Natale ormai ma non è più festa per me,

 

ogni giorno è uguale all’altro.

 

Io lo so che in paradiso

 

non si può vivere per sempre,

 

ma nei tuoi occhi l’infinito

 

libera la mia mente,

 

se potessi io ti raggiungerei dovunque.

 

Sei tu

 

che mi fai sognare, ridere, impazzire.

 

Sei tu

 

che mi dai il coraggio di ricominciare.

 

Con te

 

ci sarà ancora tutto da scoprire

 

ed io so già

 

che la mia vita cambierà colore.

 

Ma tutto ormai appartiene al passato

 

e sembra non avere futuro.

 

Oggi cammino da solo per le strade ricche di addobbi natalizi

 

straniero anche per me stesso con la sola compagnia di lacrime che sanno di sale,

 

non so dove vado né se sto vivendo.

 

Mi sono guardato riflesso allo specchio

 

la barba lunga, i capelli arruffati

 

io sono cambiato sai

 

ma si è abbruttito pure il tempo, non si vede più il sole.

 

Quando l’aria si trasforma all’improvviso

 

e la tramontana sale,

 

è il mio cuore che mi chiede dove sei

 

e proprio in quei momenti tristi,

 

mi rendo conto che lunghe distanze

 

ormai mi separano da te.

 

Una sottile crescente malinconia

 

allora mi prende sempre più

 

e sembra che mi arrivi da lontano il calore della tua pelle,

 

mi par di sentire il suono della tua voce,

 

il ritmo regolare dei tuoi respiri sul mio petto.

 

E mi lascio andare così

 

alla dolce melodia di questi pensieri

 

e dentro di me fra mille paure

 

conservo ancora il tuo fuoco.

 

Giuliana, io darei qualunque cosa per rivederti un solo istante,

 

mi chiedo se è lo stesso anche per te.

 

 

Con amore, tuo Claudio

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 ——————————————————————————LEI MI SEGUE
 

Ovunque io vada

lei mi segue

in silenzio

discreta

e senza farsi notare.

Ogni tanto mi sembra

di sentirne il respiro

dietro ogni angolo

ogni porta

ogni passo.

Non serve correre

rifugiarsi

scappare chissà dove

lei è la mia ombra

e ci sarà sempre.

Non riesco proprio

ad allontanarla da me

mi ossessiona

sono l’unico ad accorgermi di lei

soltanto io riesco a vederla.

Ma forse una soluzione c’è

no! non cadrò nelle sue braccia

non sarò il suo burattino abbandonato

ormai ho deciso

sarà la mia poesia a farmi fuggire da lei per sempre.

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in foto Claudio Ciscouid_11e1d29b990_580_0uid_11e1d29458a_580_0uid_11fb63647ce_580_0Immagine 014_modificato-1

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COMPOSIZIONI LETTERARIE DI CLAUDIO CISCOultima modifica: 2018-04-21T21:52:22+02:00da ciscoclaudio
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