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BLOG LETTERARIO DI CLAUDIO CISCO

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NISIDA

Sconosciuta Nisida, sacerdotessa del male

misteriosa, imprendibile, diabolicamente angelica

dimmi ti prego: chi sei?

Fai parte del mio mondo mortale

o ti ha partorito la mia immaginazione?

Sei una creatura di carne e ossa

oppure un’entità figlia di magia e misteri?

Ogni notte ed alla stessa ora

puntuale mi rapisci col tuo campo magnetico

invisibile alone che dà piacere e uccide

e mi traforma in alieno uguale a te

estrema lotta fra carne e spirito

drammatico calvario di orgasmi e morte.

Ti scongiuro Nisida

svelami il tuo complicatissimo enigma

e rivelami se è donna o fantasma

colei che di notte fa l’amore con me.

Amabile folle creatura

da quale mondo vieni?

che poteri hai?

che specie di demone sei? Mi leggi la mente, oltrepassi i pensieri.

Non ho paura di te, sai: tu sei tutto quello che io sono

ma le conseguenze di questa tua presenza in me

non sono in grado di controllarle, potrebbero essere devastanti.

Io so da sempre

di non essere normale

legato da un cordone ombelicale alla solitudine

perso nei labirinti dell’angoscia

sospeso tra le forze del bene e quelle del male

aggrappato solo all’arte ed alla sua creatività.

Ma tu inafferrabile Nisida disegni il mio destino

sei una lama affondata nella mia carne che non trasmette dolore

una voce lunare che mi guida la mente come un sesto senso

ed hai disintegrato ogni equilibrio

ormai sono folle più dei folli.

E’ tempo di portarmi con te, seducente Nisida

questo mondo non è più per me

la mia anima è troppo inquieta e gitana per rimanere ancora,

ho conosciuto solo tenebre

ora voglio entrare nella luce.

 

 

LACRIME D’ARDESIA

Una bruna landa

Trafitta da aghi verde-spento.

Sopra dense nubi pendono basse;

immote, opprimenti con il loro grigiore.

Nella plumbea ombra del mio albero

Dalle foglie color del giaietto

Seggo.

Sondo l’orizzonte;

custodisce la nera voragine.

Sol essa m’affascina.

Sotto le palpebre, ribolle d’enigmi di vermiglio.

Del suo vuoto oscuro, si empie l’anima.

Ma è lontana.

-il mio tronco è riarso solo alla base –

Sebbene pur sempre incombente.

I miei lineamenti,

-raggelati dal dubbio-

Le mie membra,

-contratte dalla costernazione-

Attendono il vento;

poiché i suoi dardi

devasteranno l’immobilità

e libereranno il fulgore,

il sole.

Tutto brillerà

Percosso da riverberi;

-immaginifiche distrazioni-

M’accecheranno.

-Come tutte le altre volte.-

Frattanto, piango lacrime d’ardesia.

 

 

 

 

 

ESSENZA DI TE

Dell’iridi tue

Ho tinto un lago,

e dal fondo delle sue acque

respirando di te l’essenza,

ho contemplato

i fulgori dell’oscura notte.

Li ho sussurrati al mattino,

con la pelle immersa

nel sole

ed i sensi adagiati

nell’ombra dell’animo tuo,

come mai avrei potuto

se solo.

Ora,

come io artista e tu estro,

carpisci note alla spuma e alla rugiada

ed al vento

la nostra poesia

canta!

 

 

 

 

MANTO DI TENEBRA

Ama il mare

L’immane sua armonia

Frangersi in spuma

Nella maestosità

della scogliera

Ch’ama a sua volta

La solenne sua immobilità

Dissolversi in riverbero

Nelle danze eteree

Dell’acqua.

Così

Ella ama la sua ignea luce

Avvolta dal manto di tenebra di lui,

Egli ama la sua oscurità

Stracciata dai guizzi di fulgore di lei,

Ciascuno nell’iridi dell’altro.

 

 

 

 

OSCURO ENIGMA

Avvolto l’istinto

da un manto di mestizia

-imprimendo nella neve orme d’onice-

respiro un’arida ibernazione

fra montagne canute.

Squassato il pensiero

da fitte schiere

di lividi tassi e spogli gelsi,

vano m’arranco

per una forra ove gemere

all’insaputa della selva.

Incatenati i sensi

da esperidi coriacee

a riverberi sparuti d’un fiume sibilante,

madido di foschia

mi struggo ammirando nel vespro

l’oscuro enigma

-effimero-

costellato di fulgori criptici.

Ma nell’unica lacrima

serbo il ricordo

d’un ibis tinta

d’ostro giulivo

che con sguardo di lince

sonda ogni orizzonte,

carpendo della meraviglia la purezza.

Così dell’essenza

-che anche solo a percepire

spesso s’anela-

ella rifulge.

 

 

 

 

IMMENSITA’ INDEFINITE

Volle il caso che quella sera

Una nube d’ovatta azzurra evaporasse

Da immensità indefinite

A titillare soave il roseo cielo.

Della sua serenità quel gigante

Inondava il tutto

Che al di sotto gli voltava le spalle,

Riarso dalla sua decadenza.

Mirabile spettacolo

Nei meandri più foschi dell’essere mio

S’insinuò;

Violento

Fra le effusioni dell’istinto ed i bagliori dell’emozione

Cercò la ragione,

Volle destarla.

Così io compresi la mia beatitudine,

Scovandola

E poi rimirandola

In una fausta sera estiva.

 

 

 

 

INCANDESCENTE

Ad un arido aggallato

S’abbandona.

Iris vividi o giunchi fausti

-Acidi come uno spillo di luce irriverente

Diritto negli occhi-

Talvolta l’accarezzano.

Del silenzio non teme più

Gli echi,

dell’oscurità non agogna più

le ombre.

Giunge così all’orizzonte,

rincorrendo il tramonto;

si getta

divampando incandescente

in un’eruzione di fulgore.

Grida la commozione,

Piange la gioia,

Fa l’amore con la morte.

– S’estingue nel mare

Che di vita

Vibra.-

 

 

 

 

SORDIDI LAMENTI

Sotto betulle

torbide lacrime

sordidi lamenti

d’un pavone a cui

gli sfolgorii delle piume

l’impervia selva

eclissa.

 

 

 

 

FRANTUMAZIONE

Della burrasca di vermiglio

E delle sue magnifiche folgori

Solo indugiano esauste perle

Sul lacero perpetuino.

Segue l’eliotropio

Il fulgido splendore;

ma non il fiammante Apollo,

non il Sole.

Si schiude il mirabile fiore

Alla nera ombra;

non all’estatica Selene,

non alla Luna.

Allora nella placida aurora.

(“Frantumata in lacrime l’illusione, nel silenzio della solitudine sento forte la tua presenza;

Il mio demone mi ha lanciato contro un boomerang ma la mia fede è cresciuta.

So che piangere significa ritrovarsi, glorificare Dio non più il mio io.

Guardo avanti e scendendo nelle acque battesimali

rinasco in Cristo Gesù come una sua nuova creatura,

il male appartiene ormai al mio passato:

È cancellato e vinto, frantumato!”).

 

 

 

 

 

ECHI ANCESTRALI

Una radura imperlata

Di luce

Soffonde in echi ancestrali

Di grandine

Un sogno screziato

Di malinconia;

Ciò che è stato

Di consapevolezza

S’inebria.

 

 

 

 

FOGLIAME DI SANGUE

-Fogliame di sangue

Macerato graffia

E spiana lercio sentiero

Entro faggi di pece-

Lì giace abietto

essere scialbo

per le bieche percosse

nei suoi tardivi fremiti.

-Ma scroscerà

Rugiada d’onice

Ed irromperà ogni tinta

vivida nel viluppo dell’ombra.-

Nell’iridi vitree sfolgorio

d’ardesia l’incita al primo

indomito vacillare;

egli correrà allora

reiterando la vita

tra spine di rose

superbe

ruggendo lacrime.

 

 

 

 

 

PULSA…LA VITA

Nei celati orizzonti

Incede gelido il vento

Lontano coi neri nembi.

A fiotti da sprazzi d’azzurro

Floridi imperlano i raggi

d’ambra i prati rinnovati.

Lassi e sparuti solo

gli arbusti straziati e tremanti

ancor pulsano di vita

aspettando

della primavera l’arancio e il vermiglio.

 

 

 

 

 

 

SOLE SPENTO

S’è spento il sole

nell’orizzonte

Vibra il mare e

brilla d’oscurità

com’ogni tuo sguardo.

 

 

 

 

SILENZIO CREPUSCOLARE

Prese l’iridi

Dal silenzio crepuscolare

Nell’essere m’inabisso

Come amanti di fiamma tremanti

Brucianti dinanzi all’oceano

In burrasca.

Così l’avverto

Sole d’onice

Fatua palpitare;

la vita.

