NISIDA
Sconosciuta Nisida, sacerdotessa del male
misteriosa, imprendibile, diabolicamente angelica
dimmi ti prego: chi sei?
Fai parte del mio mondo mortale
o ti ha partorito la mia immaginazione?
Sei una creatura di carne e ossa
oppure un’entità figlia di magia e misteri?
Ogni notte ed alla stessa ora
puntuale mi rapisci col tuo campo magnetico
invisibile alone che dà piacere e uccide
e mi traforma in alieno uguale a te
estrema lotta fra carne e spirito
drammatico calvario di orgasmi e morte.
Ti scongiuro Nisida
svelami il tuo complicatissimo enigma
e rivelami se è donna o fantasma
colei che di notte fa l’amore con me.
Amabile folle creatura
da quale mondo vieni?
che poteri hai?
che specie di demone sei? Mi leggi la mente, oltrepassi i pensieri.
Non ho paura di te, sai: tu sei tutto quello che io sono
ma le conseguenze di questa tua presenza in me
non sono in grado di controllarle, potrebbero essere devastanti.
Io so da sempre
di non essere normale
legato da un cordone ombelicale alla solitudine
perso nei labirinti dell’angoscia
sospeso tra le forze del bene e quelle del male
aggrappato solo all’arte ed alla sua creatività.
Ma tu inafferrabile Nisida disegni il mio destino
sei una lama affondata nella mia carne che non trasmette dolore
una voce lunare che mi guida la mente come un sesto senso
ed hai disintegrato ogni equilibrio
ormai sono folle più dei folli.
E’ tempo di portarmi con te, seducente Nisida
questo mondo non è più per me
la mia anima è troppo inquieta e gitana per rimanere ancora,
ho conosciuto solo tenebre
ora voglio entrare nella luce.
LACRIME D’ARDESIA
Una bruna landa
Trafitta da aghi verde-spento.
Sopra dense nubi pendono basse;
immote, opprimenti con il loro grigiore.
Nella plumbea ombra del mio albero
Dalle foglie color del giaietto
Seggo.
Sondo l’orizzonte;
custodisce la nera voragine.
Sol essa m’affascina.
Sotto le palpebre, ribolle d’enigmi di vermiglio.
Del suo vuoto oscuro, si empie l’anima.
Ma è lontana.
-il mio tronco è riarso solo alla base –
Sebbene pur sempre incombente.
I miei lineamenti,
-raggelati dal dubbio-
Le mie membra,
-contratte dalla costernazione-
Attendono il vento;
poiché i suoi dardi
devasteranno l’immobilità
e libereranno il fulgore,
il sole.
Tutto brillerà
Percosso da riverberi;
-immaginifiche distrazioni-
M’accecheranno.
-Come tutte le altre volte.-
Frattanto, piango lacrime d’ardesia.
ESSENZA DI TE
Dell’iridi tue
Ho tinto un lago,
e dal fondo delle sue acque
respirando di te l’essenza,
ho contemplato
i fulgori dell’oscura notte.
Li ho sussurrati al mattino,
con la pelle immersa
nel sole
ed i sensi adagiati
nell’ombra dell’animo tuo,
come mai avrei potuto
se solo.
Ora,
come io artista e tu estro,
carpisci note alla spuma e alla rugiada
ed al vento
la nostra poesia
canta!
MANTO DI TENEBRA
Ama il mare
L’immane sua armonia
Frangersi in spuma
Nella maestosità
della scogliera
Ch’ama a sua volta
La solenne sua immobilità
Dissolversi in riverbero
Nelle danze eteree
Dell’acqua.
Così
Ella ama la sua ignea luce
Avvolta dal manto di tenebra di lui,
Egli ama la sua oscurità
Stracciata dai guizzi di fulgore di lei,
Ciascuno nell’iridi dell’altro.
OSCURO ENIGMA
Avvolto l’istinto
da un manto di mestizia
-imprimendo nella neve orme d’onice-
respiro un’arida ibernazione
fra montagne canute.
Squassato il pensiero
da fitte schiere
di lividi tassi e spogli gelsi,
vano m’arranco
per una forra ove gemere
all’insaputa della selva.
Incatenati i sensi
da esperidi coriacee
a riverberi sparuti d’un fiume sibilante,
madido di foschia
mi struggo ammirando nel vespro
l’oscuro enigma
-effimero-
costellato di fulgori criptici.
Ma nell’unica lacrima
serbo il ricordo
d’un ibis tinta
d’ostro giulivo
che con sguardo di lince
sonda ogni orizzonte,
carpendo della meraviglia la purezza.
Così dell’essenza
-che anche solo a percepire
spesso s’anela-
ella rifulge.
IMMENSITA’ INDEFINITE
Volle il caso che quella sera
Una nube d’ovatta azzurra evaporasse
Da immensità indefinite
A titillare soave il roseo cielo.
Della sua serenità quel gigante
Inondava il tutto
Che al di sotto gli voltava le spalle,
Riarso dalla sua decadenza.
Mirabile spettacolo
Nei meandri più foschi dell’essere mio
S’insinuò;
Violento
Fra le effusioni dell’istinto ed i bagliori dell’emozione
Cercò la ragione,
Volle destarla.
Così io compresi la mia beatitudine,
Scovandola
E poi rimirandola
In una fausta sera estiva.
INCANDESCENTE
Ad un arido aggallato
S’abbandona.
Iris vividi o giunchi fausti
-Acidi come uno spillo di luce irriverente
Diritto negli occhi-
Talvolta l’accarezzano.
Del silenzio non teme più
Gli echi,
dell’oscurità non agogna più
le ombre.
Giunge così all’orizzonte,
rincorrendo il tramonto;
si getta
divampando incandescente
in un’eruzione di fulgore.
Grida la commozione,
Piange la gioia,
Fa l’amore con la morte.
– S’estingue nel mare
Che di vita
Vibra.-
SORDIDI LAMENTI
Sotto betulle
torbide lacrime
sordidi lamenti
d’un pavone a cui
gli sfolgorii delle piume
l’impervia selva
eclissa.
FRANTUMAZIONE
Della burrasca di vermiglio
E delle sue magnifiche folgori
Solo indugiano esauste perle
Sul lacero perpetuino.
Segue l’eliotropio
Il fulgido splendore;
ma non il fiammante Apollo,
non il Sole.
Si schiude il mirabile fiore
Alla nera ombra;
non all’estatica Selene,
non alla Luna.
Allora nella placida aurora.
(“Frantumata in lacrime l’illusione, nel silenzio della solitudine sento forte la tua presenza;
Il mio demone mi ha lanciato contro un boomerang ma la mia fede è cresciuta.
So che piangere significa ritrovarsi, glorificare Dio non più il mio io.
Guardo avanti e scendendo nelle acque battesimali
rinasco in Cristo Gesù come una sua nuova creatura,
il male appartiene ormai al mio passato:
È cancellato e vinto, frantumato!”).
ECHI ANCESTRALI
Una radura imperlata
Di luce
Soffonde in echi ancestrali
Di grandine
Un sogno screziato
Di malinconia;
Ciò che è stato
Di consapevolezza
S’inebria.
FOGLIAME DI SANGUE
-Fogliame di sangue
Macerato graffia
E spiana lercio sentiero
Entro faggi di pece-
Lì giace abietto
essere scialbo
per le bieche percosse
nei suoi tardivi fremiti.
-Ma scroscerà
Rugiada d’onice
Ed irromperà ogni tinta
vivida nel viluppo dell’ombra.-
Nell’iridi vitree sfolgorio
d’ardesia l’incita al primo
indomito vacillare;
egli correrà allora
reiterando la vita
tra spine di rose
superbe
ruggendo lacrime.
PULSA…LA VITA
Nei celati orizzonti
Incede gelido il vento
Lontano coi neri nembi.
A fiotti da sprazzi d’azzurro
Floridi imperlano i raggi
d’ambra i prati rinnovati.
Lassi e sparuti solo
gli arbusti straziati e tremanti
ancor pulsano di vita
aspettando
della primavera l’arancio e il vermiglio.
SOLE SPENTO
S’è spento il sole
nell’orizzonte
Vibra il mare e
brilla d’oscurità
com’ogni tuo sguardo.
SILENZIO CREPUSCOLARE
Prese l’iridi
Dal silenzio crepuscolare
Nell’essere m’inabisso
Come amanti di fiamma tremanti
Brucianti dinanzi all’oceano
In burrasca.
Così l’avverto
Sole d’onice
Fatua palpitare;
la vita.
FOLGORI
Ci sono macchie scure, zone d’ombra che anziché scacciare ho alimentato,
Che non riesco ad estirpare mai dal mio io: frutti cattivi d’un albero buono,
Enigmi interiori della mia mente, sempre invasa da concupiscenti tentazioni demoniache,
Carnali follie indecifrabili radicate in me sin dalla nascita:
Perdonami mamma!
Se non son riuscito ad essere ciò che volevi,
Per non aver saputo vivere una vita normale: una falsa libertà mi rendeva schiavo.
Ora che tu non sei più capisco che l’unica ragione della tua vita ero io
Le tue parole scuotono la mia anima
Come folgori nella notte, ho sfigurato la bellezza dell’anima scandalizzando i miei occhi;
Rimane il rimpianto di non averti ascoltata e il doloroso esame d’un passato ingolfato di sbagli.
Ma vi è un’unica grande consolazione dopo la tua morte, segno di vittoria:
L’imbattibile tempio di Satana fatto di lussuriose immagini oscene,
Eretto in segreto a casa mia, ora brucia nel fuoco, umiliato ed impotente,
Ridotto in cenere, trasformato in sporcizia e spazzatura.
VITA SU MORTE
Rosei petali
sparsi
su
riverberi
oro
e porpora
d’un
brillante sole,
laggiù
in una
pozzanghera
di cieco
cemento.
FOSSI CUPI
Limpide allietava il sole
Rose cremisi d’assurdo splendore
E Zefiro fra petali di mille viole
Danzava coi gigli in spirali di candore.
Ma d’un tratto scese l’ombra
Sui prati rossi.
Nera nube spense ogni ambra
Nel buio di cupi fossi.
Sbiadita ogni tinta
Si staglia unico al di là del monte
Linea cieca e muta
Di morte e dubbio l’orizzonte.
Invasa la terra e ogni umano essere vagante
Da un esercito di demoni in azione
Specializzato ciascuno dei quali e operante
Nel proprio campo di tentazione.
Più forte dai cupi fossi essa si alzerà
Verso chi nel cammin di fede dal peccato sembra distante,
Difficile preda più ambita sarà:
L’acqua santa in diabolico veleno mutamento devastante!
PERLE DI CANDORE
Fiammante il fulgido Sole
Con sfolgoranti gigli di fulgore
Nell’immane mare sino alla sponda sparge
Sentiero di luce che arde
Fra un miliardo di sguardi frementi
Corrucciati, bruciati, accecati
All’orizzonte rivolti
Bimbo nella spuma s’immerge
S’abbaglia di sorriso che splende
Carpendo coppa traboccante perle di candore
Con due mani Sole.
PROFONDITA’
Sorrisi Di Perla
Lacrime D’onice
Grida Di Smeraldo
Passioni Di Rubino
Cosa n’ode il mare?
Uguali, soavi e mille
Su profondità diafane
Del suo volto benigno
Solo
Mormorii d’Onda
Ombre di Spuma
Gigli di Fulgore
Ode il mare.
IL CARILLON DEL DOLORE
Culla Sporca Di Sperma
Strilla In Silenzio
Ma Ancora Sussurra
Melodie Di Velluto
Il Carillon.
MACHERA DI CRISTALLO
Chiudete il sipario
lo spettacolo volge alla fine
ormai stanco l’artista
sfinito si ritira
nel suo camerino.
Nel pubblico cercava
una luce
lo sguardo della sua ballerina
ma vana è la ricerca
lei danza
persa nel nulla.
Lo spettacolo impassibile
ricomincia:
“Ridi, ridi…
vivi, interpreta… sogna!”
Ci sarà
ancora una commedia
e come sempre tu sarai
l’incompreso protagonista,
al di là di te stesso
dietro maschera di cristallo
oltre ipocrite finzioni,
una smorfia di gelo.
Dolce e incantevole
l’illusione
malata
e tu sei inconsapevole maestro
regista
e attore.
LASSU’…OLTRE LE NUVOLE
Venne il vento
e portò via
i suoi ricordi,
in un alito
li rapì trascinandoli
senza darle spiegazione alcuna.
Leggeri
fluttuavano
nel cielo,
liberi
finalmente
di volare,
da soli
non più reali
senza vincoli.
Un sorriso rubato
un amore mai scordato
una passione
il dolce tocco di un bambino!
Volarono insieme
lassù
oltre le nuvole
oltre il blu.
Raggiunsero
mete da tanto sognate
per vivere ancora una volta nel cuore
di chi li aveva perduti.
ANIME MUTE
Solo ti perdo
In pensieri offuscati
Da nebbie indistinte
Attimi scappati
Da un destino non svelato
La tristezza t’invade
Come un’onda alta e potente
Che non lascia scampo
Tu piccola donna
Puntino nell’universo
Di anime indistinte
Di volti non definiti
Granello di sabbia
Sulla riva
Di un mare
Di corpi informi
Di anime lacerate
In un attimo
Da anni e anni
Di odio
Di vendetta
Di tragedie
Accumulati
Gli uni sugli altri
Anime mute
Stanno lì
In silenzio
Ad ascoltare
La speranza
Di un domani
Di un giorno nuovo
Di una nuova luce
Che rischiari il cammino
Una luce accecante
Bagliore d’amore
E fratellanza
Luce di tolleranza
Luce di pace
Che rischiari la speranza
Di una vita migliore
Di raggiungere la riva
Della salvezza.
GRIGIO ACQUARELLO
Pioggia sul selciato
colori indistinti
anime bagnate.
Delicatissimo
fruscio.
Sembra del pittore
il pennello che:
leggero dipinge
grigio acquarello.
Frusciare lento:
come seta
antica.
Leggero andare.
Semplicemente:
Piove.
MAGIE D’AUTUNNO
Quando le foglie
si preparano a morire
regalando:
non un’agonia
ma un tripudio di colori
il cuore immalinconisce.
Si sente andar via
rubare dall’età
offuscare dai ricordi.
Come le foglie
mescola colori.
L’oro: è l’amore.
L’argento: la sua età.
Il rosso: la sua vita.
Il verde: il suo prato di speranze
Questa è la magia.
Un bosco d’autunno
colorato.
Non è agonia.
di un cuore
ancora innamorato
di questa vita stanca.
LA TELA DELLE TRE SORELLE
Tre sorelle
tessono una tela.
Buio:sorregge il filo
Notte:tesse lesta
Orrore:cuce.
Grido, per tornare
quello che ero.
Nessuno ode.
Il silenzio tace.
Mi avvolge scuro
quasi maligno.
La tela è pronta:
sudario destinato
a una parola.
Deve morire:
il suo sepolcro
è pronto.
Solo la mia dolcissima Asia
può riaprire
il vaso.
Far uscir speranza.
Corri Asia corri
del tempo mi puoi
ancora regalare.
Il Vento
non lo voglio
ancora seppellire!
LA SCALA DEL TEMPO
Vecchie scale
consumate da secoli
di passi mi portano
alla finestra dove
stavo affacciato
da bambino.
Son passati anni
anni ed ancora anni!
e ti ritrovo qui
fedele,
polverosa
ma sempre amica.
Come sdraiato
su di un’antica e spettrale
sedia a dondolo.
man mano
crescevo
osservando il mondo
con occhi sempre nuovi.
Com’era bello
il paesaggio:
dolce brughiera
un pò nebbiosa.
ed io li, incantato
a guardare.
Anche ora mi affaccio.
Ritrovo quella voglia
d’un tempo.
che sembra
improvvisamente esumarsi.
Il vecchio ulivo,
sempre più grande,
ora mi sta salutando.
Lui mi riconosce ancora.
Eppure quanto
son cambiato da allora.
Scende piano
l’autunno
sui miei anni!
Come scende dolce
serena in fondo alla mia anima
la sera!
Ora devo, devo, devo
andare,
là dove tutto mi è straniero
il futuro nebuloso e incerto
la vecchiaia opprimente ed imminente.
Ma un giorno
un giorno forse tornerò
e quando ciò accadrà
chissà
se mi riconoscerai
ancora!
Chissà
se nel bianco dei miei capelli
e nella stanchezza delle mie rughe,
saprai captare nuovamente
gli occhi di me bambino.
SUSSURRI E POESIA
Liquide note
virtuose:
nell’aria spandono
voce melodiosa
di questo pianoforte.
Si confondono
col silenzio
danzando tra
i cristalli
del lampadario.
Sospese nei pensieri
si rincorrono
tra felicità e tristezza.