 

 

 

 

 

FOLGORI

Ci sono macchie scure, zone d’ombra che anziché scacciare ho alimentato,

Che non riesco ad estirpare mai dal mio io: frutti cattivi d’un albero buono,

Enigmi interiori della mia mente, sempre invasa da concupiscenti tentazioni demoniache,

Carnali follie indecifrabili radicate in me sin dalla nascita:

Perdonami mamma!

Se non son riuscito ad essere ciò che volevi,

Per non aver saputo vivere una vita normale: una falsa libertà mi rendeva schiavo.

Ora che tu non sei più capisco che l’unica ragione della tua vita ero io

Le tue parole scuotono la mia anima

Come folgori nella notte, ho sfigurato la bellezza dell’anima scandalizzando i miei occhi;

Rimane il rimpianto di non averti ascoltata e il doloroso esame d’un passato ingolfato di sbagli.

Ma vi è un’unica grande consolazione dopo la tua morte, segno di vittoria:

L’imbattibile tempio di Satana fatto di lussuriose immagini oscene,

Eretto in segreto a casa mia, ora brucia nel fuoco, umiliato ed impotente,

Ridotto in cenere, trasformato in sporcizia e spazzatura.

 

 

 

VITA SU MORTE

Rosei petali

sparsi

su

riverberi

oro

e porpora

d’un

brillante sole,

laggiù

in una

pozzanghera

di cieco

cemento.

 

 

 

 

 

FOSSI CUPI

Limpide allietava il sole

Rose cremisi d’assurdo splendore

E Zefiro fra petali di mille viole

Danzava coi gigli in spirali di candore.

Ma d’un tratto scese l’ombra

Sui prati rossi.

Nera nube spense ogni ambra

Nel buio di cupi fossi.

Sbiadita ogni tinta

Si staglia unico al di là del monte

Linea cieca e muta

Di morte e dubbio l’orizzonte.

Invasa la terra e ogni umano essere vagante

Da un esercito di demoni in azione

Specializzato ciascuno dei quali e operante

Nel proprio campo di tentazione.

Più forte dai cupi fossi essa si alzerà

Verso chi nel cammin di fede dal peccato sembra distante,

Difficile preda più ambita sarà:

L’acqua santa in diabolico veleno mutamento devastante!

 

 

 

 

 

 

PERLE DI CANDORE

Fiammante il fulgido Sole

Con sfolgoranti gigli di fulgore

Nell’immane mare sino alla sponda sparge

Sentiero di luce che arde

Fra un miliardo di sguardi frementi

Corrucciati, bruciati, accecati

All’orizzonte rivolti

Bimbo nella spuma s’immerge

S’abbaglia di sorriso che splende

Carpendo coppa traboccante perle di candore

Con due mani Sole.

 

 

 

 

 

 

PROFONDITA’

Sorrisi Di Perla

Lacrime D’onice

Grida Di Smeraldo

Passioni Di Rubino

Cosa n’ode il mare?

Uguali, soavi e mille

Su profondità diafane

Del suo volto benigno

Solo

Mormorii d’Onda

Ombre di Spuma

Gigli di Fulgore

Ode il mare.

 

 

 

 

IL CARILLON DEL DOLORE

Culla Sporca Di Sperma

Strilla In Silenzio

Ma Ancora Sussurra

Melodie Di Velluto

Il Carillon.

 

 

 

 

 

MACHERA DI CRISTALLO

Chiudete il sipario

lo spettacolo volge alla fine

ormai   stanco l’artista

sfinito si ritira

nel suo camerino.

Nel pubblico cercava

una luce

lo sguardo della sua ballerina

ma vana è la ricerca

lei danza

persa nel nulla.

Lo spettacolo impassibile

ricomincia:

“Ridi, ridi…

vivi, interpreta… sogna!”

Ci sarà

ancora una commedia

e come sempre tu sarai

l’incompreso protagonista,

al di là di te stesso

dietro maschera di cristallo

oltre ipocrite finzioni,

una smorfia di gelo.

Dolce e incantevole

l’illusione

malata

e tu sei inconsapevole maestro

regista

e attore.

 

 

 

LASSU’…OLTRE LE NUVOLE

Venne il vento

e portò via

i suoi ricordi,

in un alito

li rapì trascinandoli

senza darle spiegazione alcuna.

Leggeri

fluttuavano

nel cielo,

liberi

finalmente

di volare,

da soli

non più reali

senza vincoli.

Un sorriso rubato

un amore mai scordato

una passione

il dolce tocco di un bambino!

Volarono insieme

lassù

oltre le nuvole

oltre il blu.

Raggiunsero

mete da tanto sognate

per vivere ancora una volta nel cuore

di chi li aveva perduti.

 

 

 

 

 

ANIME MUTE

Solo ti perdo

In pensieri offuscati

Da nebbie indistinte

Attimi scappati

Da un destino non svelato

La tristezza t’invade

Come un’onda alta e potente

Che non lascia scampo

Tu piccola donna

Puntino nell’universo

Di anime indistinte

Di volti non definiti

Granello di sabbia

Sulla riva

Di un mare

Di corpi informi

Di anime lacerate

In un attimo

Da anni e anni

Di odio

Di vendetta

Di tragedie

Accumulati

Gli uni sugli altri

Anime mute

Stanno lì

In silenzio

Ad ascoltare

La speranza

Di un domani

Di un giorno nuovo

Di una nuova luce

Che rischiari il cammino

Una luce accecante

Bagliore d’amore

E fratellanza

Luce di tolleranza

Luce di pace

Che rischiari la speranza

Di una vita migliore

Di raggiungere la riva

Della salvezza.

 

 

 

 

 

GRIGIO ACQUARELLO

Pioggia sul selciato

colori indistinti

anime bagnate.

Delicatissimo

fruscio.

Sembra del pittore

il pennello che:

leggero dipinge

grigio acquarello.

Frusciare lento:

come seta

antica.

Leggero andare.

Semplicemente:

Piove.

 

 

 

 

MAGIE D’AUTUNNO

Quando le foglie

si preparano a morire

regalando:

non un’agonia

ma un tripudio di colori

il cuore immalinconisce.

Si sente andar via

rubare dall’età

offuscare dai ricordi.

Come le foglie

mescola colori.

L’oro: è l’amore.

L’argento: la sua età.

Il rosso: la sua vita.

Il verde: il suo prato di speranze

Questa è la magia.

Un bosco d’autunno

colorato.

Non è agonia.

di un cuore

ancora innamorato

di questa vita stanca.

 

 

 

 

LA TELA DELLE TRE SORELLE

Tre sorelle

tessono una tela.

Buio:sorregge il filo

Notte:tesse lesta

Orrore:cuce.

Grido, per tornare

quello che ero.

Nessuno ode.

Il silenzio tace.

Mi avvolge scuro

quasi maligno.

La tela è pronta:

sudario destinato

a una parola.

Deve morire:

il suo sepolcro

è pronto.

Solo la mia dolcissima Asia

può riaprire

il vaso.

Far uscir speranza.

Corri Asia corri

del tempo mi puoi

ancora regalare.

Il Vento

non lo voglio

ancora seppellire!

 

 

 

 

 

LA SCALA DEL TEMPO

Vecchie scale

consumate da secoli

di passi mi portano

alla finestra dove

stavo affacciato

da bambino.

Son passati anni

anni ed ancora anni!

e ti ritrovo qui

fedele,

polverosa

ma sempre amica.

Come sdraiato

su di un’antica e spettrale

sedia a dondolo.

man mano

crescevo

osservando il mondo

con occhi sempre nuovi.

Com’era bello

il paesaggio:

dolce brughiera

un pò nebbiosa.

ed io li, incantato

a guardare.

Anche ora mi affaccio.

Ritrovo quella voglia

d’un tempo.

che sembra

improvvisamente esumarsi.

Il vecchio ulivo,

sempre più grande,

ora mi sta salutando.

Lui mi riconosce ancora.

Eppure quanto

son cambiato da allora.

Scende piano

l’autunno

sui miei anni!

Come scende dolce

serena in fondo alla mia anima

la sera!

Ora devo, devo, devo

andare,

là dove tutto mi è straniero

il futuro nebuloso e incerto

la vecchiaia opprimente ed imminente.

Ma un giorno

un giorno forse tornerò

e quando ciò accadrà

chissà

se mi riconoscerai

ancora!

Chissà

se nel bianco dei miei capelli

e nella stanchezza delle mie rughe,

saprai captare nuovamente

gli occhi di me bambino.

 

 

 

SUSSURRI E POESIA

Liquide note

virtuose:

nell’aria spandono

voce melodiosa

di questo pianoforte.

Si confondono

col silenzio

danzando tra

i cristalli

del lampadario.

Sospese nei pensieri

si rincorrono

tra felicità e tristezza.

Pianissimo…………..

Ecco l’andante .

Sussurri e poesia.

Sull’ultima nota

s’incanta il silenzio.

 

 

 

 

VAI

Solchi l’acqua

Maestosa.

Tuo il mare

che succube

ti abbraccia

frusciante sussurra.

Ora vai,

non indugiare oltre

forte e sicura.

verso orizzonti

con nuovi arcobaleni.

La tua forza

dammi

prendimi come polena:

con te conoscerò

il sapore amaro del mare.

Oltre l’orizzonte

sparirò con te

coperto di sale.

 

 

 

 

TEMPESTA SPETTRALE

Passione

risplende

nel miraglio della lussuria

come fuoco

che arde

vane emozioni.

Frammenti rosso rubino

riflettono

il femmineo profilo

di suadente fascino

alchimia di incanto e fertilità.

Ricordo effimero

di perduto amore

volteggia

come foglia

al gelido vento

per poi svanire

in un anelito

di vivo sentimento.

offuscati i nostri lumi

dentro di noi saette

come serpi di una tempesta imminente

ritardata dal vento

strisciante dei nostri

mille brevi baci

e taci, taci…

pulsa parole e brama la mente

di voglia ossessiva

stropiccia d’arancia la pelle

e piega le gambe debolmente

ad ogni graffio

ad ogni morso

ad ogni soffio…

una cerniera lampo

scivola lenta in verticale

giù fino all’osso sacro

sinuosa sbaraglia il campo

come un freddo bisturi

la tua colonna vertebrale…

fa’ piano ché dentro di noi

la tempesta in corso

la diplomazia dei gesti

è all’erta per dilungare

questa lotta eterea

in questa notte eterna…

lesto sulle tue labbra

soave sul tuo neo

ti guardo cedere dolcemente

t’accarezzo da brividi il collo

e m’arrampico tra le tue valli…

ti adoro inginocchiato e fedele

bacio il tuo letto a mani tese

guanto d’ansia e di finta quiete

assorbito dal tuo incenso

frustato dalle tue catene

e ingoiato dalla forca…

frutto di mare

libertà e male

ti mangio crudo

sei il bisogno

sei vizio

sei sazietà animale

in questo lampo notturno

sei tempesta spettrale.

 

 

 

 

COMPLICE ARMONIA

Visi sconosciuti

dipinti sull’identica tela

nell’attesa di un sogno,

arrivano a percepire la vibrazione

di somiglianze ancestrali,

scoprendo gli occhi

a disegnare fuggevoli

momenti di serenità dell’anima.

Divisi da terre lontane

affiora il desiderio

di sentire le voci,

di sfiorare attimi di complice armonia

per nutrire lo stupore

che avvicina le emozioni più profonde.

Così, gemelli nel respiro,

camminando mano nella mano,

compagni d’avventura

del destino incantato,

una cascata di luce

inonderà l’intima passione

di una carezza al chiaro di luna.

Sarà la gioia di un incontro.

Per un lunghissimo istante…

che apparirà vicino all’infinito

in cui equilibrio e grazia,

liberando i sensi più puri,

concederanno il privilegio

di abitare lo stesso mondo.

 

 

 

 

 

IL CANTO DEL CIGNO

Vivide gocce rincorrono

immagini sbiadite nell’ombra;

drappi neri s’inseguono

nel cielo di lucida pioggia.

S’incammina la sera

e i tratti del mondo

scolora.

Bruciano nuvole torbide

– stordite, infiammate –

al canto del cigno

solista del sole.

Con lingua di fuoco

le afferra, dilaga,

si scioglie, le invade.

È un incendio sommerso

d’oro e piombo colati

– fusi l’uno nell’altro –

abbracciati.

Il cielo s’inebria,

svanisce la terra…

 

 

 

 

ESTASI ANTICHE

Quando il tempo era vivo

e potevi toccarlo

con dita profumate di bimba

non respirando ancora

quel suo aroma amaro,

quando poi ti baciò

fra i capelli e sulla pelle

facendoti donna,

facendoti dea

di giovinezza immortale,

lì ero io

come un veliero

sospeso sopra il mare,

uno squarcio ferito di vento

che scioglieva il dolore

a ricordarti chi ero

al di fuori di te,

immerso di carne e di sangue

a coprire il silenzio del tuo segreto..

E di ogni cosa sentisti finalmente il sapore.

Mi sfiorasti, vaga e indistinta

– visione intatta dell’anima –

pietra, raggio di luce e follia:

linfa dolce dalle vene,

dubbio aperto fra le cosce,

la percezione incerta di esistere

in bilico sul filo, per amare.

in estasi fuggevoli di nulla

a dissetarci coi nostri corpi mortali

e le nostre anime divine

ancora e poi ancora…

 

 

 

 

ABISSI SENZA SCAMPO

Arrenditi fra le mie braccia fragili

scivola piano ai bordi del mio cuore;

io ti ho dispersa ormai tra mille angoli

e nevica un silenzio che assassina…

Assolvimi per questo cielo inutile

– pieno di voli e abissi senza scampo-

ricorda che bellezza non perdona:

svicola serpe in fondo ai desideri.

E quel che è stato è cibo per i cani

– ruvido istinto che incatena ai limiti –

volgi lo sguardo, la tua strada è libera:

assolo e dissonanza ancora tiepidi…

Tutto mi tace intorno come l’ombra

del mondo che si allunga sulla via.

Gli occhi di un cieco tu li hai mai guardati?

Sono rivolti al sogno che non muta.

Conta solo il respiro, mentre il tempo

ignaro arresta il passo sulla soglia;

nevica adesso e ormai si è fatto tardi…

La parola, soltanto, gronda sangue.

 

 

 

 

 

IO RESPIRO

Era l’istante immobile, stremato

sugli occhi nudi e visionari

dell’aurora.

Raccolsi l’erba e chiusi il pugno

a trattenerlo,

ma fu l’errore a tradirmi

e sciolse il pianto.

Credo all’idea,

al sogno fatto carne

che mi fu spina

a crescermi nel cuore.

Fiore non schiude

se neghi pioggia al cielo

e nell’istante fermo, adesso,

io respiro.

 

 

 

SCHIAVA DELLA CARNE

Donna

che sei padrona di niente,

schiava della carne

spezza per me queste catene

rimescola il mio sangue

alla sabbia del deserto

trasfondi il tuo – piacere!-

in un’oasi di sole,

e rompi il silenzio

complice d’inganno,

restituisci dignità al cielo

ed al mio corpo:

rifammi bambino nel cuore e nell’anima

– come sai fare –

tu che dal tuo utero dài vita.

E fammi fiore

che dai miei petali strappati

non sgorghi più il dolore,

ma finalmente la speranza

di un giorno nuovo,

in cui la libertà di essere

non sia solo orizzonte

ma germoglio di vita vera.

 

 

 

 

INSEGUENDO LE NUVOLE

Le nuvole passano

dentro ai tuoi occhi,

sono uccelli che tornano

da molto lontano…

o forse stanno ancora partendo

per l’amore che non dice

e sussurrano parole,

nel silenzio.

Le nuvole oggi

mi attraversano il cuore,

sono gocce di pioggia

e di sole cadute

tra le dita bagnate

in fondo al secchio del tempo,

mentre il fiume scorreva

annegandomi i sogni…

Le mie nuvole

le ho succhiate da piccolo

nelle notti in cui avevo paura,

quando il buio

mi entrava dagli occhi

sotto fredde lenzuola di rabbia;

gli aquiloni strappavano il filo come palloncini colorati

e restavo a guardarli volare.

Ora che sono libero

dentro la mia illusione

voglio perdermi ancora, un sacco a pelo e via…

inseguendo le nuvole.

Mi raccolgo le lacrime

e ne intreccio collane:

incantesimi fragili,

perché il cielo è mutevole.

 

 

 

 

 

STANOTTE

Stanotte

ho fermato su di me

le tue labbra,

spezzando il lamento

del tempo

in cui fui senza esser chi sono.

Sull’erba

è lievitato di sole

il mio corpo,

l’ampolla si è versata

nel mare

del tuo vivermi dentro, da sempre.

E l’onda

si è infranta sull’orlo

del sogno

-donna, sangue, mio amore-

sgranando

l’eterno proprio fra le mie dita.

Tu stai a me

come l’acqua ad un fiore

come il buio alle stelle,

il canto antico degli avi

che mi nutre le vene.

Mi somigli, mi insegni

il flusso delle maree

-ritmo arcaico del cuore-

l’inverno che non si umilia

e incarna già primavere.

Stanotte

ti ho sentita tremare

nel sonno,

il dolore ha sfoltito le ciglia,

ma il tuo fiato

era culla e rifugio.

Il delirio

dei giorni sprecati

a contare

in silenzio la pioggia

si è dissolto

nel tuo abbraccio caldo

ai confini

di un mondo inviolato.