Pianissimo…………..
Ecco l’andante .
Sussurri e poesia.
Sull’ultima nota
s’incanta il silenzio.
VAI
Solchi l’acqua
Maestosa.
Tuo il mare
che succube
ti abbraccia
frusciante sussurra.
Ora vai,
non indugiare oltre
forte e sicura.
verso orizzonti
con nuovi arcobaleni.
La tua forza
dammi
prendimi come polena:
con te conoscerò
il sapore amaro del mare.
Oltre l’orizzonte
sparirò con te
coperto di sale.
TEMPESTA SPETTRALE
Passione
risplende
nel miraglio della lussuria
come fuoco
che arde
vane emozioni.
Frammenti rosso rubino
riflettono
il femmineo profilo
di suadente fascino
alchimia di incanto e fertilità.
Ricordo effimero
di perduto amore
volteggia
come foglia
al gelido vento
per poi svanire
in un anelito
di vivo sentimento.
offuscati i nostri lumi
dentro di noi saette
come serpi di una tempesta imminente
ritardata dal vento
strisciante dei nostri
mille brevi baci
e taci, taci…
pulsa parole e brama la mente
di voglia ossessiva
stropiccia d’arancia la pelle
e piega le gambe debolmente
ad ogni graffio
ad ogni morso
ad ogni soffio…
una cerniera lampo
scivola lenta in verticale
giù fino all’osso sacro
sinuosa sbaraglia il campo
come un freddo bisturi
la tua colonna vertebrale…
fa’ piano ché dentro di noi
la tempesta in corso
la diplomazia dei gesti
è all’erta per dilungare
questa lotta eterea
in questa notte eterna…
lesto sulle tue labbra
soave sul tuo neo
ti guardo cedere dolcemente
t’accarezzo da brividi il collo
e m’arrampico tra le tue valli…
ti adoro inginocchiato e fedele
bacio il tuo letto a mani tese
guanto d’ansia e di finta quiete
assorbito dal tuo incenso
frustato dalle tue catene
e ingoiato dalla forca…
frutto di mare
libertà e male
ti mangio crudo
sei il bisogno
sei vizio
sei sazietà animale
in questo lampo notturno
sei tempesta spettrale.
COMPLICE ARMONIA
Visi sconosciuti
dipinti sull’identica tela
nell’attesa di un sogno,
arrivano a percepire la vibrazione
di somiglianze ancestrali,
scoprendo gli occhi
a disegnare fuggevoli
momenti di serenità dell’anima.
Divisi da terre lontane
affiora il desiderio
di sentire le voci,
di sfiorare attimi di complice armonia
per nutrire lo stupore
che avvicina le emozioni più profonde.
Così, gemelli nel respiro,
camminando mano nella mano,
compagni d’avventura
del destino incantato,
una cascata di luce
inonderà l’intima passione
di una carezza al chiaro di luna.
Sarà la gioia di un incontro.
Per un lunghissimo istante…
che apparirà vicino all’infinito
in cui equilibrio e grazia,
liberando i sensi più puri,
concederanno il privilegio
di abitare lo stesso mondo.
IL CANTO DEL CIGNO
Vivide gocce rincorrono
immagini sbiadite nell’ombra;
drappi neri s’inseguono
nel cielo di lucida pioggia.
S’incammina la sera
e i tratti del mondo
scolora.
Bruciano nuvole torbide
– stordite, infiammate –
al canto del cigno
solista del sole.
Con lingua di fuoco
le afferra, dilaga,
si scioglie, le invade.
È un incendio sommerso
d’oro e piombo colati
– fusi l’uno nell’altro –
abbracciati.
Il cielo s’inebria,
svanisce la terra…
ESTASI ANTICHE
Quando il tempo era vivo
e potevi toccarlo
con dita profumate di bimba
non respirando ancora
quel suo aroma amaro,
quando poi ti baciò
fra i capelli e sulla pelle
facendoti donna,
facendoti dea
di giovinezza immortale,
lì ero io
come un veliero
sospeso sopra il mare,
uno squarcio ferito di vento
che scioglieva il dolore
a ricordarti chi ero
al di fuori di te,
immerso di carne e di sangue
a coprire il silenzio del tuo segreto..
E di ogni cosa sentisti finalmente il sapore.
Mi sfiorasti, vaga e indistinta
– visione intatta dell’anima –
pietra, raggio di luce e follia:
linfa dolce dalle vene,
dubbio aperto fra le cosce,
la percezione incerta di esistere
in bilico sul filo, per amare.
in estasi fuggevoli di nulla
a dissetarci coi nostri corpi mortali
e le nostre anime divine
ancora e poi ancora…
ABISSI SENZA SCAMPO
Arrenditi fra le mie braccia fragili
scivola piano ai bordi del mio cuore;
io ti ho dispersa ormai tra mille angoli
e nevica un silenzio che assassina…
Assolvimi per questo cielo inutile
– pieno di voli e abissi senza scampo-
ricorda che bellezza non perdona:
svicola serpe in fondo ai desideri.
E quel che è stato è cibo per i cani
– ruvido istinto che incatena ai limiti –
volgi lo sguardo, la tua strada è libera:
assolo e dissonanza ancora tiepidi…
Tutto mi tace intorno come l’ombra
del mondo che si allunga sulla via.
Gli occhi di un cieco tu li hai mai guardati?
Sono rivolti al sogno che non muta.
Conta solo il respiro, mentre il tempo
ignaro arresta il passo sulla soglia;
nevica adesso e ormai si è fatto tardi…
La parola, soltanto, gronda sangue.
IO RESPIRO
Era l’istante immobile, stremato
sugli occhi nudi e visionari
dell’aurora.
Raccolsi l’erba e chiusi il pugno
a trattenerlo,
ma fu l’errore a tradirmi
e sciolse il pianto.
Credo all’idea,
al sogno fatto carne
che mi fu spina
a crescermi nel cuore.
Fiore non schiude
se neghi pioggia al cielo
e nell’istante fermo, adesso,
io respiro.
SCHIAVA DELLA CARNE
Donna
che sei padrona di niente,
schiava della carne
spezza per me queste catene
rimescola il mio sangue
alla sabbia del deserto
trasfondi il tuo – piacere!-
in un’oasi di sole,
e rompi il silenzio
complice d’inganno,
restituisci dignità al cielo
ed al mio corpo:
rifammi bambino nel cuore e nell’anima
– come sai fare –
tu che dal tuo utero dài vita.
E fammi fiore
che dai miei petali strappati
non sgorghi più il dolore,
ma finalmente la speranza
di un giorno nuovo,
in cui la libertà di essere
non sia solo orizzonte
ma germoglio di vita vera.
INSEGUENDO LE NUVOLE
Le nuvole passano
dentro ai tuoi occhi,
sono uccelli che tornano
da molto lontano…
o forse stanno ancora partendo
per l’amore che non dice
e sussurrano parole,
nel silenzio.
Le nuvole oggi
mi attraversano il cuore,
sono gocce di pioggia
e di sole cadute
tra le dita bagnate
in fondo al secchio del tempo,
mentre il fiume scorreva
annegandomi i sogni…
Le mie nuvole
le ho succhiate da piccolo
nelle notti in cui avevo paura,
quando il buio
mi entrava dagli occhi
sotto fredde lenzuola di rabbia;
gli aquiloni strappavano il filo come palloncini colorati
e restavo a guardarli volare.
Ora che sono libero
dentro la mia illusione
voglio perdermi ancora, un sacco a pelo e via…
inseguendo le nuvole.
Mi raccolgo le lacrime
e ne intreccio collane:
incantesimi fragili,
perché il cielo è mutevole.
STANOTTE
Stanotte
ho fermato su di me
le tue labbra,
spezzando il lamento
del tempo
in cui fui senza esser chi sono.
Sull’erba
è lievitato di sole
il mio corpo,
l’ampolla si è versata
nel mare
del tuo vivermi dentro, da sempre.
E l’onda
si è infranta sull’orlo
del sogno
-donna, sangue, mio amore-
sgranando
l’eterno proprio fra le mie dita.
Tu stai a me
come l’acqua ad un fiore
come il buio alle stelle,
il canto antico degli avi
che mi nutre le vene.
Mi somigli, mi insegni
il flusso delle maree
-ritmo arcaico del cuore-
l’inverno che non si umilia
e incarna già primavere.
Stanotte
ti ho sentita tremare
nel sonno,
il dolore ha sfoltito le ciglia,
ma il tuo fiato
era culla e rifugio.
Il delirio
dei giorni sprecati
a contare
in silenzio la pioggia
si è dissolto
nel tuo abbraccio caldo
ai confini
di un mondo inviolato.
Ora dormi
mia Atlantide emersa
dal profondo
mistero notturno,
mio miraggio
più vero del vero…
e chiamandoti
imparo il mio nome.
E POESIA FU
Dall’amante tormento
fra le tenebre e aurora
originarono i venti
che impetuosi versarono,
zampillarono stelle
a illuminare la notte.
Il sangue sgorgò
dalle ferite del cielo.
E poesia fu
agli occhi dell’uomo.
SIMBIOSI D’ANIME
Fuso al ventre della Madre
-inscindibile crepa
d’immaturo amore-
sempre andrai cercando
un varco al centro
dell’universo ingrato.
Nuvole dense e pioggia
nei tuoi occhi
incontrati per strada
mentre già tradivo,
Armato di cristallo
crepitando lucciole distanti.
Non erano braccia
nè certezze
Non erano lievi i sogni
nè carezze
Avevo reciso il filo
di tristezza…
Anch’io
prigioniero di un’immagine stranita
Anch’io
perso per sempre nel deserto:
Ferite
aperte tra lacrime nude…
Eppure siamo stretti
uno nell’altra,
pericolanti tracce
del futuro,
sopravissuti allo strappo
più crudele.
Tremante sui sentieri
del tramonto,
attraversando in bilico
i crepacci,
trasparente è ancora
il nostro sguardo.
Sospesi sull’abisso,
franando a perdifiato nell’immenso…
Simbiotica
-d’intreccio indissolubile-
è la nostra
Unica Anima.
LA LUNA DI PETER PAN
Sentirsi eterni adolescenti
o addirittura curiosi bambini
alla meravigliosa scoperta del mondo.
Presi per mano dalla fantasia,
sospesi fra le nuvole
tra favole ed eroi,
viviamo nella città dei sogni.
In fondo
siamo creature talmente vulnerabili e fragili
che finiscono per provare realmente
i sentimenti e le emozioni che immaginano.
E rifiutare di crescere,
fuggire dalle proprie responsabilità,
annullare la vecchiaia e cancellare la morte.
Tutto è ingenuità,
disarmante stupore,
poetica avventura,
tenerissima immaturità.
Avere per amici solamente
gli artisti,
gli uccelli,
gli acrobati,
gli angeli
e tutti coloro i quali
con i piedi per terra
un senso non hanno.
Viaggiare con la mente,
leggeri come piume
che non atterrano neanche senza vento,
col dono dell’immunità’
verso i problemi pratici quotidiani,
incontaminati dalla crudeltà del materialismo.
Noi siamo Peter Pan,
affetti da una sindrome cronica
che non si potrà mai curare
e che si nutre ogni giorno
di nuovi colori, nuove sensazioni,
abbiamo la luna sempre negli occhi
siam pronti a raggiungerla in ogni magico istante.
Siam veramente malati e patologici?
o forse siamo solo
più fortunati di altri,
capaci di essere noi stessi.
Credo che siamo davvero vicini a Dio
e veniamo da un mondo
che sta al di là.
MIA PICCOLA LISA
Il dono più grande
che la vita mi possa offrire
è quello di poter leggere
ciò che nascondi nel cuore,
mia piccola Lisa.
Lascia che io lo raccolga
fiore che è gettato via,
e lo custodisca qui
in uno spazio che da tempo
ormai è anche tuo.
Spero che quei sogni
che come gemme preziose porti nel cuore
un giorno si avverino tutti,
perchè lo meriti
e lo desideri.
Non ho mai visto
nella continua ricerca della mia immaginazione
ne’ in mille volti di creature reali,
una ragazza dal viso così dolce e poeticamente espressivo
come quello tuo.
Il tuo adolescenziale mondo
è per me suggestiva poesia,
la tua voce,
quel silenzio
dei tuoi timidi sguardi!
Trovo nell’irrisolvibile mistero in cui celi pensieri ed emozioni
qualcosa che mi appartiene e mi attrae,
sensazioni che,
nella mia tormentata e adulta esistenza,
sono anche mie.
PICCOLI MOMENTI
Sono i piccoli momenti
a riempire la nostra vita.
Sono i piccoli momenti
a regalarci le più belle emozioni.
Sono sempre essi
che si fissano negli eterni ricordi,
che non vanno via
nemmeno quando gli occhi si bagnano di pianto.
C’è vita persino in quegli attimi di disperazione
dal silenzio una scintilla di gioia provocherà un’esplosione.
Basta un istante, solo un istante
per rallegrare i nostri gelidi cuori.
IDEA DI LIBERTA’
Ho nella mente un’idea di libertà,
ma nella mia mia vita purtroppo
vi è una libertà in gabbia.
Scavo nei miei sogni
e trovo
idee infinite,
fuggenti attimi,
sussurri lievi
di libertà.
Penso,
mi fermo,
rincorro,
ascolto,
e scopro in me sempre lei
la libertà:
la libertà è in noi
dobbiamo solo trovare il coraggio di liberarla,
non rinchiuderla mai.
Vola gabbiano!
librati alto nel cielo della speranza,
sfiora i raggi del sole della vita,
tuffati nel silenzio della pace,
giaci stanco sul lido della fiducia,
e vivi!
Anche le gocce d’acqua possono gelare
prima di unirsi all’oceano,
il freddo clima dell’umanità
può lasciar galleggiare
i pezzi di ghiaccio
finchè un raggio di sole
penetrerà la lastra gelata
e l’oceano accoglierà riscaldate nel suo seno
le piccole gocce.
Spero di poter un giorno
essere un raggio di sole.
L’ECO DEGLI ANGELI
Ho sentito delle note
provenire da lontano
ma forse era l’eco
delle risate dei bambini.
Ho visto una luce
brillare da lontano
ma forse era il riflesso
di un battito del cuore nel silenzio.
Ho udito le parole
giungere alle mie orecchie da lassù
ma ora sono sicuro
eri tu, tra gli angeli, che mi parlavi.
ATTIMI DI MERAVIGLIE
Quando la sera tutto si ferma
e il silenzio
può entrare nel tuo cuore,
riesci ad ascoltare note inespresse
di una vita
che palpita nelle tue vene.
Non fa freddo
e la notte
sarà più bella che mai!
Potrai guarire
da quelle notti insonni,
scacciare la paura se lo vorrai,
riemergere per un attimo dalle tue profonde solitudini.
Chiudi gli occhi
e lasciati cullare dal mare dei ricordi,
lasciati accarezzare
dalla brezza dei sentimenti,
assaporando vivide sensazioni
potrai scoprire una luce che brilla.
E’ un diamante dalle mille facce
che chiede solo di essere scoperto
e condiviso,
fermati!
contempla quella luce,
parlale della tua solitudine,
togli le bende che ti accecano.
Troverai un volto
con occhi pieni d’amore,
troverai una mano
che ti vuole sostenere,
troverai un cuore
che ti vuole abbracciare.
Ti prego credi
nella sincerità e nella magia
di quegli attimi,
non lasciarli sfuggire
ma vivili,
vedrai meraviglie compiersi in te.
CHI SEI
Chi sei?
dolce compagna di avventure!
Sono solo
e tu sfiori il mio braccio.
Piango
e mi mostri un sorriso.
Sono triste
e mi fai una piroetta.
Vorrei morire
ma mi porgi un giglio.
Sono silenzioso
e tu canti al mio orecchio note di gioia,
ma chi sei?
ESISTONO SILENZI
Esistono silenzi
in cui vedo scorrere parole
come un fiume in piena
sul diario della vita,
ma non è la mia mano
che le scrive.
Esistono silenzi
nei quali vedo scorrere una lacrima
come stilla di rugiada
sul mio volto,
ma non sono io
che la verso.
Esistono silenzi
che mi fanno sentire un alito di vita
che come un profumo di mille fresie
mi accarezza il volto,
silenzi magici
in perfetta sintonia col mio indefinibile anelito.
Ora sento e comprendo
che il cuore dell’universo
palpita all’unisono col mio respiro
e allora chiudo gli occhi,
e cerco di ascoltare nel silenzio
la dolce melodia di quegli istanti.
Sono attimi che parlano d’amore,
che mi rapiscono con loro,
e in quei momenti
trovo anche te.
LA’ DOVE IL SOLE ILLUMINA ANCORA
Stringimi a te,
ai tuoi sogni leggeri
che san volare in alto
sino a sparire all’orizzonte
per poi riemergere in quella zona del cuore
che confini non ha.