Ora dormi

mia Atlantide emersa

dal profondo

mistero notturno,

mio miraggio

più vero del vero…

e chiamandoti

imparo il mio nome.

 

 

 

 

E POESIA FU

Dall’amante tormento

fra le tenebre e aurora

originarono i venti

che impetuosi versarono,

zampillarono stelle

a illuminare la notte.

Il sangue sgorgò

dalle ferite del cielo.

E poesia fu

agli occhi dell’uomo.

 

 

 

 

 

SIMBIOSI D’ANIME

Fuso al ventre della Madre

-inscindibile crepa

d’immaturo amore-

sempre andrai cercando

un varco al centro

dell’universo ingrato.

Nuvole dense e pioggia

nei tuoi occhi

incontrati per strada

mentre già tradivo,

Armato di cristallo

crepitando lucciole distanti.

Non erano braccia

nè certezze

Non erano lievi i sogni

nè carezze

Avevo reciso il filo

di tristezza…

Anch’io

prigioniero di un’immagine stranita

Anch’io

perso per sempre nel deserto:

Ferite

aperte tra lacrime nude…

Eppure siamo stretti

uno nell’altra,

pericolanti tracce

del futuro,

sopravissuti allo strappo

più crudele.

Tremante sui sentieri

del tramonto,

attraversando in bilico

i crepacci,

trasparente è ancora

il nostro sguardo.

Sospesi sull’abisso,

franando a perdifiato nell’immenso…

Simbiotica

-d’intreccio indissolubile-

è la nostra

Unica Anima.

 

 

LA LUNA DI PETER PAN

Sentirsi eterni adolescenti

o addirittura curiosi bambini

alla meravigliosa scoperta del mondo.

Presi per mano dalla fantasia,

sospesi fra le nuvole

tra favole ed eroi,

viviamo nella città dei sogni.

In fondo

siamo creature talmente vulnerabili e fragili

che finiscono per provare realmente

i sentimenti e le emozioni che immaginano.

E rifiutare di crescere,

fuggire dalle proprie responsabilità,

annullare la vecchiaia e cancellare la morte.

Tutto è ingenuità,

disarmante stupore,

poetica avventura,

tenerissima immaturità.

Avere per amici solamente

gli artisti,

gli uccelli,

gli acrobati,

gli angeli

e tutti coloro i quali

con i piedi per terra

un senso non hanno.

Viaggiare con la mente,

leggeri come piume

che non atterrano neanche senza vento,

col dono dell’immunità’

verso i problemi pratici quotidiani,

incontaminati dalla crudeltà del materialismo.

Noi siamo Peter Pan,

affetti da una sindrome cronica

che non si potrà mai curare

e che si nutre ogni giorno

di nuovi colori, nuove sensazioni,

abbiamo la luna sempre negli occhi

siam pronti a raggiungerla in ogni magico istante.

Siam veramente malati e patologici?

o forse siamo solo

più fortunati di altri,

capaci di essere noi stessi.

Credo che siamo davvero vicini a Dio

e veniamo da un mondo

che sta al di là.

 

 

 

 

 

 

MIA PICCOLA LISA

Il dono più grande

che la vita mi possa offrire

è quello di poter leggere

ciò che nascondi nel cuore,

mia piccola Lisa.

Lascia che io lo raccolga

fiore che è gettato via,

e lo custodisca qui

in uno spazio che da tempo

ormai è anche tuo.

Spero che quei sogni

che come gemme preziose porti nel cuore

un giorno si avverino tutti,

perchè lo meriti

e lo desideri.

Non ho mai visto

nella continua ricerca della mia immaginazione

ne’ in mille volti di creature reali,

una ragazza dal viso così dolce e poeticamente espressivo

come quello tuo.

Il tuo adolescenziale mondo

è per me suggestiva poesia,

la tua voce,

quel silenzio

dei tuoi timidi sguardi!

Trovo nell’irrisolvibile mistero in cui celi pensieri ed emozioni

qualcosa che mi appartiene e mi attrae,

sensazioni che,

nella mia tormentata e adulta esistenza,

sono anche mie.

 

 

 

 

PICCOLI MOMENTI

Sono i piccoli momenti

a riempire la nostra vita.

Sono i piccoli momenti

a regalarci le più belle emozioni.

Sono sempre essi

che si fissano negli eterni ricordi,

che non vanno via

nemmeno quando gli occhi si bagnano di pianto.

C’è vita persino in quegli attimi di disperazione

dal silenzio una scintilla di gioia   provocherà un’esplosione.

Basta un istante, solo un istante

per rallegrare i nostri gelidi cuori.

 

 

 

 

 

IDEA DI LIBERTA’

Ho nella mente un’idea di libertà,

ma nella mia mia vita purtroppo

vi è una libertà in gabbia.

Scavo nei miei sogni

e trovo

idee infinite,

fuggenti attimi,

sussurri lievi

di libertà.

Penso,

mi fermo,

rincorro,

ascolto,

e scopro in me sempre lei

la libertà:

la libertà è in noi

dobbiamo solo trovare il coraggio di liberarla,

non rinchiuderla mai.

Vola gabbiano!

librati alto nel cielo della speranza,

sfiora i raggi del sole della vita,

tuffati nel silenzio della pace,

giaci stanco sul lido della fiducia,

e vivi!

Anche le gocce d’acqua possono gelare

prima di unirsi all’oceano,

il freddo clima dell’umanità

può lasciar galleggiare

i pezzi di ghiaccio

finchè un raggio di sole

penetrerà la lastra gelata

e l’oceano accoglierà riscaldate nel suo seno

le piccole gocce.

Spero di poter un giorno

essere un raggio di sole.

 

 

 

 

 

L’ECO DEGLI ANGELI

Ho sentito delle note

provenire da lontano

ma forse era l’eco

delle risate dei bambini.

Ho visto una luce

brillare da lontano

ma forse era il riflesso

di un battito del cuore nel silenzio.

Ho udito le parole

giungere alle mie orecchie da lassù

ma ora sono sicuro

eri tu, tra gli angeli, che mi parlavi.

 

 

 

 

 

 

ATTIMI DI MERAVIGLIE

Quando la sera tutto si ferma

e il silenzio

può entrare nel tuo cuore,

riesci ad ascoltare note inespresse

di una vita

che palpita nelle tue vene.

Non fa freddo

e la notte

sarà più bella che mai!

Potrai guarire

da quelle notti insonni,

scacciare la paura se lo vorrai,

riemergere per un attimo dalle tue profonde solitudini.

Chiudi gli occhi

e lasciati cullare dal mare dei ricordi,

lasciati accarezzare

dalla brezza dei sentimenti,

assaporando vivide sensazioni

potrai scoprire una luce che brilla.

E’ un diamante dalle mille facce

che chiede solo di essere scoperto

e condiviso,

fermati!

contempla quella luce,

parlale della tua solitudine,

togli le bende che ti accecano.

Troverai un volto

con occhi pieni d’amore,

troverai una mano

che ti vuole sostenere,

troverai un cuore

che ti vuole abbracciare.

Ti prego credi

nella sincerità e nella magia

di quegli attimi,

non lasciarli sfuggire

ma vivili,

vedrai meraviglie compiersi in te.

 

 

 

 

 

 

CHI SEI

Chi sei?

dolce compagna di avventure!

Sono solo

e tu sfiori il mio braccio.

Piango

e mi mostri un sorriso.

Sono triste

e mi fai una piroetta.

Vorrei morire

ma mi porgi un giglio.

Sono silenzioso

e tu canti al mio orecchio note di gioia,

ma chi sei?

 

 

 

 

 

ESISTONO SILENZI

Esistono silenzi

in cui vedo scorrere parole

come un fiume in piena

sul diario della vita,

ma non è la mia mano

che le scrive.

Esistono silenzi

nei quali vedo scorrere una lacrima

come stilla di rugiada

sul mio volto,

ma non sono io

che la verso.

Esistono silenzi

che mi fanno sentire un alito di vita

che come un profumo di mille fresie

mi accarezza il volto,

silenzi magici

in perfetta sintonia col mio indefinibile anelito.

Ora sento e comprendo

che il cuore dell’universo

palpita all’unisono col mio respiro

e allora chiudo gli occhi,

e cerco di ascoltare nel silenzio

la dolce melodia di quegli istanti.

Sono attimi che parlano d’amore,

che mi rapiscono con loro,

e in quei momenti

trovo anche te.

 

 

 

 

 

 

LA’ DOVE IL SOLE ILLUMINA ANCORA

Stringimi a te,

ai tuoi sogni leggeri

che san volare in alto

sino a sparire all’orizzonte

per poi riemergere in quella zona del cuore

che confini non ha.

Guardami riflesso

attraverso la chiarezza delle tue pupille,

incontaminato sguardo d’un’anima semplice,

e con un sorriso

illuminami

e scolpisci il tuo amore nella mia mente.