Guardami riflesso
attraverso la chiarezza delle tue pupille,
incontaminato sguardo d’un’anima semplice,
e con un sorriso
illuminami
e scolpisci il tuo amore nella mia mente.
Calpesta la mia eterna tristezza,
lascia che rimanga a terra
immobile e impotente,
polvere sulla polvere,
inerme
come nulla nel nulla.
Mostrami il profilo d’un arcobaleno
arco di vivida luce e colori sgargianti,
affinchè possa frantumare squarciando
il buio della mia solitudine
che nessuno sa capire,
che nessuno è in grado di ascoltare.
Portami in alto,
lontano da quaggiù,
via dalle ombre oscure
che mi rendono loro schiavo,
là dove il sole illumina ancora
e riflette amore.
Ascolta il grido della mia disperazione
e amami più forte che puoi,
mostrami fiducia,
regalami l’infinito,
fai sentire questo bambino insicuro e uomo mancato
importante almeno per te.
QUELLO CHE VORREI
Io cerco la tenerezza
non come si cerca qualcosa
che non si conosce
e che non si è mai provata,
ma come qualcosa di cui
si ha infinita nostalgia.
Ecco cosa vorrei per me:
un sogno dipinto
coi colori dell’arcobaleno
sul fondo azzurro dei miei pensieri
e sterminate praterie di profumatissimi fiorellini
e un mare verde smeraldo rigoglioso di vita subacquea.
E vorrei che quel ponte di colori e di emozioni
unisse idealmente la prateria e l’acqua,
la mia vita e quella che vorrei che fosse
per essere libero anch’io fino a divenire cielo,
anima nell’anima,
vento nel vento.
ARTEFICE DELLA MIA VITA
Non esiste il destino,
sono soltanto io l’artefice della mia vita,
io e soltanto io posso scrivere la mia storia
disperata ma profondamente umana
e per questo vera, sofferta, vissuta.
Semplicemente so che devo vivere
senza aspettare il via della bandiera a scacchi,
devo correre prima che sia troppo tardi,
potrei sprofondare nella palude della tristezza
se solo mi fermassi a riflettere o mi arrendessi in partenza.
Vane le preghiere, inefficaci le medicine,
nessuno mi spingerà a seguirà il mio cammino,
dovrò necessariamente farcela con le mie sole forze,
nessun aiuto dall’alto,
forse nemmeno il soccorso della zingara fortuna.
Stasera però mi sono fermato un attimo
a guardare il rosso del tramonto
che dava l’addio al giorno
proprio mentre anch’io mi sentivo finito,
quella luce mi ha sussurrato piano:
“tu rinascerai con me e vincerai se lo vorrai”.
IL CHICCO
Era arrivato il giorno tanto atteso,
il mio sogno doveva essere seminato,
doveva sbocciare,
crescere e dare i suoi primi frutti.
Piantai quel chicco
nella zona più fertile della mia vita,
lo innaffiavo ogni giorno con le mie lacrime
e desideravo sempre più la sua nascita.
Finalmente spuntò una foglia,
mi fece sognare,
sperare,
sorridere,
sapevo che i suoi frutti
sarebbero arrivati presto.
Con molta lentezza crebbe,
fece un piccolo fiore,
un briciolo di gioia
ma nessun frutto.
A differenza della lentezza
con la quale era nato,
al primo spiffero di vento
morì
e con lui
il mio cuore.
LA RINASCITA
Per assaporare i colori della primavera
e sentire il calore del sole,
il suono della natura che rinasce,
dobbiamo avvertire prima il gelo dell’inverno.
E il bosco dovrà apparirci freddo e silenzioso,
solo dopo vedremo il pettirosso cantare,
giovani foglie danzare, una goccia divenire oceano.
E i fiori giaceranno inerti sepolti nell’oscurità
per poi germogliare e fiorire come per incanto,
fiori vivi che mostreranno le corolle al sole.
L’inverno può durare anche per mesi e mesi,
il buio potrebbe rivelarsi lungo e interminabile,
camuffarsi da maschere umiliate e sconfitte
di solitudine e di tristezza
ma la primavera e con essa la sua incantevole luce
torneranno sempre prima o poi
e sarà festa nei nostri cuori,
definitiva vittoria per la nostra anima.
I COLORI DELL’ARCOBALENO
Tu
che hai saputo dipingere
con i colori dell’anima,
immortalando sensazioni racchiuse
in mille immagini.
Hai creato arcobaleni,
voli di aironi
tra cielo e mare
abbagliando di luce
l’orizzonte del cuore.
Mi hai modellato,
con la tua arte plasmato,
sfiorando insieme
il tutto e il nulla,
l’estremo e il semplice.
Una libertà
infinita
che attraversa il respiro
e fa volare via,
via.
IL SILENZIO DELL’ANIMA
In questa notte
che il sogno
non riesce a strappare
ai miei pensieri,
lascio scivolare
lievi
piccole gocce
sul mio viso.
Il silenzio
della mia anima
ora preme
come non mai.
Ed io riconosco
la mia debolezza,
la disperazione d’un uomo
che è consapevole della propria fine.
Ma io non vorrei
morire adesso
senza nella mia vita
aver mai amato prima.
RITRATTO DI DONNA
Soffermandomi a guardare il tuo viso,
quella profondità del tuo sguardo,
vorrei passarci delicatamente le dita
seguendo con una linea i tratti dei tuoi lineamenti.
Scrutando i segreti di quegli occhi verdi
che sembrano cambiare ad ogni tuo stato d’animo,
non so che darei per leggere quelle paure e incertezze
che mai avresti il coraggio di rivelarmi.
E in quell’infinita dolcezza
che lasci ancora scorgere,
cerco dipinto un viso di bimba,
trovo invece il ritratto di donna.
IO E TE IN AMORE
Se avrò gli occhi spauriti
di un cerbiatto indifeso,
ti potrai commuovere
e mi accarezzerai.
Se subirò la sconfitta
di una speranza naufragata nel niente,
soffrirai con me dispiaciuta
e mi consolerai.
Se di colpo scoprirò
di non farcela più,
tu combatterai con me
e mi incoraggerai.
Ma quando ti guarderò
con gli occhi di un uomo innamorato,
ti perderai con me
e saremo un vortice nel blu dell’oceano.
Là dove la vita
si rigenera dopo la morte,
là dove il tempo
non si ferma.
Io e te in amore.
SAPORE DI LIBERTA’
Voglio allargare le braccia
e respirare forte
l’immensità del cosmo,
il sapore della vita.
Voglio sentirmi libero,
Finalmente felice di vivere e amare
senza negare più a nessuno
me stesso.
Desidero imparare a conoscere
ed aiutare il mio prossimo,
dire addio alla bramosia d’egocentrismo
del mio io.
IL QUADRO PIU’ BELLO
Spicchio di luna in cielo,
aliti di parole incantate,
soffio caldo del tuo pensiero
sul mio cuore.
Mi soffermo a contare e raccogliere le stelle
ne farei una collana per donarla a te
che non ne hai bisogno
perchè stella fra le stelle.
Altro che tesori e ricchezze!
non servono gioielli e diamanti,
regni solo tu
con la tua magica e preziosa presenza.
Tu dolce e bellissima principessa
nella favola della mia vita,
dolce musica il tuo respiro
che danza nella notte col silenzio.
Ed io che in uno spiraglio di luce
ti guardo incantato
come un fermo immagine nella mia mente:
il mio quadro più bello.
LA MAGIA DI UN NUOVO GIORNO
E’ ora finalmente!
quell’attimo mansueto
che segue la notte e precede il mattino
trattiene il respiro,
la natura tutta è in attesa,
il risveglio è prossimo.
La magia
che si rinnova
nell’incanto dell’alba,
canta il gallo
ambasciator di questo evento,
poi trepido silenzio e fremente compostezza.
Ed eccolo il boato
in un fragore di luci che si accendono
tutte insieme,
esplodono nel cielo,
giunge infine il sole
a battezzare il nuovo giorno.
Ed è un festoso cinguettare di uccellini,
lo schiudersi dei fiori,
la carezza della rugiada
che lieve scivola sugli steli,
la òla dell’erba che vibra
pizzicata dalle esperte dita della brezza.
E poi ancora il guizzar dei pesci giù nel fiume,
il suono d’una campanella al collo d’una mucca,
il rincorrersi di un’onda dietro l’altra,
oche che schiamazzano in girotondo,
il sapore fresco del latte appena munto, del pane caldo,
delle uova raccolte sulla paglia,
lo sguardo di un pulcino appena nato con le piume in disordine.
I miei occhi sbigottiti che veloci applaudono
aprendosi e chiudendosi ritmicamente
sul mondo che nasce,
avidi e mai stanchi,
felici ancora di assistere
alla magia di un nuovo giorno.
SEGRETI
Segreto grave
occultato dalla maschera del silenzio.
Segreto profondo
sigillato da una promessa.
Segreto fragile
taciuto per rispetto.
Segreto inconfessabile
celato per vergogna.
Segreto remoto
ancestrale,
incomprensibile,
misterioso,
completamente folle.
Quanti segreti
appartengono alla coscienza d’un uomo!
Radice d’un male, silenzio dentro il silenzio,
amara fonte di strani tarli.
Quanti segreti verranno con liberazione confessati?
Ma quanti di essi sfoceranno poi nella morte!
OCCHI DI GATTA
Occhi oblunghi d’ambra e smeraldo
percorsi dai sentieri dell’eden.
Oasi sconfinati di terre e fuoco
solcati dai fiumi dell’anima.
Mondi lontani d’amore e odio
abitati da abissi profondi.
Occhi di gatta
inafferrabile enigma.
NEBBIA
E la nebbia scendeva
lentamente
confusa.
Solo una luce
si distingueva all’orizzonte
in un tremulo brillio.
Poi un’altra
e subito dopo un’altra
e un’altra ancora.
Indefinibile paura e insieme lontana speranza,
chiusi gli occhi
e non fu più niente.
L’ALTROVE
Libero varco che trasmigra mondi
veggenza astrale tra fuochi oscuri,
notti di voci in sussurri sopiti
che risvegliano danze di lucenti magie,
nel dorato alito di fate leggere.
Quello strano timore di essere Anima
come un lamento di foglie schernite dal vento!
Come sorrisi di orchi che diventano buoni!
E per un istante sottile,
trafitto dal megalitico luccichio della luna,
il confine che separa l’Altrove
non è poi così lontano.
MASCHERE MUTAMBOLE
Non detestare ciò che sei se sei,
vivi semplicemente nell’orma dei passi antichi
che furono dei padri fucina dell’esistere.
Ascolta nel silenzio la saggezza e lo scongiuro
di maschere mutambole
come folletti strambi malati di magia,
piegati alle fogge di forme controverse
cercando il senso della smorfia
in ogni pietra cesellata.
Non vedi? Ridono di te!
Non senti? Piangono per te
e cantano la storia lontana
che scaccia demoni dal mondo.
GESU’ IO TI AMO
Gesù! Ora posso, devo, voglio amarti; ogni giorno di più!
io ti sento vicino, molto vicino
fin quasi a sfiorarti,
guardandoti dal basso verso l’alto
inginocchiato ai tuoi piedi.
Per troppo tempo non ti ho creduto
e ho vissuto come se tu non esistessi,
lontano da te
senza mai leggere il Vangelo,
perso in strade buie senza sbocchi.
Tutte le porte mi parevano chiuse,
ero preda di ansia e tristezza
immerso in una solitudine senza fine.
Sopravvivevo ossessionato ed atterrito
dall’idea d’invecchiare e morire,
schiavo della lussuria e della pornografia
non capendo che la carne è morte e lo spirito è vita,
tu soffrendo hai crocifisso la carne, io ne ho fatto fonte di piacere,
il male aveva inquinato persino i miei scritti: ero ridotto una larva umana!
Ora cerco persone avanti nella fede
mentre prima bramavo esperienze sessuali.
Oggi tutto è cambiato come per magia
da quando finalmente aprendo il mio cuore
io ti ho accettato con fede nella mia vita.
Ogni cosa mi appare nuova e bellissima
vedo tutto ciò che c’è dentro e fuori di me
con occhi totalmente diversi, sento nella coscienza serenità e giustizia.
Hai riempito la mia anima d’una purezza fortissima
come se in un momento avessi cancellato tutti i miei peccati perdonandomi,
purificandomi come un bambino, ero caduto e mi hai rialzato.
Sono rinato libero e felice.
Ora amo te Gesù, gli altri e la vita
ho smesso di chiudermi vigliaccamente nel guscio del mio egoismo
ma sento forte il bisogno di aprirmi all’universo che mi circonda.
Vorrei tanto fare del bene, aiutare e trasmettere al mio prossimo
rendendo testimonianza ed evangelizzando
questa gioia che provo dentro
e che vorrei condividere con tutti.
C’è una nuova luce che brilla nei miei occhi
e l’ispirazione poetica è cresciuta diventando positiva e bellissima
mentre prima scrivevo dolore e autodistruzione
e rileggendo è come se non avessi scritto io.
Ho compreso che senza di te
c’è il vuoto e regna la paura,
nulla ha senso o valore e si è vulnerabili e infinitamente deboli
ma nella debolezza in umiltà si è forti.
Piccoli grandi prodigi
mi sorprendono giorno per giorno
rinnovandomi continuamente e progressivamente.
E’ una rivoluzione interiore, una metamorfosi d’amore.
Tutte le porte si aprono da sole.
Ed io non posso più tornare indietro
ora che ho sperimentato
l’importanza della tua presenza nella mia vita.
Smascheri il diavolo, discerno il bene dal male.
Da ora in poi griderò al mondo intero:
Gesù io ti amo con tutto il mio cuore più della mia stessa vita
e ti adorerò per sempre.
Perchè con te vicino posso ogni cosa, non deludi mai
niente potrà più abbattermi
o farmi del male: chi è con te non è del mondo!
E le cose di esso perdono consistenza:
Solo luce e amore
tu hai riservato
per me! Tu battezzi, liberi, guarisci, salvi!
Dentro me hai iniziato un’opera meravigliosa
che porterai a compimento,
primi timidi germogli
d’una miracolosa fioritura di santità.
Leggendo la tua parola,
nelle profondità del mio spirito,
una capacità di penetrazione talmente forte
vivifica.
LA SPIRITUALITA’
Esiste da sempre e per sempre in noi,
in fondo alla nostra anima,
qualcosa indefinibile
ma estremamente preziosa e vitale
capace di renderci immortali,
invincibili,
simili a Dio,
e che non può essere in nessun modo
annullata o distrutta.
Questo meraviglioso dono di immensa potenzialità
che ci è stato regalato con amore
è la nostra spiritualità.
Immersi nel fango dell’errore e della disperazione
o sprofondati nel mare dei nostri guai,
essa ci trascinerà con se’ sconfiggendo la morte,
risorgeremo dalle macerie ricostruendo noi stessi
con una straordinaria forza di vita e d’amore
sollevandoci fin lassù
perchè noi siamo nati per vincere.
SENTIRE GESU’ NEL CUORE
Oggi ho capito
una cosa molto importante
che soltanto chi sente veramente Gesù nel cuore
può comprendere:
la vita è meravigliosa,
è un dono bellissimo
che ci è stato regalato con amore
e per questo va vissuta con gioia ed entusiasmo
fino in fondo.
E se spesso accadono cose brutte e tristi,
non è perchè siamo sfortunati
o perchè il male regna sovrano,
oppure perchè siamo stati abbandonati al nostro destino,
c’è invece un qualcosa di bellissimo
celato dietro quel male,
come un meraviglioso e definitivo riscatto futuro
che noi per adesso con gli occhi mortali e terreni
non possiamo neanche concepire o immaginare.
Per questo io ho fatto la scelta più importante
della mia tormentata e solitaria esistenza:
“ho messo la mia vita nelle mani di Gesù Cristo”
e per la prima volta in vita mia
scrivo di Gesù e per Gesù.
CHISSA’ SE TI RICORDI ANCORA
Chissà se ti ricordi ancora
le domeniche d’estate
e quel silenzio nelle strade,
correvamo solo noi
ad inseguire i sogni
senza più tristezza ed abbandono.
Stringevi forte la mia mano nella tua
e spinti dall’incoscienza della nostra età
fuggivamo via lontano,
vivendo il presente senza domani,
ci bastava e non ci importava di sapere
cosa volevamo noi dalla nostra vita.
Chissà se ti ricordi ancora
i pomeriggi d’inverno
trascorsi chiusi in casa
a fumarci la malinconia,
ad inventare il nostro mondo,
giorno dopo giorno senza aver paura,
senza fermarci davanti a niente
tra storie vere e viaggi con la mente.
Ma il tempo passa in fretta sai
ed io ho non ho imparato a vivere
ma lo stesso tempo
sento che non cancellerà
quelle cose in cui io credo
che vibrano e bruciano dentro me,
mi chiedo se anche tu
sei rimasta quella di allora.
Chissà adesso dove sei, che fai e con chi stai!
Chissa se avrai trovato mai
la vita che volevi,
quello che sognavi.
I POETI
Ci sono ancora loro,
strani individui
con l’anima più leggera di una nuvola.
Loro,
i poeti,
ingarbugliati nelle rime di ogni giorno,
con le più vere promesse e il più nobile scopo:
donare con il cuore e tramite la penna
ancora e poi ancora all’infinito,
amore.
Ci son sempre loro a risvegliarti dal torpore
che t’infonde l’infernale macchina del nulla,
a dirti quanto vali se le ali
le dispieghi ancora
ferite e sanguinanti forse.
Ci sono ancora loro a dirti di stranezze
disegnate dentro al vento,
a farti capire quanto sia vero il tuo sorriso
se arriva dopo quel dolore,
quanto sia libero questo mondo
se non avvelenato da quei gas
più che mai sconosciuti ed assassini.
Sì, libero e vero! come la vita che ti scuote
contro quella morte che non puoi capire.
E ci sono infine loro:
bambini, folletti, tenerissimi giullari di emozioni
ormai ridotti a non avere più parole
che parlano muti lo stesso,
piangono in silenzio,
e nel silenzio,
senza fare rumore,
accarezzano l’immenso.
AMORE
Ho visto lanterne ardere
in un silenzio infinito
dove la memoria
si perde.
Voci di bambini aleggiare
in un tempo remoto
dove suoni di flauti
contrastavano sussurri e grida.
Incontrollato amore, sconosciuto, amaro
disperato amore
che devasti l’animo
e sconvolgi la mente.
Amore rincorso, perduto, ritrovato
amore di lacrime
che purifichi gli occhi
e lontano calmi l’ardore.
Ho sentito il mare infrangersi
in onde di tempesta
in un tempo inaccessibile
dove il dolore si dissolve.
E ricordi amari al cuore
che offuscano
la vita vissuta
e non vissuta.
Inspiegabile amore, vagabondo, inconsueto
fragile amore
che distruggi il mio sangue
e annienti il mio corpo.
Amore cercato, sognato, sperato
amore di rabbia che infiammi lo sguardo
e lontano
accendi le vene.
Più amore
più forza,
più di te
dentro me.
FRAMMENTI DI SENTIMENTI
Impalpabili volteggiano nell’aria e profumano di primavera
cadute distrattamente da chissà dove
smarrite nel tempo.
Spaziano nella mente
nutrendosi di spasimi
anelando consolazioni.
Danzano coi ricordi
si adagiano su fiori recisi
dipingendo l’amore.
Un ritratto d’autore
ma sono solo briciole
briciole e nient’altro.
Frammenti di sentimenti
che uniti tra loro
danno vita al mio cuore,
INCROCIO DI VITE SBAGLIATE
Sei storia d’amore incompiuta,
poesia mai finita,
sei l’amore sfiorato e incosciente
incontrato per strada, la stessa
a un incrocio di vite sbagliate.
Fra mille anni
o forse fra un istante
io ti ritroverò seduta ad aspettarmi
nella quiete di un tempo
che sarà verità.
Mi chiamerai “mio amore”
ed io “piccola mia”
come se ieri fosse appena passato,
come se mai
tu fossi andata via.
DENTRO TE
Dentro te
ascoltavo il dolce silenzio
affondando nel grigio notturno
dei tuoi occhi
mentre l’azzurro delle tue iridi
svaniva fra le ciglia del sole.
Dentro te
percorrevo il tempo immobile
cullando il sogno di te bambina
ed una carezza silenziosa scorreva
accanto ai tuoi occhi lucidi.
Dentro te
immagino ancora il tuo profumo
l’estasi proibita
e la dolcezza di quel momento
che diventerà il mio indelebile ricordo.
IL TEATRO DELLA VITA
Personaggi
costumi di scena
copioni
luci
prove
soddisfazioni.
Tutti vagoni di un treno
che viaggia
lungo il binario del teatro,
arte sopraffina
nel comunicare con gesti
mimica e parole.
Un viaggio
che conduce la nostra anima
in uno spazio virtuale
a volte fantastico
a volte specchio
della cruda realtà
ma che ormai fa parte
della nostra vita,
del nostro essere maschere
in questo mondo
chiamato teatro.
IL DELFINO E LA SIRENA
Su un’isola deserta
sperduta in mezzo al mare
viveva una fanciulla
che non sapeva amare.
In mezzo alla natura
da sola era cresciuta
tra fiumi, uccelli e fiori
di quell’isola sperduta.
Dormiva su una rosa
mangiava dentro un cocco
cingeva i suoi capelli
di un nastro con un fiocco.
Passava le giornate
parlando con gli uccelli
svelava a loro i sogni
più intimi e più belli.
Il suo migliore amico
era un delfino bianco
ch’era rimasto lì
lasciando il proprio branco.
Un dì mentre nuotava
nel mare di cristallo
qualcosa la colpì
in un banco di corallo.
Con gli occhi spalancati
guardava attentamente
quello che succedeva
nel fondo sottostante.
Il suo migliore amico
ossia il delfino bianco
giaceva dolorante
poggiato su quel banco.
D’istinto si lanciò
portandogli soccorso
e gioì quando capì
che non l’aveva perso.
Qualcosa nel frattempo
in lei era cambiato
pensando a quel suo amico
che Dio le aveva dato.
D’allora la fanciulla
con lui volle restare
sirena diventando
per vivere nel mare.
Restò con lui per sempre
coprendolo d’amore
ma l’isola dei sogni
rimase nel suo cuore.
LA RAGAZZA COMPUTERIZZATA
Io vorrei confessar questo
in fondo è un segreto onesto,
mi son follemente innamorato
di una ragazza virtuale che ho creato.
Non so da qual mondo sia venuta
ma si muove, mi guarda e non è muta,
non esiste nella realtà
ma a me par quasi verità.
Dal mio computer è uscita fuori d’improvviso
senza dolori, problemi e con un bel riso,
è proprio bella, formosa e seducente
fatta di hard disk, processori ma non mente.
Cliccando il suo corpo l’amor ci ho fatto in ogni lato
non ho preso virus e piacer ho anche provato,
lei programmata ride, parla, si muove sai
mi ubbidisce, non dà problemi e non tradisce mai.
Figli purtroppo non me ne può dar
ma che importa, la stringo e continuo ancor a baciar,
ormai in questo secolo di robots e computers ultrapotenti
mi sentirei antico con una vera donna coi sentimenti.
Per questo io sto tranquillo con la mia ragazza computerizzata
che mi soddisfa, mi piace e l’ho tanto amata,
son arrivato al punto di non volerla cambiar se far lo possa
neppur con una ragazza vera in carne e ossa.
LUCE
Quando nel buio della notte
perdutamente solo
come un bambino prego,
sento nascermi dentro una forza improvvisa
calore ed energia mi esplodono nel corpo,
ed è di nuovo LUCE nella mia anima
di nuovo LUCE dentro i miei occhi
gioia nel cuore
festa di sorrisi.
Quando invincibile
il male sembra sconfiggermi
ed ombrosi pensieri mi spingono verso la morte
una potenza positiva forte come un fuoco
scorre divampando nelle mie vene
ed è di nuovo LUCE nella mia anima
di nuovo LUCE dentro i miei occhi
pace nel cuore
libertà nella mente.
Quando con brividi di freddo
la paura mi assale
ed io credo di non farcela più
una voce intima mi infonde coraggio
pronta ad aiutarmi mi tende la mano
ed è di nuovo LUCE nella mia anima
di nuovo LUCE dentro i miei occhi
amore nel cuore
equilibrio nella mente.
Quando terrorizzato d’invecchiare e di morire
solo senza compagna e senza amore
sono schiavo del terribile pensiero che la mia vita non abbia senso o valore
tu cancelli di colpo questa mia agonia
la tua presenza rende preziosa la mia esistenza
ed è di nuovo LUCE nella mia anima
di nuovo LUCE dentro i miei occhi
serenità nel cuore
comunione con te attraverso la mente.
È di nuovo LUCE, LUCE e soltanto LUCE!
E spariscono le tenebre
fuggono da me fantasmi e demoni
è sconfitto il serpente.
Solo LUCE, LUCE, e per sempre LUCE.
Ed io ora so
che non smetterai mai di illuminarmi.
VIALE ALBERATO D’AUTUNNO
Cade una foglia
soffice piuma
leggera
volteggia nell’aria
come una ballerina che danza sulle punte
poi
si posa per terra
sul tappeto di questo viale alberato
anch’essa
parte d’una coperta
ingiallita
di foglie morte.
L’autunno è arrivato
con la sua malinconica dolcezza
ed ogni albero si sta spogliando
del proprio vestito.
I rami ormai nudi
sembrano tendere
le proprie braccia al cielo
quasi come ad abbracciarlo.
In un amplesso tenero ed appagante,
io mi stringo a te,
alma Natura,
voglio cogliere ogni tuo palpito
e respirare il tuo stesso respiro,
vestendomi dei tuoi colori.
CASTELLO ANTICO
Il castello
sta
là,
disteso sul colle
come statua imponente.
Guarda
nebbie e fantasmi
terre ed oceani
monotoni e spettrali
nel tempo che passa.
Ricorda
lotte e tormenti
amori e passioni
nel volgere lento
dei secoli.
Fra quelle mura antiche e millenarie
trova ancora rifugio un vecchio gabbiano
ammalato e stanco
che mira da lontano
le immense acque solcate nei voli.
MONTAGNE
Maestosi giganti addormentati
o eruttanti fuoco fra le gole,
vi osservo in silenzio su pendii boscosi di valli ridenti
brillare al sole come rocce ardite.
Cime svettanti che austere sfidate il cielo
incontrastate padrone dei grandi silenzi
accogliete le aquile, scrutate i mari
riconciliatevi con l’immenso.
Dolci declivi bianchi di pura neve,
inesplorati paradisi e regno di purezza,
siate finestra aperta verso l’infinito,
dove quiete e pace dànno ebbrezza.
Voi segno di grandezza vera,
espressione della potenza della natura madre,
noi al confronto tante formichine,
prede di paure e confusioni.
PRESAGIO DI MORTE
Ho un presagio,
qualcosa serpeggia nell’aria,
striscia invertebrata nella memoria,
credo sia angoscia,
spettro del mio respiro pesante.
Ansimo,
ho il fiato corto,
sarà paura,
e m’abbandono,
vinto.
È punta di spillo che penetra le mie carni,
solitudine
vuoto,
è vento di ghiaccio che invade
rapida mi scava nelle ossa.
Schiava la mia mente di lei e del suo male
vorrei almeno vederla, comprenderla
ma ella non si mostra,
mi osserva,
la si sente e basta.
In un muto silenzio
come trasparenza nascosta
penetra profonda nelle mie pupille,
non posso che subirla ma adesso so cos’è:
presagio di morte.
L’ANTICAMERA DELLA MORTE
La paura dilata il tempo come un elastico
il cuore palpita disordinatamente,
ansima il respiro.
Occhi catturati dall’inquietudine,
sguardi impietriti dal terrore,
il volto è una maschera.
Il corpo dapprima si oppone,
si dimena,
poi affoga in una lenta agonia.
Mentre il torpore immobilizza gli arti,
il cervello resta lucido qualche altro istante,
poi si perde la concezione dello spazio e delle ore.
Confusa e impaurita la mente,
l’abbandono può sembrare dolce e soffice,
l’ultimo respiro sembra seta.
L’uomo ora è rigido,
si adagia smarrito,
perduto.
L’attimo che segue è l’anticamera della morte,
il tempo immoto,
gli occhi pesanti, opachi, vitrei.
A malapena distinguono i colori,
si allontanano dalla vita,
graffiano la memoria.
Alle luci dell’alba
sguardi deliranti sigillano le tenebre
le labbra spalancate in una smorfia amorfa.
La morte brinda in calici d’argento,
il silenzio diventa
perfetta armonia.
LEI MI SEGUE
Ovunque io vada
lei mi segue
in silenzio
discreta
e senza farsi notare.
Ogni tanto mi sembra
di sentirne il respiro
dietro ogni angolo
ogni porta
ogni passo.
Non serve correre
rifugiarsi
scappare chissà dove
lei è la mia ombra
e ci sarà sempre.
Non riesco proprio
ad allontanarla da me
mi ossessiona
sono l’unico ad accorgermi di lei
soltanto io riesco a vederla.
Ma forse una soluzione c’è
no! non cadrò nelle sue braccia
non sarò il suo burattino abbandonato
ormai ho deciso
sarà la mia poesia a farmi fuggire da lei per sempre.
IL MIO DESERTO
Non ho mai conosciuto amore alcuno
in quest’orrido deserto
che è la mia vita,
solo miraggi d’amore inesistente
sete d’acqua mai bevuta.
È il deserto
quello nel quale mi ritrovo,
ricordo che è stata la mia culla,
momenti di intensa solitudine,
di preghiere inascoltate rivolte al cielo.
In fondo è sempre in esso che mi sono ritrovato
dopo lunghe corse affannate ad inseguire il vento,
a sognare di raggiungere le stelle,
nei miei occhi neanche un raggio di quel sole,
solo freddo nell’anima e nulla più.
Sento la notte nel mio cuore,
alitare con lunghi interminabili silenzi
giovinezza sfuggita fra le dita e perduta per sempre
sogni svaniti all’alba.
Non mi è rimasto che rifugiarmi nel deserto, amico fedele
lì anche se triste ogni cosa è mia,
è solo sabbia lo so, echi di silenzio
ma almeno non posso perdere
ciò che non ho mai avuto.
In questo mio deserto
il niente è tutto per me,
e il mio tutto è niente per il mondo,
oggi è la mia casa,
domani, la mia tomba.
SOLO
Pagina di giorni inutili
spesi a pensare e piangere,
muta amica di parole confidate ad un diario
silente fanciulla triste ma accattivante.
Con la tua veste leggera di tulle
mi inviti a ballare
un giro di danza e mi dici perfino:
“sai che amo ballare con te!”.
Mi afferri le mani e me le stringi forte
ed io mi sento così bene,
è tutto incredibilmente assurdo
incomprensibile.
Ma non vedi la contraddizione
nella nostra amicizia?
Io con te dovrei sentirmi…
solo!
PULEDRINO
È una piccola bellezza la sua
in tutti i sensi,
con quelle gambette ancor deboli.
Venuto alla luce da una settimana,
ha sempre un’aria incuriosita
per tutto ciò che di nuovo gli sta intorno.
È completamente nero come la notte,
con soltanto un piccolo raggio di luce sulla fronte;
fa tenerezza con quel corpicino che appena nato muove i primi passi.
Non so… ma questa piccola creatura
possiede una bellezza estranea a questo mondo, una novità
due occhietti dolci che osservandoli ti fanno innamorare di lui.
Ora, disteso fissa il vuoto
chissà a cosa pensa!
le sue orecchie attente aspettano qualcosa di curioso.
Appena la sua mamma si muove
lui la segue come se avesse paura di rimanere da solo,
in questo mondo che sente ancora straniero.
Con quelle lunghe gambette e tutto il suo corpicino
scoprirà pian piano la vita
e non sarà più un gioco.
E chissà,
forse un giorno sarà libero di correre lungo i campi
da solo con la sua raggiante bellezza.
AL MIO CANE
La tua presenza
colmava il vuoto
della mia oziosa solitudine,
spesso mi contrariava
il tuo lungo abbaiare
che ora mi manca da morire.
Mostravi tutta la tua gratitudine
stendendoti ai miei piedi
e mi contemplavi,
parlavi con gli occhi
ci capivamo
nell’incrociarsi dei nostri sguardi.
Ci ritrovavamo sempre
nel nostro mondo
pieno d’abitudini,
forse
non ero solamente il tuo padrone
ma il vero amore.
Oggi non ci sei più
la tua festosa compagnia
si è dissolta
nella morte
ricoperta
dalla nuda terra.
Ma per me
rimani sempre una ferita aperta
incancellabile ricordo dentro al mio vuoto
nel ripiombato abisso
d’un’altra e più profonda
solitudine.
FARFALLE
Le ali son come petali
di fiori colorati,
e con eleganza
volano posandosi sui prati.
Ed è in festa la radura
per quelle piccole creature sospese in aria,
sorride gioiosa
la natura tutta.
Un’esistenza tanto fragile
quanto bella e preziosa la loro
che dura solo qualche giorno,
il tempo di imparare a volare e farsi ammirare.