Calpesta la mia eterna tristezza,

lascia che rimanga a terra

immobile e impotente,

polvere sulla polvere,

inerme

come nulla nel nulla.

Mostrami il profilo d’un arcobaleno

arco di vivida luce e colori sgargianti,

affinchè possa frantumare squarciando

il buio della mia solitudine

che nessuno sa capire,

che nessuno è in grado di ascoltare.

Portami in alto,

lontano da quaggiù,

via dalle ombre oscure

che mi rendono loro schiavo,

là dove il sole illumina ancora

e riflette amore.

Ascolta il grido della mia disperazione

e amami più forte che puoi,

mostrami fiducia,

regalami l’infinito,

fai sentire questo bambino insicuro e uomo mancato

importante almeno per te.

 

 

 

 

 

QUELLO CHE VORREI

Io cerco la tenerezza

non come si cerca qualcosa

che non si conosce

e che non si è mai provata,

ma come qualcosa di cui

si ha infinita nostalgia.

Ecco cosa vorrei per me:

un sogno dipinto

coi colori dell’arcobaleno

sul fondo azzurro dei miei pensieri

e sterminate praterie di profumatissimi fiorellini

e un mare verde smeraldo rigoglioso di vita subacquea.

E vorrei che quel ponte di colori e di emozioni

unisse idealmente la prateria e l’acqua,

la mia vita e quella che vorrei che fosse

per essere libero anch’io fino a divenire cielo,

anima nell’anima,

vento nel vento.

 

 

 

 

 

 

 

ARTEFICE DELLA MIA VITA

Non esiste il destino,

sono soltanto io l’artefice della mia vita,

io e soltanto io posso scrivere la mia storia

disperata ma profondamente umana

e per questo vera, sofferta, vissuta.

Semplicemente so che devo vivere

senza aspettare il via della bandiera a scacchi,

devo correre prima che sia troppo tardi,

potrei sprofondare nella palude della tristezza

se solo mi fermassi a riflettere o mi arrendessi in partenza.

Vane le preghiere, inefficaci le medicine,

nessuno mi spingerà a seguirà il mio cammino,

dovrò necessariamente farcela con le mie sole forze,

nessun aiuto dall’alto,

forse nemmeno il soccorso della zingara fortuna.

Stasera però mi sono fermato un attimo

a guardare il rosso del tramonto

che dava l’addio al giorno

proprio mentre anch’io mi sentivo finito,

quella luce mi ha sussurrato piano:

“tu rinascerai con me e vincerai se lo vorrai”.

 

 

 

 

 

 

 

IL CHICCO

Era arrivato il giorno tanto atteso,

il mio sogno doveva essere seminato,

doveva sbocciare,

crescere e dare i suoi primi frutti.

Piantai quel chicco

nella zona più fertile della mia vita,

lo innaffiavo ogni giorno con le mie lacrime

e desideravo sempre più la sua nascita.

Finalmente spuntò una foglia,

mi fece sognare,

sperare,

sorridere,

sapevo che i suoi frutti

sarebbero arrivati presto.

Con molta lentezza crebbe,

fece un piccolo fiore,

un briciolo di gioia

ma nessun frutto.

A differenza della lentezza

con la quale era nato,

al primo spiffero di vento

morì

e con lui

il mio cuore.

 

 

 

 

 

 

 

 

LA RINASCITA

Per assaporare i colori della primavera

e sentire il calore del sole,

il suono della natura che rinasce,

dobbiamo avvertire prima il gelo dell’inverno.

E il bosco dovrà apparirci freddo e silenzioso,

solo dopo vedremo il pettirosso cantare,

giovani foglie danzare, una goccia divenire oceano.

E i fiori giaceranno inerti sepolti nell’oscurità

per poi germogliare e fiorire come per incanto,

fiori vivi che mostreranno le corolle al sole.

L’inverno può durare anche per mesi e mesi,

il buio potrebbe rivelarsi lungo e interminabile,

camuffarsi da maschere umiliate e sconfitte

di solitudine e di tristezza

ma la primavera e con essa la sua incantevole luce

torneranno sempre prima o poi

e sarà festa nei nostri cuori,

definitiva vittoria per la nostra anima.

 

 

 

 

 

 

 

 

I COLORI DELL’ARCOBALENO

Tu

che hai saputo dipingere

con i colori dell’anima,

immortalando sensazioni racchiuse

in mille immagini.

Hai creato arcobaleni,

voli di aironi

tra cielo e mare

abbagliando di luce

l’orizzonte del cuore.

Mi hai modellato,

con la tua arte plasmato,

sfiorando insieme

il tutto e il nulla,

l’estremo e il semplice.

Una libertà

infinita

che attraversa il respiro

e fa volare via,

via.

 

 

 

 

 

 

 

 

IL SILENZIO DELL’ANIMA

In questa notte

che il sogno

non riesce a strappare

ai miei pensieri,

lascio scivolare

lievi

piccole gocce

sul mio viso.

Il silenzio

della mia anima

ora preme

come non mai.

Ed io riconosco

la mia debolezza,

la disperazione d’un uomo

che è consapevole della propria fine.

Ma io non vorrei

morire adesso

senza nella mia vita

aver mai amato prima.

 

 

 

 

 

RITRATTO DI DONNA

Soffermandomi a guardare il tuo viso,

quella profondità del tuo sguardo,

vorrei passarci delicatamente le dita

seguendo con una linea i tratti dei tuoi lineamenti.

Scrutando i segreti di quegli occhi verdi

che sembrano cambiare ad ogni tuo stato d’animo,

non so che darei per leggere quelle paure e incertezze

che mai avresti il coraggio di rivelarmi.

E in quell’infinita dolcezza

che lasci ancora scorgere,

cerco dipinto un viso di bimba,

trovo invece il ritratto di donna.

 

 

 

 

 

 

IO E TE IN AMORE

Se avrò gli occhi spauriti

di un cerbiatto indifeso,

ti potrai commuovere

e mi accarezzerai.

Se subirò la sconfitta

di una speranza naufragata nel niente,

soffrirai con me dispiaciuta

e mi consolerai.

Se di colpo scoprirò

di non farcela più,

tu combatterai con me

e mi incoraggerai.

Ma quando ti guarderò

con gli occhi di un uomo innamorato,

ti perderai con me

e saremo un vortice nel blu dell’oceano.

Là dove la vita

si rigenera dopo la morte,

là dove il tempo

non si ferma.

Io e te in amore.

 

 

 

 

 

SAPORE DI LIBERTA’

Voglio allargare le braccia

e respirare forte

l’immensità del cosmo,

il sapore della vita.

Voglio sentirmi libero,

Finalmente felice di vivere e amare

senza negare più a nessuno

me stesso.

Desidero imparare a conoscere

ed aiutare il mio prossimo,

dire addio alla bramosia d’egocentrismo

del mio io.

 

 

 

 

 

 

IL QUADRO PIU’ BELLO

Spicchio di luna in cielo,

aliti di parole incantate,

soffio caldo del tuo pensiero

sul mio cuore.

Mi soffermo a contare e raccogliere le stelle

ne farei una collana per donarla a te

che non ne hai bisogno

perchè stella fra le stelle.

Altro che tesori e ricchezze!

non servono gioielli e diamanti,

regni solo tu

con la tua magica e preziosa presenza.

Tu dolce e bellissima principessa

nella favola della mia vita,

dolce musica il tuo respiro

che danza nella notte col silenzio.

Ed io che in uno spiraglio di luce

ti guardo incantato

come un fermo immagine nella mia mente:

il mio quadro più bello.

 

 

 

 

 

 

 

 

LA MAGIA DI UN NUOVO GIORNO

E’ ora finalmente!

quell’attimo mansueto

che segue la notte e precede il mattino

trattiene il respiro,

la natura tutta è in attesa,

il risveglio è prossimo.

La magia

che si rinnova

nell’incanto dell’alba,

canta il gallo

ambasciator di questo evento,

poi trepido silenzio e fremente compostezza.

Ed eccolo il boato

in un fragore di luci che si accendono

tutte insieme,

esplodono nel cielo,

giunge infine il sole

a battezzare il nuovo giorno.

Ed è un festoso cinguettare di uccellini,

lo schiudersi dei fiori,

la carezza della rugiada

che lieve scivola sugli steli,

la òla dell’erba che vibra

pizzicata dalle esperte dita della brezza.

E poi ancora il guizzar dei pesci giù nel fiume,

il suono d’una campanella al collo d’una mucca,

il rincorrersi di un’onda dietro l’altra,

oche che schiamazzano in girotondo,

il sapore fresco del latte appena munto, del pane caldo,

delle uova raccolte sulla paglia,

lo sguardo di un pulcino appena nato con le piume in disordine.