Ma a differenza degli uomini
accomunati dallo stesso destino,
son felici ugualmente mostrando di apprezzar la vita
e spensierati si godono
la loro breve gita terrena.
Son consapevoli
d’aver concorso fino in fondo
a far stupire gli uomini
e colorare il mondo.
L’AQUILONE
Un esile ma robusto filo
ci lega l’uno all’altra
e tu mi conduci senza esitazioni,
ed io posso andare più in alto
e scorgere paesaggi sublimi., bellezze mai viste.
Corri veloce
ammiro il mondo oltre la collina,
al di là delle montagne fino al mare
dove il cielo dona voce solo al mio respiro
mentre l’infinito abbraccia i miei pensieri.
Qualche nuvola all’orizzonte
accompagna il mio volo sempre più leggero
ed il vento mi sostiene l’anima
innocente e bambina in questo cielo azzurro,
più su di così io non sono stato mai.
Non so se le mie ali sono davvero forti,
o sei tu che mi incoraggi,
da quassù ogni segreto,
ogni promessa,
sembrano più veri, non arriva la cattiveria degli uomini.
Di quella terra lontana non scorgo più nulla,
quasi fosse ormai dimenticata e perduta
qua in alto tutto sa di eternità,
sto assaporando lentamente
la magia che mi circonda.
Vorrei descriverti ogni cosa che vedo
trasferendoti le emozioni che provo
ma tu continui sempre a dirigermi,
non ho paura di volare, sai
mi sei vicina nei pensieri.
Ora conosco i desideri del cuore
vivono scolpiti in me
ed io volerò per sempre
e ti porterò con me ovunque
al di sopra di queste montagne, oltre l’orizzonte
nello spazio infinito.
TU
Tu!
un vento gelido che consuma il respiro,
un bacio di lapide
dal sapore di terra,
tu mi indichi il cammino verso la morte.
Tu!
sei la notte del vampiro
che sorge dalle macerie della mia disperazione
triste riflesso di luna piena,
tu godi della mia rassegnata sconfitta.
Ma tu non sai
di quella scritta scolpita sul legno
di un ulivo arso dal vento,
che perde sangue lasciando un segno eterno di riscatto:
Sangue innocente di perdono, non di condanna.
Dopo tre giorni scaraventato fuori dalla tomba
slegato da ogni legame mortale.
Tu sconosci
che quella morte mostrava la vita
non più pioggia di dolore ma riso di angeli
in quella croce la definitiva vittoria.
C’È QUALCOSA
C’è qualcosa che immagini
quando sei bambino
e che poi perdi da grande.
È una sensazione magica
figlia della tua innocenza
vivida d’una luce quasi immortale.
Ma se da adulto riuscirai a ritrovarla,
davanti ai tuoi occhi
come per incanto si aprirà l’universo.
E le sue leggi lo governeranno con amore
e sarà armonia
bellezza cosmica.
L’oceano non ti farà più paura
e vorresti essere una goccia d’acqua
per unirti al mare.
E scoprire il tutto
essere in simbiosi con la natura
ammirarne il fascino.
Vorrai dare agli altri
la ricchezza che avrai dentro,
fino ad entrare in comunione con Dio.
Sentirai il bisogno di parlargli nel silenzio del tuo cuore
ringraziarlo per averti donato la vita
con le sue meraviglie sempre nuove.
SOGNO SVANITO
Sono in un prato,
un grande prato fiorito,
pieno di pace
e silenzio,
lì vedo i miei sogni perduti
impossibili
finiti.
Ci sei anche tu con essi
mi tendi le braccia con i capelli al vento
accenni un sorriso
ed io ti corro incontro,
ma di colpo mentre sto per sfiorarti
il mio sogno si spezza,
e il prato ridiventa il mio letto.
Il cielo torna ad essere un bianco soffitto,
tutto intorno si trasforma
il sole diventa luna,
il giorno notte,
ed è caos nella mia mente,
tormento nel cuore,
mi ritrovo solo.
Non più il tuo sorriso
ma lacrime nei miei occhi,
quella brezza leggera è ormai vento freddo sul mio viso,
addio mio dolce sogno inghiottito dalla realtà
di te mi rimarrà solo il ricordo
e la speranza di incontrarti di nuovo,
intanto mi consumo nella mia tristezza.
AD UN PASSO
La tua esile figura,
trasfigurata nello specchio dell’universo
come spicchio di luce scende dall’alto
e attraversa cieli
strati di lucide gemme.
Entra così nel giardino della mia vita
fiore rigoglioso che affonda radici
nella terra della mia carne,
mutando destinazione
orientandosi su di me.
Ed è amore
puro
asceso come in un vortice
alimentato dalla forza della speranza,
pervaso da particelle fuse di materia.
Imponente figura
regina e sovrana
giri le spalle
all’ultimo sguardo della tristezza
ormai
ad un passo dall’amore immortale.
CONCHIGLIA
Come una conchiglia
che racchiude in sé
i profumi e i segreti del mare,
attendi che le mie mani calde
si posino su te,
forti e gentili,
per raccogliere la tua essenza.
Spuma di mare e salsedine sulla mia pelle,
accarezzi il mio involucro
fragile eppur millenario con te vicino
mi osservi mostrandomi la tua fiduciosa nudità,
per poi sussurrarmi all’orecchie
suadenti parole d’amore
in un mistico erotismo.
Portami con te
nell’intimità di un pensiero ribelle,
cullami,
come onda che lambisce le coste,
scaldami,
con carezze e sguardi penetranti
infine vivimi.
Tu sarai per me fantasia che non teme realtà
ed io sarò per te complice silenzioso e compagno di giochi
di fughe e ritorni,
innocenze e malizie
brezze di desiderio
che spirano gioiose
e rallegrano il cuore.
E saremo
semplicemente noi,
attimi di vita,
creature senza tempo
anime viventi
liberi
indelebili.
ISTANTE ETERNO
Mi svegli di soprassalto,
la notte è carica di misteriosi segreti.
Esco dalla mia morbida tana
ed inseguo una fata irrequieta.
Mi conduce lì,
in luoghi soavi ed incantati.
Boschi incontaminati, fiumi e laghi scintillanti
profumi nascosti eppur quasi reali.
Lì incontro gli elfi, mitiche originali creature
e anche gnomi, folletti, e tanti strani esseri sconosciuti alla realtà.
Rimango a braccia aperte sotto cascate d’acqua cristallina
poi volo libero tra vulcani e nuvole.
Guardo affascinato ma non domando nulla
non oso chiedere dove sono.
So soltanto che è stato un istante eterno,
spazzato via troppo in fretta dalla bufera della vita.
SUSSURRI
Solo sussurri
parole senza voce
sovvien la morte,
riverberi di luna
a illuminar la notte
ritagliano paure ancestrali.
Occhi negli occhi
scorre l’ultimo sangue
mani giunte in preghiera,
antiche speranze in Dio
amor oltre la vita
sigillato in eterno.
IL GIOCO DELLA MORTE
Si è fatta bella
la morte,
che con mano gentile
dell’inferno m’ha schiuso le porte.
Stanotte ha indossato per me
l’abito da sera,
soffiandomi lieve sul viso
un alito di primavera.
È Bella!…È santa!… Così vestita da puttana,
giarrettiera, pizzo e calze a rete.
Con mosse seducenti s’aggiusta la gonna tra le gambe,
mentre si aggira furtiva con la sua falce intorno a queste tombe.
Intenso il suo odore,
inebria come vino l’aroma del peccato,
gocce di mistero i suoi occhi,
sensuale si manifesta il profumo del tormento.
Malizioso e penetrante il suo sguardo grigio fumo
m’ ha legato con robuste catene
e posseduto sull’altare del piacere
attimo di fugace emozione.
Come rito sacro
di gran sacerdotessa,
intenta a celebrare
messe nere.
Pezzi di carne cruda
e sangue offerti in sacrificio,
calice di fiele per acquietare
l’ansia nell’oblio.
Incantevole, dolce ella appare
e io l’ho amata
su un letto di passione impudica e discinta
intensi orgasmi i nostri tra lenzuola di seta,
nettare d’ambrosia e miele il suo calice.
È cosi bella….Così dolce ….Mio Dio !
sul viso vivida
risplende una luce.
Sembra innocente e pura
come una bambina,
il mio nero angelo
invece mi tenta come una sfrontata sgualdrina.
La cerco!… La voglio! … La bramo!…
non conosco il suo nome
ma in silenzio
la chiamo.
Da questo mucchio di cenere e ossa
dove è sepolta sotto nuda terra,
la mia sconsacrata fossa
è già pronta.
Leggera come un’odalisca
ella volteggia su opposti cieli,
sinuosa muove i passi di una strana danza,
sventolando lunghi veli.
È allegra…libera… e mi sorride!
Mentre cerco di afferrarla con le dita scheletrite:
“Dimmi come ti chiami!” le chiedo finalmente,
me lo scrive con rossetto color porpora
su una lavagna azzurra
illuminata da una stella:
“Amor mi chiamo io! E dolore è… l’eterno compagno mio”
mi risponde.
PREGHERÒ
Pregherò per chi mi ha creato
e per te che mi sei sconosciuto,
per chi nel deserto arso dal sole
brama un sorso d’acqua
e per chi nel freddo degli inverni
batte i denti esposto alla neve.
Pregherò per chi crede di cambiare
qualcosa con una guerra,
e allo stesso modo pregherò
per chi suda nella valle della vita,
mentre scuote con fatica
le zolle della propria terra.
Pregherò per chi cura le piaghe del corpo
non vedendo le ferite della propria anima,
pregherò anche quando da te
sarò cacciato, non capito
perché solo di parole sarò vestito
e di fede consolato.
Pregherò accettando
il tuo passo nel mio confine
condividendo senza spartire,
imparando a servire prima di mangiare
porgendo rispetto perché anche tu come me
non rimanga da solo ma faccia parte di un tutto.
Pregherò per chi è rinchiuso
dentro o fuori le mura,
che sia prigioniero d’ingiustizie
o per le proprie colpe,
per chi è un re e si sente povero
e per chi è povero ma si sente un re.
Pregherò per i tuoi azzardi
perché non di sola mano sarà il peccato
ma conteranno anche gli sguardi
di chi umilia con occhi e gesti,
pregherò per chi non crede
e per chi da poco ha imparato a farlo.
Pregherò senza giudicare perché ho peccato più di te
io che non so neanche il tuo nome,
pregherò senza limite alcuno
e ancor più per chi ha offeso
nella speranza che scopra
il valore di un perdono.
Pregherò
chiunque tu sia
alla luce del sole
o nel buio di questa notte
perché tu mi abbia al fianco
qualunque sarà la nostra sorte.
LA BAMBOLA GONFIABILE
Per quante notti
ti ho tenuta stretta a me, mio pneumatico amore
sotto le lenzuola come una vera amante!
Ti ho baciata, accarezzata, posseduta
quanto liquido seminale ho versato su di te
e quante dolci parole d’amore ti ho sussurrate.
Eri giovane in viso con trecce infantili
seducenti le tue forme
ti mostravi sempre pronta e disponibile.
Oggi rido di te
dell’assurdità di averti comprata
e tenuta nel letto con me per così tanto tempo.
È stata solamente follia
o la mia solitudine forse è la chiave d’ogni risposta
ma non c’è nulla di logico in questa pazzia che è la vita.
È la mente umana
specie la mia nella propria lucida follia
ad esser così ammirevolmente imprevedibile.
CARITÀ
Siede un mendico
lungo la strada
con voce querula
tende la mano.
Passan le donne
lo sfioran gli uomini
nessuno sguardo
verso il vecchio scarno.
Eppur egli tende
più smunto il viso
sempre protesa
la mano tremante.
O perché mai
indifferente l’uomo
alla miseria resta
del proprio fratello?
ATTESA
Felici tanto
al tremulo trillar d’un campanello
i bimbi escono da scuola.
Ed erra una gran gioia tutta intorno
che irrompe impetuosa nel cortile
fra dolci braccia trepide d’attesa.
È tutto un luccichio di mille speme
di palpiti e d’amore
su cui sorride intatto l’arco dei cieli.
MIA STREGA
Balla mia strega
balla per me muovendo più forte i fianchi
balla con il corpo e con l’anima.
Balla sotto questa luna piena
colora d’argento i miei sogni
nei tuoi occhi vedo riflessi cosmici diamanti.
Non ho bisogno di bere il tuo filtro
mi hai stregato solo con lo sguardo
mi hai in tuo potere ormai.
Riempimi i sensi e l’anima di te
abbandonati tra le mie braccia
e regalami la tua follia per sempre.
LA BELLEZZA DEL SILENZIO
Chiuso in un silenzio
senza fine
la solitudine mi fa compagnia.
È bello il silenzio
è di una bellezza
che fa paura.
COLORI SPENTI
Tu, bambino che abbracci un fucile e spari,
dimmi cosa guardi lassù.
Io vedo solamente un cielo di fuoco che illumina la notte,
cammino tra i campi ed urto contro… la morte.
E tu, bambino che schiavo fai la guerra imbracciando un fucile,
dimmi, raccontami di quando nei prati vedevi fiori bianchi.
Io… non li vedo più!
osservo solo occhi che non guardano più alcun colore,
orecchie che non sentono più alcun rumore
cuori che non provano più alcun dolore.
Erba spezzata, prati calpestati, fiori contaminati.
Io bambino Italiano chiedo a Dio per te,
un infinito giardino, che risvegli il tuo cuore e ti riporti a giocare.
OCCHI SENZA LUCE
Ti guardi riflessa allo specchio,
sei bella ancora,
ma come sei diventata adesso? Sembri anestetizzata
chi sei? Fuggi da questa tua vita vuota.
Hai il viso di sempre,
i gesti, le smorfie
non son cambiate,
ti manca il sorriso lo so
ma sei tu, positiva, anche se credi di non esserlo
sei quella di prima,
la stessa che un tempo correva felice, eri un mito per me
ingenua, innocente, serena
con gli occhi pieni di sogni,
diamanti di luce
sei sempre tu, speciale, non immagini quanto
son solo passati due anni!
tu non puoi sentirti già vecchia, inventa di nuovo la vita.
Hai cercato la tua libertà senza sapere mai dov’era.
I sogni
ti sono stati rubati dal destino
e tu,
sei da sola nel mondo,
fantasma vagante senza pace
inquietudine nell’anima.
Dolore?
Sì,
tu l’hai conosciuto, vissuto e forse ti ha fortificato
ma ora non è tempo di morire come credi.
Devi reagire alle ingiurie e ai malanni che ti stendono,
risorgere dalle macerie: morire è il nulla
chi vive può ancora sperare.
Vedrai cambierà solo se tu ti ritroverai
e ritornerai ad essere quella di ieri in una casa che non sia solo tua.
Adesso anche gli occhi
sembrano spenti, svogliati
e non è rimasto che vuoto,
un corpo riflesso allo specchio,
privo d’identità, senza reazioni
che non sa chi sia, ridotto ai minimi termini
giovane ancora,
ma vecchio dentro,
vivo
ma senza sangue nelle vene,
con un viso che non sorride
e due occhi senza luce.
MELODIE DEL CUORE
Ho riascoltato oggi,
dopo anni,
una musica che non sentivo più:
liuto, violino, arpa e chitarra.
Una cascata di suoni
che prima, la mia tristezza,
mi impediva di apprezzare;
le scale di chitarra
percorse da dita alate;
i trilli del violino
suonati da un archetto fatato;
le note del liuto
toccate con dolce armonia;
le fantasie dell’arpa
cercate fra una miriade di corde;
ma la mia anima, prima, non era serena;
e non c’è mente più chiusa di quella
che non si vuole concedere!
Ma oggi, di nuovo,
ho apprezzato quelle melodie
e che gioia sentir cantare nuovamente il cuore!
LA VOCE DEL CREATO
Musica nell’universo
come di mille strumenti
agli occhi nascosti
ma palpitanti di ancestrali note.
Armoniose spirali si diffondono,
vagano sospinte dal vento,
cullate dalle onde del mare,
vestite della tenerezza di un’alba,
del riverbero infuocato di un tramonto.
Melodie piovono dal cielo stellato,
scivolano sui raggi di luna
e si librano nel silenzio della notte
come nenia al sonno degli umani.
Suoni sublimi rapito percepisci
se incontri il languido sguardo di una donna
o il candido sorriso di un bambino,
se chi soffre con gli occhi ti ringrazia,
grato apprezzando una tua carezza.
Non soltanto gli artisti hanno sensi
per cogliere il bello della vita:
basta lasciare fuori da se stessi
il fragore del mondo
ed ascoltar la voce del creato,
di ciò che ci circonda e che ci parla
di quanto la Natura ci ha donato.
STILLE DI SENTIMENTI
Stille di sentimenti
imperlano i miei occhi,
scavano solchi sul viso,
scendono lunghe e piovono
su questo foglio vuoto.