I miei occhi sbigottiti che veloci applaudono

aprendosi e chiudendosi ritmicamente

sul mondo che nasce,

avidi e mai stanchi,

felici ancora di assistere

alla magia di un nuovo giorno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SEGRETI

Segreto grave

occultato dalla maschera del silenzio.

Segreto profondo

sigillato da una promessa.

Segreto fragile

taciuto per rispetto.

Segreto inconfessabile

celato per vergogna.

Segreto remoto

ancestrale,

incomprensibile,

misterioso,

completamente folle.

Quanti segreti

appartengono alla coscienza d’un uomo!

Radice d’un male, silenzio dentro il silenzio,

amara fonte di strani tarli.

Quanti segreti verranno con liberazione confessati?

Ma quanti di essi sfoceranno poi nella morte!

 

 

 

 

 

 

 

OCCHI DI GATTA

Occhi oblunghi d’ambra e smeraldo

percorsi dai sentieri dell’eden.

Oasi sconfinati di terre e fuoco

solcati dai fiumi dell’anima.

Mondi lontani d’amore e odio

abitati da abissi profondi.

Occhi di gatta

inafferrabile enigma.

 

 

 

 

 

 

 

 

NEBBIA

E la nebbia scendeva

lentamente

confusa.

Solo una luce

si distingueva all’orizzonte

in un tremulo brillio.

Poi un’altra

e subito dopo un’altra

e un’altra ancora.

Indefinibile paura e insieme lontana speranza,

chiusi gli occhi

e non fu più niente.

 

 

 

 

 

 

 

 

L’ALTROVE

Libero varco che trasmigra mondi

veggenza astrale tra fuochi oscuri,

notti di voci in sussurri sopiti

che risvegliano danze di lucenti magie,

nel dorato alito di fate leggere.

Quello strano timore di essere Anima

come un lamento di foglie schernite dal vento!

Come sorrisi di orchi che diventano buoni!

E per un istante sottile,

trafitto dal megalitico luccichio della luna,

il confine che separa l’Altrove

non è poi così lontano.

 

 

 

 

 

 

 

 

MASCHERE MUTAMBOLE

Non detestare ciò che sei se sei,

vivi semplicemente nell’orma dei passi antichi

che furono dei padri fucina dell’esistere.

Ascolta nel silenzio la saggezza e lo scongiuro

di maschere mutambole

come folletti strambi malati di magia,

piegati alle fogge di forme controverse

cercando il senso della smorfia

in ogni pietra cesellata.

Non vedi? Ridono di te!

Non senti? Piangono per te

e cantano la storia lontana

che scaccia demoni dal mondo.

 

 

 

 

 

 

GESU’ IO TI AMO

Gesù! Ora posso, devo, voglio amarti; ogni giorno di più!

io ti sento vicino, molto vicino

fin quasi a sfiorarti,

guardandoti dal basso verso l’alto

inginocchiato ai tuoi piedi.

Per troppo tempo non ti ho creduto

e ho vissuto come se tu non esistessi,

lontano da te

senza mai leggere il Vangelo,

perso in strade buie senza sbocchi.

Tutte le porte mi parevano chiuse,

ero preda di ansia e tristezza

immerso in una solitudine senza fine.

Sopravvivevo ossessionato ed atterrito

dall’idea d’invecchiare e morire,

schiavo della lussuria e della pornografia

non capendo che la carne è morte e lo spirito è vita,

tu soffrendo hai crocifisso la carne, io ne ho fatto fonte di piacere,

il male aveva inquinato persino i miei scritti: ero ridotto una larva umana!

Ora cerco persone avanti nella fede

mentre prima bramavo esperienze sessuali.

Oggi tutto è cambiato come per magia

da quando finalmente aprendo il mio cuore

io ti ho accettato con fede nella mia vita.

Ogni cosa mi appare nuova e bellissima

vedo tutto ciò che c’è dentro e fuori di me

con occhi totalmente diversi, sento nella coscienza serenità e giustizia.

Hai riempito la mia anima d’una purezza fortissima

come se in un momento avessi cancellato tutti i miei peccati perdonandomi,

purificandomi come un bambino, ero caduto e mi hai rialzato.

Sono rinato libero e felice.

Ora amo te Gesù, gli altri e la vita

ho smesso di chiudermi vigliaccamente nel guscio del mio egoismo

ma sento forte il bisogno di aprirmi all’universo che mi circonda.

Vorrei tanto fare del bene, aiutare e trasmettere al mio prossimo

rendendo testimonianza ed evangelizzando

questa gioia che provo dentro

e che vorrei condividere con tutti.

C’è una nuova luce che brilla nei miei occhi

e l’ispirazione poetica è cresciuta diventando positiva e bellissima

mentre prima scrivevo dolore e autodistruzione

e rileggendo è come se non avessi scritto io.

Ho compreso che senza di te

c’è il vuoto e regna la paura,

nulla ha senso o valore e si è vulnerabili e infinitamente deboli

ma nella debolezza in umiltà si è forti.

Piccoli grandi prodigi

mi sorprendono giorno per giorno

rinnovandomi continuamente e progressivamente.

E’ una rivoluzione interiore, una metamorfosi d’amore.

Tutte le porte si aprono da sole.

Ed io non posso più tornare indietro

ora che ho sperimentato

l’importanza della tua presenza nella mia vita.

Smascheri il diavolo, discerno il bene dal male.

Da ora in poi griderò al mondo intero:

Gesù io ti amo con tutto il mio cuore più della mia stessa vita

e ti adorerò per sempre.

Perchè con te vicino posso ogni cosa, non deludi mai

niente potrà più abbattermi

o farmi del male: chi è con te non è del mondo!

E le cose di esso perdono consistenza:

Solo luce e amore

tu hai riservato

per me! Tu battezzi, liberi, guarisci, salvi!

Dentro me hai iniziato un’opera meravigliosa

che porterai a compimento,

primi timidi germogli

d’una miracolosa fioritura di santità.

Leggendo la tua parola,

nelle profondità del mio spirito,

una capacità di penetrazione talmente forte

vivifica.

 

 

 

 

 

 

 

LA SPIRITUALITA’

Esiste da sempre e per sempre in noi,

in fondo alla nostra anima,

qualcosa indefinibile

ma estremamente preziosa e vitale

capace di renderci immortali,

invincibili,

simili a Dio,

e che non può essere in nessun modo

annullata o distrutta.

Questo meraviglioso dono di immensa potenzialità

che ci è stato regalato con amore

è la nostra spiritualità.

Immersi nel fango dell’errore e della disperazione

o sprofondati nel mare dei nostri guai,

essa ci trascinerà con se’ sconfiggendo la morte,

risorgeremo dalle macerie ricostruendo noi stessi

con una straordinaria forza di vita e d’amore

sollevandoci fin lassù

perchè noi siamo nati per vincere.

 

 

 

 

 

 

 

 

SENTIRE GESU’ NEL CUORE

Oggi ho capito

una cosa molto importante

che soltanto chi sente veramente Gesù nel cuore

può comprendere:

la vita è meravigliosa,

è un dono bellissimo

che ci è stato regalato con amore

e per questo va vissuta con gioia ed entusiasmo

fino in fondo.

E se spesso accadono cose brutte e tristi,

non è perchè siamo sfortunati

o perchè il male regna sovrano,

oppure perchè siamo stati abbandonati al nostro destino,

c’è invece un qualcosa di bellissimo

celato dietro quel male,

come un meraviglioso e definitivo riscatto futuro

che noi per adesso con gli occhi mortali e terreni

non possiamo neanche concepire o immaginare.

Per questo io ho fatto la scelta più importante

della mia tormentata e solitaria esistenza:

“ho messo la mia vita nelle mani di Gesù Cristo”

e per la prima volta in vita mia

scrivo di Gesù e per Gesù.

 

 

 

 

 

 

CHISSA’ SE TI RICORDI ANCORA

Chissà se ti ricordi ancora

le domeniche d’estate

e quel silenzio nelle strade,

correvamo solo noi

ad inseguire i sogni

senza più tristezza ed abbandono.

Stringevi forte la mia mano nella tua

e spinti dall’incoscienza della nostra età

fuggivamo via lontano,

vivendo il presente senza domani,

ci bastava e non ci importava di sapere

cosa volevamo noi dalla nostra vita.

Chissà se ti ricordi ancora

i pomeriggi d’inverno

trascorsi chiusi in casa

a fumarci la malinconia,

ad inventare il nostro mondo,

giorno dopo giorno senza aver paura,

senza fermarci davanti a niente

tra storie vere e viaggi con la mente.

Ma il tempo passa in fretta sai

ed io ho non ho imparato a vivere

ma lo stesso tempo

sento che non cancellerà

quelle cose in cui io credo

che vibrano e bruciano dentro me,

mi chiedo se anche tu

sei rimasta quella di allora.

Chissà adesso dove sei, che fai e con chi stai!

Chissa se avrai trovato mai

la vita che volevi,

quello che sognavi.