Lacrima il mio pensiero,
piange il ricordo
di un passato lontano
che più non può tornare
immobile come mummia imbalsamata.
Di quel che avevo in mano
e distratto lasciai cadere,
di ciò che allora non colsi
ed incosciente sciupai
nulla più mi rimarrà.
GLI OCCHI DI UN BAMBINO
Guarda la luce
negli occhi
di un bambino,
osservane la purezza,
la voglia di scoprire,
l’innocenza.
Guardala attentamente,
fanne tesoro,
proteggila,
è il riflesso d’un angelo,
melodia del paradiso,
ninnananna e girotondo di eternità.
Solo quella luce autentica
riuscirà a rimetterti
in pace col mondo,
sarà l’unica ragione
per cui valga la pena
vivere e sperare nel domani.
ELEVATI POETA
Elevati, poeta!
agita forte le ali della fantasia
e portati in alto,
dove non giunga il rantolo
di questa umanità morente,
il fragore delle armi,
la disperazione degli oppressi.
Allontana dallo sguardo
le brutture di un mondo
contaminato e contorto.
Immergiti nell’argento lunare
e fatti specchio per riflettere
su questa derelitta terra,
un raggio rubato al sole
che illumini le menti
e sia speranza d’un futuro migliore.
Eleva, ispirato Aedo,
un canto di pace che come neve
scenda ad ammantare le valli
ed addolcire i cuori.
Celebra la Natura,
che pur maltrattata e stanca,
ogni giorno si veste di bellezza
per far felice l’uomo.
I VECCHI
E guardo questi volti stanchi
il mio cuore e la mia anima
si aprono a nuove sensazioni profonde
di indicibile tenerezza
che mi conducono alla scoperta di un mondo
a me prima sconosciuto.
Provo a ridisegnare la vita di ciascuno di loro
anime vaganti in un limbo immaginario
ma così terribilmente reale
quasi tangibile.
così disperatamente soli, avviliti, scoraggiati
invecchiati di fuori ma tornati bambini di dentro.
Menti brillanti un giorno ormai lontano
ora prigioniere di se stesse
dove le parole che escono dal cuore
diventano solo suoni col sapore salato
delle loro lacrime non viste,
vecchi considerati morti ancor prima di esserlo.
Sarebbe così semplice capire, provare nella profondità di noi stessi
tutti i sentimenti che ci propongono
inconsapevolmente queste anime silenziose
che forse non hanno avuto il tempo di dire, ieri:
“Io vado. Esco di scena.
Ti lascio il palco della vita; il prossimo atto è tuo”.
SCONVOLGIMI
Trascinando la mia anima per i capelli
portami negli oceani più tumultuosi,
facendo ondulare nelle profondità
il mio esile essere come un fuscello.
Poi di corsa
trascinami nei deserti più arroventati,
con migliaia di serpenti ai miei piedi
in modo che io possa atterrirmi.
Quando tu mi prendi il cuore e lo stomaco
sei peggio di un cancro
non hai pietà
mi annienti, mi distruggi.
Spingimi da altissime cascate
e lanciami giù per lasciarmi affogare nelle acque impazzite
facendomi percepire il vuoto assoluto
più terribile della stessa imminente fine.
Segregami in caverne
popolate da infimi animali
che possano succhiare
quasi tutto il mio sangue.
Fammi sostare in vallate sconfinate perennemente ghiacciate,
abitate da enormi rapaci
pronti ad affondare i loro poderosi artigli
nella mia povera carne.
Sii spietata e crudele con me
perché sai esserlo se vuoi
questa è la tua essenza di donna angelica
pronta all’occorrenza a diventare diabolica.
Svegliami nel cuore della notte
accelerando i miei battiti all’impazzata
e poi via nelle foreste più nere
tra il rumore assordante delle piogge battenti.
Voglio che tu mi faccia sentire
il suono minimale della follia,
mordimi quando fai l’amore con me
mischia sangue e orgasmo, orgasmo e sangue.
Fammi raggiungere le cime delle montagne più alte
ed ascoltare il fortissimo sibilo del vento,
poi giù nelle grotte più oscure e remote
dentro l’occhio di uragani giganteschi.
Sarò nudo come un verme
ma tu indifferente ai miei lamenti
mi lascerai schiavo di dolorose tagliole
coi miei piedi lacerati da piaghe.
Insieme a te avrei voluto tante volte morire,
guardami!
mi è rimasta soltanto
un po’ di compassione per me stesso.
Se mi farai tutto questo
io ti amerò di più,
amore mio
sconvolgimi!
PICCOLO RIVOLO
Ascolto il ruscello
mentre lento ma eterno
scorre assieme ai miei pensieri,
ai ricordi di una vita.
Gocce distillate
dal suono fresco di purezza
scendon giù dalla montagna
per finire chissà dove.
Solo io e te piccolo torrente
potessi seguirti,
tornando ad esser innocente bambino,
e lievemente carezzar le tue sponde.
Percorrere strade di verità
che solo tu sai attraversare
che noi umani abbiamo da tempo perdute
sulla nostra zattera ormai alla deriva.
La sapienza è sconfitta
la ragione calpestata,
è la speranza del domani che è morta
e con essa l’amore.
Ormai niente di questo mondo
somiglia più a te, casto ruscello!
Lascia che io stia qui vicino a te piccolo rivolo
ad imparare cose che solo tu puoi dirmi
con la musica delle tue limpide acque
col silenzio delle tue magiche parole.
PRIGIONIERO
Non ho mai chiesto di esser nato
ma è ugualmente avvenuto,
non è quello che volevo
indossare ogni giorno una maschera diversa
tanto da non sapere più chi sono
per chi vivo e perché.
Prigioniero di questo corpo
prigioniero di questa anima
prigioniero di questi pensieri
pensieri che ogni giorno si infrangono in me come onde forti
spinte dalla rabbia del mare
senza smettere mai.
L’odio, l’amore
la vita, la morte
la gioia, il dolore
che senso c’è in tutto questo?
se non il fatto di essere prigioniero di me stesso
prigioniero sino all’ultimo respiro.
E poi alla fine di questo incubo che cosa resta?
Una fredda tomba?
Solo il pensiero della pace
può darmi sollievo
quella pace che non ho mai avuto
da prigioniero di questa carne,
una pace vera, finalmente!
senza più onde.
DI NOTTE
Di notte tutto è diverso,
e cambia aspetto
e anche il freddo
può divenire calore.
Di notte tutto è più intimo,
c’è chi si abbraccia per dormire,
chi per passeggiare,
chi per far festa,
e anche un randagio,
cane o uomo che sia,
può suscitarti tenerezza.
Di notte puoi essere quello
che di giorno non sei,
forse perché non ne hai il coraggio,
c’è chi si spoglia di quelle vesti non sue
obbligato ad indossarle col sole
finalmente libero di essere se stesso.
Di notte puoi sognare,
nasconderti
amare
fare ciò che la mente vuole
ed entrare in contatto con anime
che di giorno non puoi mai vedere.
Di notte tutto è più romantico,
ti guarda la luna dal cielo
e brillano su te le stelle
torni dentro le favole dei bambini.
Di notte fai l’amore nei posti più incantevoli,
in quelli più assurdi
spariscono i tabù, si cancellano le inibizioni.
Di notte rifletti
preghi
crei opere d’arte.
Di notte non ci sono fantasmi
esistono solo di giorno nella tua psiche
ma con l’aiuto delle ombre puoi liberartene.
Altro che tenebre,
la notte è vita,
magia.
Di notte ti ritrovi,
di notte vivi
di notte avverti le emozioni più forti.
Di notte tutto è possibile.
VAGO
Vado
ma in realtà vengo sospinto,
verso un destino ignoto
e vago senza luce;
avanzo a passi incerti,
non ho meta,
neppure so dove la via conduce.
Spesso smarrito
guardo alle mie spalle,
alla già lunga strada che ho percorso
ed avvilito resto a meditare
quanto del tempo mio
sia già trascorso
e quanto ancora me ne rimane.
Rivivo ore di dolore e gioia,
rivedo visi amati,
e sento a volte in lontananza
suoni di campane
scandire l’ore al buio della notte
quello stesso suono che avvertivo
nelle mie inquiete notti di fanciullo.
Mi ritrovo di colpo
ragazzo spensierato,
giovane speranzoso ed incosciente,
capace d’inseguire con coraggio
sogni che dominavano la mente;
non so esattamente cosa mi prende
ma in quegli attimi io mi sento rinascere.
Ma cosa resta in fondo
di ciò nel mio presente?
forse un po’ d’esperienza ormai acquisita
qualche gioia che mi diletto a ricordare,
tristi rimpianti d’un’età beata
ma nulla più
che possa riempire questo incolmabile vuoto.
Vorrei sedermi un poco a riposare,
ma l’impietoso tempo non consente:
bisogna andare avanti senza pause,
incontro all’al di là, a cercare il niente,
darei miniere di soldi, maturità e saggezza dell’età adulta
pur di riavere in cambio anche solo un briciolo
della mia perduta adolescenza.
VOCI NOTTURNE
Scende la notte
sulla valle intorno
brillano in cielo
da lontan le stelle
la vita immersa
in un languor di pace.
Pur nel silenzio
voci vaghe s’odono
a tratti
altre
più ancor
distinte.
Fremiti di fronde
gracidii di rane
squittir d’alati
e d’animal notturni,
poi silenzio assoluto, più ombre e nulla
e fioche luci lontane.
O immenso buio
chi può dirmi
se riposa alfin
ciascun mortale
e se son pianto
le notturne voci?
SORRIDI
Sorridi!
Il tuo sorriso
illumina la stanza.
Sorridi!
È un giorno in bianco e nero
che si veste di arcobaleno.
Sorridi!
E l’uva si fa vino
il grano pane.
Sorridi!
Come un bambino che gioca
come una ragazzina nel suo primo amore.
Sorridi!
I primi raggi del mattino
han già vinto le ombre.
Sorridi !
La tristezza andrà via
ogni lacrima scomparirà dai tuoi occhi.
Sorridi!
Fa’ che ci sia allegria nel cuor
non abituarti mai al dolore.
Sorridi!
Fino a stancarti le labbra
mostrando i denti.
Sorridi!
Fino a quando non ti addormenterai
sorridi ancor e sempre.
VOLARE IN ALTO
Tentare, osare, ardire,
senza posa cercare,
nulla dietro lasciare.
Non affogare nella tristezza
reagire senza mai arrendersi
credere in se stessi.
Degli audaci è la vittoria,
di chi al cielo dirige lo sguardo
e mediocrità disprezza.
Sono i vermi che strisciano
presto preda dei rapaci
che volteggiano nell’aria.
Indirizzare la mente
verso grandi ideali,
ambire l’irraggiungibile.
Inseguire i propri sogni
anche per spinosi sentieri,
incuranti degli insuccessi.
Pretendere il meglio in assoluto,
volare alto e un dì potersi dire:
ho fatto tutto ciò che ho potuto.
A ME STESSO
Non può esser finita se non è manco cominciata!
Hai toccato il fondo, non puoi scendere di più.
La vita è fatta di alti e bassi.
Solo quando
sei nel punto più basso e non vuoi morire
puoi dire che è arrivato
il momento di tornare su
ma come si fa a risalire
se non si ha il coraggio
di cambiare?
E se cambiare
per te vuol dire solo
ritornare
al punto di partenza?
Allora datti una smossa finalmente, è colpa tua! Lo sai
non piangerti addosso e reagisci in una nuova vita che ti somigli davvero.
Forse all’inizio ti sembrerà duro o impossibile
ma poi cambierà vedrai, sarà la tua rivincita
ma solo se tu lo vorrai veramente
dipende solo da te
e da nessun altro. Puoi cambiare quello che è stato e cancellare il passato.
Guarirai solo quando lo crederai davvero
e sarai un uomo nuovo se ti convincerai di riuscirci, ritroverai la strada trasformando il destino
sì! ce la farai, tu vincerai.
L’IMMENSO
Né più ti basterà
guardare il granchio
assiso sulla riva,
il sasso assiderato,
il lombrico nella crepa
e svolazzi radenti
di lucustre.
E più in là, sulla battigia,
il cannolicchio pesto,
e scheletri di carpe,
e legni secchi,
come gemiti di croce,
pallide alternative al vivere
in un mondo fatuo.
Tenderai lo sguardo oltre
l’azzurro planare dei gabbiani,
dei densi fumi che chiudono
della marina l’ultimo orizzonte
ov’uomo eterna, l’arcano.
Finalmente avrai l’Alternativa
ti arricchirai d’immenso.
SERENITÀ INTERIORE
Vivi in serenità
per come ti riesce
e ricorda ogni giorno
che non può piovere per sempre.
Nelle mattine di primavera
segui con gioia
il risveglio della natura
ed il sole che diventa più giallo.
Non pensare che il mondo
sia sempre pronto a prendersi gioco di te
ma fai in modo, con tutte le tue energie
che questo non accada.
Nei pomeriggi d’estate
respira profondamente l’aria dopo i temporali
e apprezza liberando la mente
quei pochi attimi di frescura.
Con i tuoi cari e con il prossimo
sii sempre leale e sincero:
il rispetto per gli altri
è la più grande virtù.
Nelle sere d’autunno
osserva le prime nebbie
che avvolgono la terra
e comincia a mandare i pensieri lontano.
L’essere umile ti aiuterà con forza
ogni giorno
anche quando dovrai lasciare
tutte queste cose, nei momenti difficili saprai chi ti vuol bene.
E ti siano d’ausilio tali pensieri
per poter guardare il buio delle notti d’inverno
con tranquillità, con la stessa tranquillità
con cui avrai seguito il sole di primavera.
È LA VITA
Una margherita gialla in un campo di grano
guardarla e di colpo scoppiare a ridere senza motivo
che buffo!
e sentirsi improvvisamente bambino
e ridere, correre, aver voglia d’abbracciare
tutto ciò che s’incontra per la strada:
un cavalluccio marino sulla sabbia
una giornata di vento,
un mandarino sull’albero,
mille chiese
una rondine che vola
sola!
Tutto sembra un meraviglioso e pittoresco quadro
dipinto di colori coi pennelli
dal più grande artista di tutti i tempi.
E continuare a guardarsi intorno
scoprendo ogni cosa con stupore e meraviglia:
un gatto sul tetto dormire come fosse in un comodo letto,
il sorriso smagliante di un viandante,
il rumore di pioggia battente, la luce del sole,
il gallo che canta, l’arcobaleno che ride,
è tutto così strano, così…magico!
È la vita,
semplicemente la vita!
le sue forme, i suoi colori, i suoi odori, i suoi sapori.
È la vita che ti prende
ti porta con sé
e voli su immagini di sogni
fantastici ed irreali
fanciulleschi e spensierati.
E non smettere proprio mai di ridere, correre, abbracciare
lo sguardo sereno si posa su ogni cosa, il mondo sembra tutto rosa
mentre l’anima si sveglia immersa nel giallo dell’autunno,
si abbandona all’ebbrezza dell’estate,
alla neve bianca dell’inverno
ai papaveri rossi di primavera.
E il pensiero corre… corre come un fiume in discesa
e s’infiamma come la brace sul fuoco
poi diviene alato come un airone libero
mentre corro senza stancarmi, guardo il cielo felice, respiro l’aria
mi sento vivo…vivo…vivo… vivendo la VITA!
RECITAZIONE
Contorti, sofferenti
i miei pensieri ballano tetre danze
nella mente sconvolta da antico dolore;
gelido il sorriso sulle mie labbra,
forzato, quasi un ghigno beffardo,
mistificazione di gioia, paravento
di un’amarezza che tutto mi pervade
e che stroncare mi vuole.
Arduo è vincere la voglia di cedere,
di arrendersi senza un grido, un lamento,
dicendo solo: basta… hai vinto!
Poi l’abbandono cede alla speranza,
alla rabbiosa riscossa, al sano orgoglio:
rispetto mi devo, risorgere occorre,
ridestarsi dal torpore!
Ed anche se a denti stretti
e nascondendo le lacrime,
mi ridipingo un sorriso sulla faccia
e riprendo a recitar la mia commedia.
VIVI
Vivi ogni momento
come se fosse
prossimo a sbocciare,
come il gambo
ha il suo fiore,
come l’alba
il suo sole
e poi…
viversi
sfiorarsi,
lasciarsi andare,
quanto è delizioso
sorprendersi!
Ma non temere
non c’è un tempo
per appassire,
e nel tramonto
non c’è fine
sai,
nella tua purezza
ogni vita si rigenera.
Non cercare altrove la felicità
vivila dentro di te.
NELLA VALLE DEI SOSPIRI
Notte tetra, l’anima è in tormento
nella vicina foresta sibila il vento,
occhi stanchi, tristi e doloranti
scorgono immagini aberranti,
i solchi della mente luoghi speciali
per accogliere pensieri innaturali,
sarà stanchezza o malinconia
oppure un eccesso di fantasia,
vedo gli avvenimenti del passato
che sino a qui mi han trascinato,
pezzi di un mosaico mai risolto
umana condizione che affligge molto,
come un rebus senza soluzione
ti conduce all’eterna dannazione;
rifuggo in un sonno riparatore
come una preda dal cacciatore,
la mia anima vagabonda all’infinito
cercando il sollievo che m’ha tradito,
naufrago smarrito nel mare dei pensieri
amici ambigui di oggi e di ieri,
giungo sulla riva immaginaria
di un isola fatata e solitaria,
percorro il mio strano cammino
noto solamente all’ente divino,
vedo anime raminghe e vessate
con colpe non ancora scontate,
giungono le voci e i molteplici respiri
di spiriti che abitano la valle dei sospiri!
NON HO ALIBI
E non ho alibi
in questa mia follia
spartito senza note
per muto concerto.
Non ho domande
in questo mio deambulare
nel baratro
del vuoto.
Vago nel sentore
di una parola senza senso
partorita dall’astrazione
della non memoria.
Come onda del mare
si abbatte
irruente
sullo scoglio,
così
i ricordi miei
incontenibili
tornano.
LA SOLITUDINE DEL POETA
Nella spirale dell’indifferenza
a denti stretti plasmi parole,
e la notte dipani nuvole di sogni
per adagiarvi morenti illusioni
crocifisse ai remi
del quotidiano andare.
Poeta, troppo spesso la tua gioia
è fatta solamente di parole:
germogli nutriti di dolore.
Vesti abiti di solitudine,
nascondi le tue delusioni
dietro maschere di cortesia,
chiuse nel bozzolo del silenzio
indelebili le tue speranze
attendono ancora il sorgere d’impossibili aurore:
sempre spente
dal cader dello sguardo nel riflesso
inesorabile dello specchio.
Sulle labbra costantemente preme
insoluta la domanda:
Quale la mia sorte?
Il senso vero di me?
sei solo poeta
molto più solo di chi ti legge.
Un’infinità di pupazzetti sparsi per casa mia
gli unici miei amici.
RIFLESSI DI LUCI
Mi perdo nei suoi occhi
nelle notti che mi mancano,
approdo nelle sue labbra
come vascello nella quieta baia,
godendo attesi ritorni
di perpetue partenze.
Rileggo la mia vita
nello specchio del suo volto,
lancio la mia anima nel baratro dell’infinito
per coglierne il senso pieno
e inalterato da scure visioni,
rapito da trepidanti attese.
Ripercorro i viali alberati,
odorosi di glicini essenze,
ritrovo garrule le rondini
e miti le primavere consumate
e tutto mi appare buono,
e tutto mi appare vero;
Dal posto del suo sguardo
anche l’universo sembra più lieve,
distanti
riflessi di luci
mi riportano indietro nel tempo
rapito da antiche memorie.
LINFA VITALE
Linfa vitale
uscita intatta dal tempo dei millenni
come il respiro della storia all’albe di tutti i giorni
come melodia d’infinito
rubata ai venti della tua terra
come i presagi
rapiti a nuovi orizzonti
per la salute dei vivi.
Ma la luce dei tuoi anni va oltre il tempo
ed accende riflessi nuovi
la morta gora dei secoli.
Oh, i giorni laboriosi
nella vecchia casa degli ulivi!
Intorno alle derelitte pietre
che sanno di stagioni spente
un albeggiare di primavere
accoglie l’umile ancella
mossa dal fiato di Dio.
L’esile rete luminosa
infiammerà l’infinito
ed aprirà ai secoli il nuovo tempo.
Ora
sul tuo volto d’estasi
che ogni nube dislega
l’essere profondo del tuo amore di Madre
affranca l’anelito e l’ansia dei vivi.
E non importa se dolore a dolore
ti recheranno ancora figli
domani:
come ieri, come oggi, come sempre,
le tue mani s’illumineranno di grazia
e i tuoi occhi piangeranno di luce.
VECCHIA SIGNORA
Su di un comodino scordato,
stipato in un angolo scomodo,
riposano gli impolverati belletti:
perlate polveri ed odorosi olii,
antiche maschere artificiali.
Solo Follia ora copre i tratti,
sfatti dalla voluttà e dal tempo,
truccando a suo modo il volto:
sangue sulle languide labbra,
cenere copre gli stanchi occhi.
Davanti allo specchio venato,
cerchiato di stelle spente,
scende il sipario sullo spettacolo:
malsano ghigno s’apre tra le dita,
rigide sbarre tra Lei e la realtà.
DOLCI SILENZI
Dolci silenzi mi accompagnano
mentre lo sguardo del mare
arricchisce il cuore,
libera la mente.
Parole incise in un diario
fanno da eco fra le onde,
sembrano perdersi oltre le nuvole
là dove l’orizzonte apre all’infinito.
Il vento modula suoni con la luce
non spegne il suo soffio,
tarda a morire,
si confonde in volo con ali di gabbiani.
Sotto la pelle ambrata
caldo scorre il sangue
pulsa nelle vene
e tutto si fa memoria.
IL MIO MARE
Ecco il mio mare!
Non parlerò.
Non dirò nulla.
Chiuderò solo gli occhi
e respirerò il suo respiro.
Ecco qui il mio mare,
immenso e potente,
dolce e glaciale.
Lo guardo
lasciando volare i miei pensieri,
con gli occhi seguo il suo movimento
scrutando l’orizzonte.
I miei sogni cercano chissà cosa.
Quanta magia c’è in lui!
La sua voce
è un dolce richiamo.
Ed io sono qui ad ascoltarla.
INCANTO DI LUNA
Gli occhi fissati in quel lembo
di luna rilucente a fili d’acqua
portano la mente a ricordare.
Antichi ma vivi sono i palpiti d’amore
la voce si fa lieve nel rimembrare
un grido sulla pelle ricama nuove emozioni.
Trame tessute su corpi nudi
avvolti in lenzuola di sabbia
inventano l’alba di un nuovo giorno.
Onde impazzite nel mare inseguendosi
cancellano ciò che la mente
non riesce a fare.
VELA
Silenziosa e assente
ti fai sospingere
dalla leggera brezza della sera.
Solchi i mari
sembri quasi trasparente
sospesa sull’acqua.
Solo un leggero fruscio
accompagna il tuo viaggio
nella calma del tramonto.
Sei come la mia vita
persa nel mare
della mia solitudine.
UNA SIRENA
Una sirena
in alto mare
mi ha portato il vento,
bagnata di sole,
fresca d’alga marina.
Una sirena
che intona canzoni d’altri mondi,
accorda melodie d’acque azzurre
bianche di schiuma,
profumate di salsedine.
E’ il ritmo del mare;
quando le onde
tuonano di rabbia
nell’urlo della burrasca,
nel pianto di grandine incessante.
O mia sirena!
femmina mediterranea dalle squame d’argento
compagna d’abisso d’agili pesci e crostacei,
dissipa l’inganno dei tuoi inebrianti canti,
sussurrami al cuore sincere parole d’amore.
Intanto
echi omerici mi catturano
si dibattono tragici sul fondo
trascinandomi in un sepolcro senza fine.
UNA BOTTIGLIA NEL MARE
Quello che scrivo
lo metto in una bottiglia
e lo affido al mare.
In fondo
non mi ascolta nessuno
non serve nasconderlo.
Verrà trasportata dalle correnti
attraverserà mari ed oceani.
senza pace proprio come la mia vita.
Qualcuno un giorno troverà quella bottiglia
e forse in quel momento leggendo quei pensieri
avrà per sempre un’emozione da ricordare.
ANIMA SOLITARIA
Quell’istante tra la luce del giono ed il buio della notte
dove è ancora nitida la linea dell’orizzonte
è magia, è incanto per la mia anima solitaria.
Lentamente cancella con le sue carezze silenziose
ogni traccia del giorno passato
e il suo respiro si fa lieve.
Quella luce rimasta ancora, rischiara le acque
sento in lontananza le voci dei gabbiani
arrivati per il riposo notturno.
In questo momento vorrei essere con te
ad ammirarti, a respirarti
sotto questo cielo che brilla di stelle.
SONO COME IL MARE
Sono come il mare
e per amore di esso voglio vivere.
Puoi accarezzare le mie sponde di sabbia
e farti cullare dalle mie braccia azzurre.
M’immergo negli abissi
risalendo tra gli scogli.
Emergo tra bollicine d’acqua
simili a mormorii di rosari in coro.
Saltello su distese marine felice come un delfino
fra la voce del vento e quella delle acque.
Il sole affonda fra limpide profondità
dissipando le ombre, scacciando i fantasmi.
Custodisco i tesori di madreperla
vivendo tra fiorite chiome di corallo.
Regalo a chi mi cerca
perle colorate e tempestate di conchiglie.
Sono libero come il mare
e come il mare voglio vivere.
LA RAGAZZINA CHE GUARDA IL MARE
Appoggiata al muretto
la ragazzina guarda il suo mare
attenta, rapita, sognante.
Quel sole giallo
enorme palla lucente di remoti giochi infantili
saluta il giorno che muore regalando i colori più belli.
Il mare dolcemente si trasforma in adolescente
poi in padre comprensivo
e penetra nell’anima di quella ragazzina.
PRINCIPESSA DEL MARE
Eri tu la regina sullo scoglio
venuta dal mare
sirena dai neri capelli.
Fiera e vanitosa
ti lasciasti immortalare
come principessa del mare.
Tra quelle acque limpide e lucenti
stavi quasi per asciugare
quando tornò quell’onda che verso me t’aveva spinta.
Così il mare t’ha ripreso catturandoti
lasciandomi di te
solo due squame ed un ciuffo di capelli.
MISTERIOSO MARE
Segni sull’acqua,
note solitarie,
disperse armonie
come lettere d’amore,
come onde svanite
al rossore di un timido tramonto.
Onda sull’onda
voli di gabbiani che si rincorrono giocando
in un unico suono,
ed io che
sulla riva ti attendo
impercettibile richiamo d’amore.
E per pochi istanti
è come se la mia anima
viaggiasse lontano dalla terraferma
per fondersi con tutti i mari del mondo,
strana sensazione che mi fa sentire
come un verme attaccato ad un amo.
Misterioso mare
dimmi chi sei e che vuoi da me,
sott’acqua
ho cercato il tuo nome,
dall’onda
emerge il tuo viso.
DONNA DEL MARE
Ella appare e scompare
donna ridente
di bianche vesti ondulate
di piedi nudi e veloci.
Avanza danzando
tra gli scogli addormentati
blu di mare,
azzurra di cielo.
Sorride
vela gli occhi tra le ciglia
allunga le ombre sulle guance
chiusa in se stessa appare profonda, misteriosa.
Poi si rivela d’improvviso
luce emanata dall’anima
festa del cuore
danza di sorrisi.
Suo è il nettare
d’un sensuale richiamo cullato dal mare
inebriante aroma
liberato nel sole e nel vento.
Avanza ondeggiando i fianchi
morbidi e rotondi,
dolce nei gesti
infantile nei sogni.
Nei ricordi antichi che prepotenti riemergono in superficie
il suo ventre suona e risuona
chiama e richiama
si muove, sorride, libera se stesso.
E’ un attimo soltanto
e poi di nuovo ella fugge via e si vela
scompare
nascondendo la sua figura oltre la linea dell’orizzonte.
Sei sparita un’altra volta donna del mare
tua è la pienezza e la bellezza
tuo il profumo della carne e dei sensi
la gioia della vita e dell’amore.
.
IL MARE AMANTE
Dolce ed impetuoso
come un’amante.
Ti guardo.
mi affascini.
La tua voce
entra nella mia mente.
Mi lascio accarezzare
dalle tue onde che t’allontanano e riportano da me.
Brividi,
sulla mia pelle.
Il tuo continuo movimento
culla i miei pensieri.
Li porta via laggiù
dove l’orizzonte si confonde con il cielo.
Amami finchè vorrai,
amami e saprò chi sei!
BREZZA MARINA
Lì sul ciglio,
assorto nel silenzio,
ascolto il canto del vento
e con mute parole
dipingo il mare a mio piacimento.
Mare e vento
da sempre complici ed antagonisti,
son la personificazione di attori e registi
in uno scenario naturale
straordinario.
La visione è così spettacolare
sortisce su me un effetto magico
apocalisse interiore e meravigliosa ricostruzione
oggi, come loro,
anch’io sono reso immortale.
Spumose onde si rincorrono
in una danza perpetua
per poi schiaffeggiare lo scoglio
graffiandolo,
umiliandolo senza pietà.
Nell’impatto
stille marine
si posano sul viso,
mi ristorano
da quest’arsura opprimente.
Brezza marina,
ora tocca a te!
inebriami col tuo potere!
rendimi libero e schiavo
irradiami d’infinito.
Coriandoli d’acqua salata,
rapiti dal celere vento fluttuano sull’azzurro tappeto
andando altrove fino a dissetare sua maestà il Re Sole,
immobile spettatore
da sempre assoluto padrone e gran signore!
Inchiodato lassù nel cielo,
riscuote piacere
e splendendo,
a modo suo,
gode!
MAREE
Noi siamo maree,
vivi e liberi come onde i nostri pensieri
a volte sommersi da potenti tempeste
altre cullati da dolci zeffiri.
Ma vi è qualcosa di straordinario e grande:
un pensiero unico, travolgente
che cerca il naufragio e non l’approdo,
così fuggente e folle
da essere eterno,
così intenso e imprevedibile
da essere amore.
A TE MARE
Se solo sapessi esprimere a parole
il sentimento che susciti in me
quando ti vedo
o mio adorato mare.
Quanto spettacolo
nel vedere la tua calma e serenità,
sei celeste e limpido come un neonato,
sembri immune dalla cattiveria di questa vita.
Se solo sapessi
quanta pace infondi nel mio cuore selvaggio.
come mi somigli quando sei agitato,
vorrei avere la tua forza, impeto travolgente e implacabile che tu solo hai.
Se solo sapessi rinascere e diventare delfino,
per poter solcare i tuoi fondali
lasciandomi travolgere dalla schiuma delle tue onde,
sentirei sulla pelle le tue correnti prima calde e poi fredde.
Tu sei come il mio faro nella notte più scura,
il sentiero più sicuro nel maremoto della confusione,
dolce pensiero di liberazione
quando la solitudine attanaglia il mio cuore.
Non resta che sperare di incontrarti ogni notte nei sogni…
per dare a te o Mare
quella potenza d’amore inespressa
che vibra da sempre dentro di me.
SOLO NOI DUE
Mare,
oggi ti ho incontrato di nuovo,
in silenzio
ho ascoltato la tua voce.
Il mio sguardo
spazia libero nella tua immensità,
i tuoi colori sempre nuovi ai miei occhi
mi hanno riempito il cuore e l’anima.
Sei calmo, sereno, invitante,
ho accettato la tua chiamata
e mi sono immerso nelle tue acque
sempre così fresche.
Ogni pensiero
si è allontanato,
eravamo solo noi due
in queste prime ore del mattino.
Intorno,
il nulla.
NEL FARO
Nel faro
i nostri corpi amanti,
come ombre cinesi,
spaziano isocroni
nel futuro infinito,
scanditi lampi di luce
girando nel nulla
accendono desideri
oscurando l’amore.
L’estasi
proietta lontano nel tempo
costellazioni d’amore
per folli amanti.
E il tuo gemere
risuona in me,
ora,
come la risacca
nel mare.
NON SMISI PIU’ DI AMARTI
Immerso nel tuo grandioso ventre
popolato da anime colorate
che vivono in te,
mi hai accolto
senza fare domande
nelle tue limpide e chiare acque.
Sei apparso
come un’immensa madre
o forse come una bambina,
dalle tue onde
che mi accarezzano il corpo,
inerme mi lasciavo coccolare.
Sono rapito ed estasiato
la mente mi riporta indietro nel tempo,.
alla prima volta che ti vidi
quando ancora bambino
mi conquistasti all’istante,
provai subito per te un amore profondo.
Leggiadro
mi abbandonai sulla battigia,
i miei occhi rivolti al cielo,
catturati dal volo di gabbiani
che volando in alto
sembravano rincorrersi per gioco come angeli bambini.
Mare
io non smisi più di amarti!
CANZONI DEL MARE
Fermati sulla spiaggia,
ascolta la melodia del mare!
Pensa
che racchiusi sul fondo di esso
esistono mille segreti
vivono incontaminate bellezze,
un mondo irreale,
quasi finto,
magico,
inesplorato.