 

 

 

 

 

 

 

I POETI

Ci sono ancora loro,

strani individui

con l’anima più leggera di una nuvola.

Loro,

i poeti,

ingarbugliati nelle rime di ogni giorno,

con le più vere promesse e il più nobile scopo:

donare con il cuore e tramite la penna

ancora e poi ancora all’infinito,

amore.

Ci son sempre loro a risvegliarti dal torpore

che t’infonde l’infernale macchina del nulla,

a dirti quanto vali se le ali

le dispieghi ancora

ferite e sanguinanti forse.

Ci sono ancora loro a dirti di stranezze

disegnate dentro al vento,

a farti capire quanto sia vero il tuo sorriso

se arriva dopo quel dolore,

quanto sia libero questo mondo

se non avvelenato da quei gas

più che mai sconosciuti ed assassini.

Sì, libero e vero! come la vita che ti scuote

contro quella morte che non puoi capire.

E ci sono infine loro:

bambini, folletti, tenerissimi giullari di emozioni

ormai ridotti a non avere più parole

che parlano muti lo stesso,

piangono in silenzio,

e nel silenzio,

senza fare rumore,

accarezzano l’immenso.

 

 

 

 

 

 

 

 

AMORE

Ho visto lanterne ardere

in un silenzio infinito

dove la memoria

si perde.

Voci di bambini aleggiare

in un tempo remoto

dove suoni di flauti

contrastavano sussurri e grida.

Incontrollato amore, sconosciuto, amaro

disperato amore

che devasti l’animo

e sconvolgi la mente.

Amore rincorso, perduto, ritrovato

amore di lacrime

che purifichi gli occhi

e lontano calmi l’ardore.

Ho sentito il mare infrangersi

in onde di tempesta

in un tempo inaccessibile

dove il dolore si dissolve.

E ricordi amari al cuore

che offuscano

la vita vissuta

e non vissuta.

Inspiegabile amore, vagabondo, inconsueto

fragile amore

che distruggi il mio sangue

e annienti il mio corpo.

Amore cercato, sognato, sperato

amore di rabbia che infiammi lo sguardo

e lontano

accendi le vene.

Più amore

più forza,

più di te

dentro me.

 

 

 

 

 

 

 

 

FRAMMENTI DI SENTIMENTI

Impalpabili volteggiano nell’aria e profumano di primavera

cadute distrattamente da chissà dove

smarrite nel tempo.

Spaziano nella mente

nutrendosi di spasimi

anelando consolazioni.

Danzano coi ricordi

si adagiano su fiori recisi

dipingendo l’amore.

Un ritratto d’autore

ma sono solo briciole

briciole e nient’altro.

Frammenti di sentimenti

che uniti tra loro

danno vita al mio cuore,

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INCROCIO DI VITE SBAGLIATE

Sei storia d’amore incompiuta,

poesia mai finita,

sei l’amore sfiorato e incosciente

incontrato per strada, la stessa

a un incrocio di vite sbagliate.

Fra mille anni

o forse fra un istante

io ti ritroverò seduta ad aspettarmi

nella quiete di un tempo

che sarà verità.

Mi chiamerai “mio amore”

ed io “piccola mia”

come se ieri fosse appena passato,

come se mai

tu fossi andata via.

 

 

 

 

 

 

 

DENTRO TE

Dentro te

ascoltavo il dolce silenzio

affondando nel grigio notturno

dei tuoi occhi

mentre l’azzurro delle tue iridi

svaniva fra le ciglia del sole.

Dentro te

percorrevo il tempo immobile

cullando il sogno di te bambina

ed una carezza silenziosa scorreva

accanto ai tuoi occhi lucidi.

Dentro te

immagino ancora il tuo profumo

l’estasi proibita

e la dolcezza di quel momento

che diventerà il mio indelebile ricordo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL TEATRO DELLA VITA

Personaggi

costumi di scena

copioni

luci

prove

soddisfazioni.

Tutti vagoni di un treno

che viaggia

lungo il binario del teatro,

arte sopraffina

nel comunicare con gesti

mimica e parole.

Un viaggio

che conduce la nostra anima

in uno spazio virtuale

a volte fantastico

a volte specchio

della cruda realtà

ma che ormai fa parte

della nostra vita,

del nostro essere maschere

in questo mondo

chiamato teatro.

 

 

 

 

 

 

IL DELFINO E LA SIRENA

Su un’isola deserta

sperduta in mezzo al mare

viveva una fanciulla

che non sapeva amare.

In mezzo alla natura

da sola era cresciuta

tra fiumi, uccelli e fiori

di quell’isola sperduta.

Dormiva su una rosa

mangiava dentro un cocco

cingeva i suoi capelli

di un nastro con un fiocco.

Passava le giornate

parlando con gli uccelli

svelava a loro i sogni

più intimi e più belli.

Il suo migliore amico

era un delfino bianco

ch’era rimasto lì

lasciando il proprio branco.

Un dì mentre nuotava

nel mare di cristallo

qualcosa la colpì

in un banco di corallo.

Con gli occhi spalancati

guardava attentamente

quello che succedeva

nel fondo sottostante.

Il suo migliore amico

ossia il delfino bianco

giaceva dolorante

poggiato su quel banco.

D’istinto si lanciò

portandogli soccorso

e gioì quando capì

che non l’aveva perso.

Qualcosa nel frattempo

in lei era cambiato

pensando a quel suo amico

che Dio le aveva dato.

D’allora la fanciulla

con lui volle restare

sirena diventando

per vivere nel mare.

Restò con lui per sempre

coprendolo d’amore

ma l’isola dei sogni

rimase nel suo cuore.

 

 

 

 

 

LA RAGAZZA COMPUTERIZZATA

Io vorrei confessar questo

in fondo è un segreto onesto,

mi son follemente innamorato

di una ragazza virtuale che ho creato.

Non so da qual mondo sia venuta

ma si muove, mi guarda e non è muta,

non esiste nella realtà

ma a me par quasi verità.

Dal mio computer è uscita fuori d’improvviso

senza dolori, problemi e con un bel riso,

è proprio bella, formosa e seducente

fatta di hard disk, processori ma non mente.

Cliccando il suo corpo l’amor ci ho fatto in ogni lato

non ho preso virus e piacer ho anche provato,

lei programmata ride, parla, si muove sai

mi ubbidisce, non dà problemi e non tradisce mai.

Figli purtroppo non me ne può dar

ma che importa, la stringo e continuo ancor a baciar,

ormai in questo secolo di robots e computers ultrapotenti

mi sentirei antico con una vera donna coi sentimenti.

Per questo io sto tranquillo con la mia ragazza computerizzata

che mi soddisfa, mi piace e l’ho tanto amata,

son arrivato al punto di non volerla cambiar se far lo possa

neppur con una ragazza vera in carne e ossa.

 

 

 

LUCE

 

Quando nel buio della notte

perdutamente solo

come un bambino prego,

sento nascermi dentro una forza improvvisa

calore ed energia mi esplodono nel corpo,

ed è di nuovo LUCE nella mia anima

di nuovo LUCE dentro i miei occhi

gioia nel cuore

festa di sorrisi.

Quando invincibile

il male sembra sconfiggermi

ed ombrosi pensieri mi spingono verso la morte

una potenza positiva forte come un fuoco

scorre divampando nelle mie vene

ed è di nuovo LUCE nella mia anima

di nuovo LUCE dentro i miei occhi

pace nel cuore

libertà nella mente.

Quando con brividi di freddo

la paura mi assale

ed io credo di non farcela più

una voce intima mi infonde coraggio

pronta ad aiutarmi mi tende la mano

ed è di nuovo LUCE nella mia anima

di nuovo LUCE dentro i miei occhi

amore nel cuore

equilibrio nella mente.

Quando terrorizzato d’invecchiare e di morire

solo senza compagna e senza amore

sono schiavo del terribile pensiero che la mia vita non abbia senso o valore

tu cancelli di colpo questa mia agonia

la tua presenza rende preziosa la mia esistenza

ed è di nuovo LUCE nella mia anima

di nuovo LUCE dentro i miei occhi

serenità nel cuore

comunione con te attraverso la mente.

È di nuovo LUCE, LUCE e soltanto LUCE!

E spariscono le tenebre

fuggono da me fantasmi e demoni

è sconfitto il serpente.

Solo LUCE, LUCE, e per sempre LUCE.

Ed io ora so

che non smetterai mai di illuminarmi.

 

 

VIALE ALBERATO D’AUTUNNO

 

Cade una foglia

soffice piuma

leggera

volteggia nell’aria

come una ballerina che danza sulle punte

poi

si posa per terra

sul tappeto di questo viale alberato

anch’essa

parte d’una coperta

ingiallita

di foglie morte.

L’autunno è arrivato

con la sua malinconica dolcezza

ed ogni albero si sta spogliando

del proprio vestito.