In quei profondissimi fondali
anche nell’oscurità più totale,
pullula la vita
d’esseri minuscoli ed enormi,
strani e fantastici,
creature mai viste
inventate da nostro Signore
che appartengono solo al mare.
Ma se hai orecchie anche per udire,
nel silenzio abissale degli oceani,
sentirai le canzoni piu belle.
note antiche di vecchi pirati,
che parlano di donne
e di battaglie, di tesori sommersi.
Canzoni un po’ stonate,
piene di speranze, di sopravvivenze affidate al mare,
con mani seccate mai dome di pescatori appassionati
che sanno di sale, stanche di fatica.
Canzoni romantiche e tenere
d’innamorati incollati
a guardare tramonti morire
e gustare felicità nascente nei cuori.
Canzoni che le onde spumeggianti
trasportano lontano oltre il sole
e che i gabbiani scuotendo le ali
disperdono nell’aria.
In questa notte d’inverno
ci sarà sul fondo
una canzone in più.
La mia voce
arrivera’ dolcemente a te
e questo scrigno
fatto di acqua salata
sarà poesia per me.
PARLAMI
Parlami, mare!.
Raccontami le tue infinite storie,
fammi partecipe del tuo mondo.
Ammiro la tua bellezza,
mi spaventa la tua potenza,
mi cattura la tua immensità.
Le tue parole mi arrivano con le onde
s’infrangono nella mia mente
e mi fanno sognare.
IL MIO SOGNO
La spiaggia al tramonto.
Cammino
solo con me stesso,
il respiro del mare
accompagna il mio,
il suo profumo
inebria la mia mente,
un gabbiano
vola all’orizzonte.
Mi fermo,
guardo il suo volo,
come vorrei poter volare anch’io
andare lontano
raggiungere il mio sogno
e non tornare
mai più.
SOSPESO
Ti guardo.
seduto davanti a te,
sento il tuo respiro
calmo.
La mia vista
spazia fino all’orizzonte
là dove ti unisci al cielo
e i suoi colori si riflettono nelle tue acque.
Starei ore ad ammirarti,.
in silenzio
seguo il tuo movimento,
lento, continuo, le tue onde arrivano lievi.
Mi avvicino,
lentamente allungo una mano
avverto la tua presenza
sento la tua carezza.
Mi sdraio sulla sabbia
ad occhi chiusi
ne aspetto un’altra
e un’altra ancora.
Mi lascio scivolare via
tu mi accogli,
sento il tuo abbraccio
il mio corpo perde peso.
Sono sospeso
sopra di me l’immensità del cielo.
come ritornare protetto nel grembo materno,
rivivendo quegli attimi ovattati.
Poi dolcemente,
mi riporti a riva
mi adagi sulla sabbia
mi regali. le tue ultime carezze.
TU CHE AMI IL MARE
Tu che ami il mare
e ne fai parte.
Tu che voli con ali leggere
e ti lasci trasportare dal vento.
Le tue grida si confondono
con la voce del mare.
E quando sei stanco
ti adagi sulle sue acque facendoti cullare.
Che voglia avrei di seguirti,
di volare con te e sentirmi libero!
Ti regalo un mio pensiero,
portalo con te.
Sopra questo mare,
nel vento.
L’OCEANO DELL’ANIMA
La felicità
spesso ci raggiunge in silenzio
nei momenti più impensati
della nostra esistenza.
Arriva come un gabbiano
spinto dal vento
e rimane con noi
se non la turbiamo coi nostri pensieri.
L’amore
è come un’onda del mare
che può infrangersi prima del tempo.
Non sarà perduta per sempre dentro di noi,
prima o poi
una nuova onda raggiungerà la riva.
Tutta la nostra esistenza è avvolta nel mistero
proprio come la profondità del mare.
Nei suoi abissi inesplorati
vi è il luogo dove s’incontrano
due realtà della vita:
quella che riusciamo a vedere coi nostri occhi
e l’altra velata dal buio.
Ma nella nostra anima
vive un oceano immenso, potente, sconfinato.
E la nostra immaginazione diviene eternità
spazia nell’infinito
varcando qualunque orizzonte
libera di sognare e di amare.
IL RESPIRO DEL MARE
Com’è bello il mare all’alba!
La spiaggia deserta,
l’onda che l’accarezza dolcemente,
il sole all’orizzonte che nasce,
l’aria ancora fresca.
Passeggiare sulla riva,
ascoltare il suo respiro,
sentire il suo profumo
così intenso.
E poi fermarsi
e rimanere a guardare
questo immenso continuo movimento
fin dove l’occhio può arrivare.
Provo
infinite sensazioni,
il mio respiro,
è il suo.
Un richiamo
e lentamente
passo dopo passo
mi ritrovo immerso nelle sue acque.
Mi sento abbracciato
baciato da questo liquido amante.
Mille brividi
percorrono il mio corpo
e mi lascio trasportare,
libero da ogni pensiero.
Che silenzio stupendo!
E’ come rinascere ogni volta.
L’ARTE DEL MARE
Camminando sulla spiaggia
s’incontrano tanti piccoli particolari
che colpiscono la nostra attenzione:
legni levigati dal mare,
fiori sparsi qua e là usciti dal nulla,
rami di alberi trasportati dalle mareggiate,
opere create
da questo meraviglioso ed immenso artista.
Ascolta il respiro del mare,
affacciati alla finestra e guarda ….
Il mare gioca con gli scogli
e li accarezza dolcemente
oppure
si abbatte su di loro con forza
e li plasma a suo volere.
Osserva ancora le scogliere!
le onde del mare
giocano con loro
modellandole come le dita di un artista,
con dolcezza e potenza,
negli anni
ricamano un merletto prezioso,
regalandoci insenature,
grotte bellissime.
Rimani ammutolito
davanti all’arte creativa del mare
e sogna proprio nel punto dove lo stesso
si incontra con il cielo.
IL DELFINO E IL GABBIANO
Volava il gabbiano
nel suo pezzo di cielo dipinto di bianchi voli
permeato dei dialoghi striduli
intessuti di piume leggere.
Nuotava il delfino
nel suo giardino azzurro fatto di onde amiche
scomparendo in esse
e riemergendo poco più in là.
Ma un giorno il gabbiano
volò in un pezzo di mare
e il delfino si immerse
in un giardino di cielo osando sognare.
E lì si incontrarono
in quella terra di mezzo che è l’orizzonte,
in quello spazio infinito dove si affacciano i sogni
che è approdo felice di pochi.
Allora il gabbiano disse al delfino:
quali sono i tuoi sogni?
e il delfino rispose: volare e i tuoi?
il mio sogno è imparare a cavalcare le onde, rispose il gabbiano.
E il gabbiano e il delfino si presero per mano
e insieme divennero maestri e scolari l’uno dell’altro,
scoprirono la forza di essere in due
e di saper sognare.
Quando venne il momento di separarsi
il gabbiano disse “addio” e riprese il suo volo
“addio” rispose il delfino
e scomparve nel blu.
Ma il suo cuore di oceano
aveva messo le ali
così come il cuore di aliante del gabbiano
che adesso solcava i mari.
Erano a conoscenza entrambi
che prima o poi si sarebbero incontrati nel cielo o nel mare
ormai sapevano essere mare e sapevano essere cielo
e all’orizzonte potevano essere sogno.
QUELLA STRANA RAGAZZA
Magia di una notte di luna piena.
Non riuscivo a dormire.
Le tende bianche svolazzavano leggere
e una chiara luce illuminava la stanza.
Il respiro del mare arrivava alle mie orecchie
il richiamo era troppo grande per resistere.
Una figura
dai lunghi capelli biondi,
innamorata del suo mare
veniva verso di me.
Il suo sorriso era dolce
i suoi occhi tristi,
quella strana ragazza confidava al mare sogni e segreti
sicura che mai nessuno li avrebbe rubati.
Disperato io la chiamavo
in quella notte di luna piena,
avevo bisogno che qualcuno mi ascoltasse
sognasse per me.
E lei era già là
a piedi scalzi,
sulla sabbia umida e fresca,.
si lasciava accarezzare dalle onde.
I suoi occhi erano quelli del mare
guardavano la luna e il suo chiarore
inseguivano i suoi desideri,
rincorrevano i suoi sogni.
La luna
era alta nel cielo,
la sua luce argentea
illuminava il mare.
Gli occhi di quella strana ragazza
seguivano il ritmo delle onde,
la vedevo correre,
ritornare a vivere.
UN ALTRO GIORNO MUORE
Il sole
gioca con i colori,
ogni volta
sempre diversi.
Come non volesse mai andare via
fino all’ultimo momento
i suoi raggi si specchiano nelle tue acque
trasformando l’orizzonte in un una tavolozza dai mille colori.
Il cielo scuro
si riflette in te
come in uno specchio,
e tu diventi triste e il vento muove le tue onde.
Un altro giorno muore
dimenticato nel silenzio,
solo un gabbiano sopra di te
vola.
QUEL MARE
In quei giorni
ero triste,
disperatamente solo,
ateo,
col cuore chiuso nel ghiaccio.
Per fuggire dal mondo,
lontano da tutto e da tutti,
mi rifugiavo lì nel solito posto
sulla spiaggia in riva a quel mare.
Quante volte ho pianto!
volevo capire,
essere amato,
tornare bambino,
e parlavo al mare della mia solitudine.
Più volte seduto sopra quella sabbia
ho provato ad alzarmi di scatto
per andare incontro al mare
sempre dritto fino ad annegare.
Desideravo affidare
a quelle acque a me così care
il mio corpo,
e farla finita per sempre.
Ma qualcosa invisibile e forte
mi ha sempre fermato
proprio sul punto di farlo,
oggi che sento Gesù nel cuore
capisco che è stato Lui a bloccarmi.
Adesso la mia vita
è completamente cambiata in positivo,
torno spesso in quel posto
ma non mi sento più solo.
Gesù è con me,
sento gioia, felicità, certezza,
ho dentro una ricchezza immensa
non spiegabile a parole.
E’ una potenza d’amore, una luce infinita,
e quel mare che prima mi parlava di morte
o non mi rispondeva affatto,
oggi comunica col linguaggio della pace.
I TUOI SEGRETI
L’immensità che ti porti dentro
è come il mare.
Non scorgo l’orizzonte
del tuo essere.
Cielo e acqua si fondono
nella tetra nebbia della tua solitudine.
Non ci sono velieri di speranze in te,
e nemmeno alghe
che possano attaccarsi agli scogli.
Rifiuti la mia àncora di salvezza:
perchè ti lasci annegare così?
Preferisci naufragare nelle tue paure
per poi morire
nel vento e nella tempesta del tuo dolore.
Non posso far nulla se non ti lasci aiutare,
darei la mia vita per te.
E come un marinaio sconfitto
vago alla scoperta dei tuoi segreti.
ANIMA INQUIETA
La mia anima inquieta
di naufrago Ulisse,
non ha smesso
di navigare;
non ha porto
cui fare ritorno,
non ha lidi
sui quali approdare,
è perdutamente libera.
Dolce sirena,
più del tuo canto
mi vince il silenzio.
LE ALI DELL’ANIMA
C’è un momento nell’universo
in cui il cielo
incontra il mare.
Ed è proprio in quell’istante
che le ali dell’anima
iniziano a volare…
LA POESIA DEL GABBIANO
E’ arrivata esultante
la stagione del gabbiano,
è tempo di migrare
verso terre lontane
per scoprire nuovi segreti,
nuove sensazioni.
Un nuovo giorno è oggi
per spiccare il volo
sulla superficie del mare aperto,
sull’orlo dell’oceano,
per volteggiare sulla cresta dell’onda.
Vola nel vento gabbiano!
vola più in alto che puoi!
non ti fermare.
La mia penna
saranno le tue ali,
i miei versi
la tua scia.
IL MARE E LA BAMBINA
L’inesorabile sbattere delle onde
graffia gli scogli,
li scolpisce,
li modella.
La bambina,
con la vestina gialla e il fiocco stretto in vita,
ha negli occhi l’immagine del sole
per l’ultima volta visto.
Guarda il mare,
vi proietta quell’immensa luce.
E’ solo un attimo
e l’acqua la travolge.
E dopo è solo luce
luce che rischiara e scalda il mare
e la bambina è solo acqua.
LA SPOSA DEL MARE
Il suo corpo appartiene solo al mare
fedele sposa e amante del potente Nettuno.
Avanza elegante tra schiere di pesci
nel suo abito bianco,
spuma di cristallo
dal riflesso lunare.
Avanza la sposa sopra le onde,
cadono fiori dal cielo stellato
cielo che si confonde col mare,
brezze di vento
alitano accanto,
leggero un profumo di conchiglie
si diffonde sulle coste.
E’ un rito la sua danza
sulle acque in controluce,
lontano s’ode un canto.
LAGGIU’ DOVE SI DISPERDEVA IL MARE…
Si dirada come per incanto
la nebbia che mi avvolge
e s’apre d’improvviso il cielo
col suo manto azzurro,
torno a ritroso nel tempo in seno ai miei ricordi
come alghe marine che succhiano caute mammelle di roccia.
Mi rivedo di colpo adolescente
quando evitavo i compagni e le feste
e restavo da solo per ore
ad osservare la distesa infinita del mare,
una voce dentro mi ripeteva sempre:
“i sogni non muoiono mai”.
Cercavo la libertà,
mi chiedevo se nell’universo esistesse qualcuno simile a me,
immaginavo di volare via per scoprire il mondo
senza ritorno, senza fermarmi
come un’onda senza mai una spiaggia
ed i miei occhi ragazzini curiosi e attenti,
si perdevano in lontananza,
laggiù dove si disperdeva il mare oltre l’orizzonte.
ALLONTANA DA ME QUESTO CALICE
Allontana da me questo calice, Mare!
non voglio berlo,
non è vino
ma è sporco di sangue, veleno per il mio spirito
è salato
come schiuma di mare.
Allontana da me questo calice, Mare!
non lasciare che io m’immerga in te
sino a scomparire sott’acqua,
sono ancora vivo
il mio corpo inerme non giace sul tuo fondale.
Allontana da me questo calice, Mare!
sono solo un uomo di carne e ossa
non posso vincere le tentazioni
non riesco a sconfiggere forze soprannaturali,
abbi pietà di me. Nelle tue acque ho gettato la rete.
Allontana da me questo calice, Mare!
sono come Gesù nell’orto degli ulivi
non posso perdermi
e tu non puoi abbandonarmi
ora che ne ho più bisogno.
Allontana da me questo calice, Mare!
trasmettimi la potenza delle tue onde
la libertà del tuo orizzonte,
fa’ che la tua immensità
riempia la mia solitudine.
Aiutami!
SOGNI DI SIRENE
Era quello un modo
per rinascere innocenti
su una strada nuova,
come se una dea partoriente
avesse plasmato il suo feto
in schiuma di mare,
fino a ridosso delle correnti
dove accorsero sirene
a cantare ninnananne al vento,
richiamo vibrante
d’antica preghiera,
primordiale anelito
di sfiorare Dio,
PERDENDOMI NEL TRAMONTO
Un altro giorno sta passando uguale agli altri
ed io sono da solo con i miei pensieri come sempre,
dentro l’anima sospesa tra i ricordi e l’infinito
una irrefrenabile voglia di fuggire via,
di respirare forte l’aria.
Con la mia auto corro sull’asfalto verso chissà dove
come per riscattare l’anima dal suo torpore
ma la strada sembra farsi sempre più triste.
Il sole scende lentamente all’orizzonte,
la sua luce filtrando attraverso le mie lacrime
mi mostra il suo colore su ogni cosa intorno
avvolgendo il paesaggio d’una malinconica bellezza.
Vedo la spiaggia deserta,
cammino udendo il rumore del mare che s’infrange contro gli scogli,
sento il calore della sabbia sotto i piedi nudi e mi scopro vivo
seguo la via illuminata che il tramonto sembra indicarmi.
E in quella luce come una visione
mi appare il tuo viso
così vicino da sembrare reale,
per quante notti l’ho sognato.
Purtroppo i sogni vanno via col vento e si dissolvono
ma io, chissà perchè, non l’ho mai dimenticato.
Ora vedo scomparire laggiù in fondo al mare
il sole,
nasconde i suoi ultimi raggi quasi furtivamente,
e la superficie dell’acqua,
che nelle giornate serene luccicava
come ricoperta da miriadi di specchi,
assume quel triste colore che segue al crepuscolo
delineando il profilo d’una natura morente.
Anche il tramonto ormai,
come tutte le mie cose più belle,
è fuggito via.
Ed io mi trovo ancora qui in riva al mare
senza sapere il perchè.
Portami via dove sei tu
non lasciarmi solo.
Distante dal mondo
senza ombra viva intorno e col tempo che vola,
la mia anima s’è perduta
volgendo anch’essa al tramonto.