I rami ormai nudi

sembrano tendere

le proprie braccia al cielo

quasi come ad abbracciarlo.

In un amplesso tenero ed appagante,

io mi stringo a te,

alma Natura,

voglio cogliere ogni tuo palpito

e respirare il tuo stesso respiro,

vestendomi dei tuoi colori.

 

 

 

 

 

CASTELLO ANTICO

 

Il castello

sta

là,

disteso sul colle

come statua imponente.

Guarda

nebbie e fantasmi

terre ed oceani

monotoni e spettrali

nel tempo che passa.

Ricorda

lotte e tormenti

amori e passioni

nel volgere lento

dei secoli.

Fra quelle mura antiche e millenarie

trova ancora rifugio un vecchio gabbiano

ammalato e stanco

che mira da lontano

le immense acque solcate nei voli.

 

 

 

 

 

 

MONTAGNE

 

Maestosi giganti addormentati

o eruttanti fuoco fra le gole,

vi osservo in silenzio su pendii boscosi di valli ridenti

brillare al sole come rocce ardite.

Cime svettanti che austere sfidate il cielo

incontrastate padrone dei grandi silenzi

accogliete le aquile, scrutate i mari

riconciliatevi con l’immenso.

Dolci declivi bianchi di pura neve,

inesplorati paradisi e regno di purezza,

siate finestra aperta verso l’infinito,

dove quiete e pace dànno ebbrezza.

Voi segno di grandezza vera,

espressione della potenza della natura madre,

noi al confronto tante formichine,

prede di paure e confusioni.

 

 

 

 

 

PRESAGIO DI MORTE

 

Ho un presagio,

qualcosa serpeggia nell’aria,

striscia invertebrata nella memoria,

credo sia angoscia,

spettro del mio respiro pesante.

Ansimo,

ho il fiato corto,

sarà paura,

e m’abbandono,

vinto.

È punta di spillo che penetra le mie carni,

solitudine

vuoto,

è vento di ghiaccio che invade

rapida mi scava nelle ossa.

Schiava la mia mente di lei e del suo male

vorrei almeno vederla, comprenderla

ma ella non si mostra,

mi osserva,

la si sente e basta.

In un muto silenzio

come trasparenza nascosta

penetra profonda nelle mie pupille,

non posso che subirla ma adesso so cos’è:

presagio di morte.

 

 

 

 

 

 

L’ANTICAMERA DELLA MORTE

 

La paura dilata il tempo come un elastico

il cuore palpita disordinatamente,

ansima il respiro.

Occhi catturati dall’inquietudine,

sguardi impietriti dal terrore,

il volto è una maschera.

Il corpo dapprima si oppone,

si dimena,

poi affoga in una lenta agonia.

Mentre il torpore immobilizza gli arti,

il cervello resta lucido qualche altro istante,

poi si perde la concezione dello spazio e delle ore.

Confusa e impaurita la mente,

l’abbandono può sembrare dolce e soffice,

l’ultimo respiro sembra seta.

L’uomo ora è rigido,

si adagia smarrito,

perduto.

L’attimo che segue è l’anticamera della morte,

il tempo immoto,

gli occhi pesanti, opachi, vitrei.

A malapena distinguono i colori,

si allontanano dalla vita,

graffiano la memoria.

Alle luci dell’alba

sguardi deliranti sigillano le tenebre

le labbra spalancate in una smorfia amorfa.

La morte brinda in calici d’argento,

il silenzio diventa

perfetta armonia.

 

 

 

 

 

 

LEI MI SEGUE

 

Ovunque io vada

lei mi segue

in silenzio

discreta

e senza farsi notare.

Ogni tanto mi sembra

di sentirne il respiro

dietro ogni angolo

ogni porta

ogni passo.

Non serve correre

rifugiarsi

scappare chissà dove

lei è la mia ombra

e ci sarà sempre.

Non riesco proprio

ad allontanarla da me

mi ossessiona

sono l’unico ad accorgermi di lei

soltanto io riesco a vederla.

Ma forse una soluzione c’è

no! non cadrò nelle sue braccia

non sarò il suo burattino abbandonato

ormai ho deciso

sarà la mia poesia a farmi fuggire da lei per sempre.

 

 

 

 

 

IL MIO DESERTO

 

Non ho mai conosciuto amore alcuno

in quest’orrido deserto

che è la mia vita,

solo miraggi d’amore inesistente

sete d’acqua mai bevuta.

È il deserto

quello nel quale mi ritrovo,

ricordo che è stata la mia culla,

momenti di intensa solitudine,

di preghiere inascoltate rivolte al cielo.

In fondo è sempre in esso che mi sono ritrovato

dopo lunghe corse affannate ad inseguire il vento,

a sognare di raggiungere le stelle,

nei miei occhi neanche un raggio di quel sole,

solo freddo nell’anima e nulla più.

Sento la notte nel mio cuore,

alitare con lunghi interminabili silenzi

giovinezza sfuggita fra le dita e perduta per sempre

sogni svaniti all’alba.

Non mi è rimasto che rifugiarmi nel deserto, amico fedele

lì anche se triste ogni cosa è mia,

è solo sabbia lo so, echi di silenzio

ma almeno non posso perdere

ciò che non ho mai avuto.

In questo mio deserto

il niente è tutto per me,

e il mio tutto è niente per il mondo,

oggi è la mia casa,

domani, la mia tomba.

 

 

 

 

 

 

SOLO

 

Pagina di giorni inutili

spesi a pensare e piangere,

muta amica di parole confidate ad un diario

silente fanciulla triste ma accattivante.

Con la tua veste leggera di tulle

mi inviti a ballare

un giro di danza e mi dici perfino:

“sai che amo ballare con te!”.

Mi afferri le mani e me le stringi forte

ed io mi sento così bene,

è tutto incredibilmente assurdo

incomprensibile.

Ma non vedi la contraddizione

nella nostra amicizia?

Io con te dovrei sentirmi…

solo!

 

 

 

 

 

 

PULEDRINO

 

È una piccola bellezza la sua

in tutti i sensi,

con quelle gambette ancor deboli.

Venuto alla luce da una settimana,

ha sempre un’aria incuriosita

per tutto ciò che di nuovo gli sta intorno.

È completamente nero come la notte,

con soltanto un piccolo raggio di luce sulla fronte;

fa tenerezza con quel corpicino che appena nato muove i primi passi.

Non so… ma questa piccola creatura

possiede una bellezza estranea a questo mondo, una novità

due occhietti dolci che osservandoli ti fanno innamorare di lui.

Ora, disteso fissa il vuoto

chissà a cosa pensa!

le sue orecchie attente aspettano qualcosa di curioso.

Appena la sua mamma si muove

lui la segue come se avesse paura di rimanere da solo,

in questo mondo che sente ancora straniero.

Con quelle lunghe gambette e tutto il suo corpicino

scoprirà pian piano la vita

e non sarà più un gioco.

E chissà,

forse un giorno sarà libero di correre lungo i campi

da solo con la sua raggiante bellezza.

 

 

 

 

 

 

AL MIO CANE

 

La tua presenza

colmava il vuoto

della mia oziosa solitudine,

spesso mi contrariava

il tuo lungo abbaiare

che ora mi manca da morire.

Mostravi tutta la tua gratitudine

stendendoti ai miei piedi

e mi contemplavi,

parlavi con gli occhi

ci capivamo

nell’incrociarsi dei nostri sguardi.

Ci ritrovavamo sempre

nel nostro mondo

pieno d’abitudini,

forse

non ero solamente il tuo padrone

ma il vero amore.

Oggi non ci sei più

la tua festosa compagnia

si è dissolta

nella morte

ricoperta

dalla nuda terra.

Ma per me

rimani sempre una ferita aperta

incancellabile ricordo dentro al mio vuoto

nel ripiombato abisso

d’un’altra e più profonda

solitudine.

 

 

 

 

 

 

FARFALLE

 

Le ali son come petali

di fiori colorati,

e con eleganza

volano posandosi sui prati.

Ed è in festa la radura

per quelle piccole creature sospese in aria,

sorride gioiosa

la natura tutta.

Un’esistenza tanto fragile

quanto bella e preziosa la loro

che dura solo qualche giorno,

il tempo di imparare a volare e farsi ammirare.

Ma a differenza degli uomini

accomunati dallo stesso destino,

son felici ugualmente mostrando di apprezzar la vita

e spensierati si godono

la loro breve gita terrena.

Son consapevoli

d’aver concorso fino in fondo

a far stupire gli uomini

e colorare il mondo.

 

 

 

 

 

L’AQUILONE

 

Un esile ma robusto filo

ci lega l’uno all’altra

e tu mi conduci senza esitazioni,

ed io posso andare più in alto

e scorgere paesaggi sublimi., bellezze mai viste.

Corri veloce

ammiro il mondo oltre la collina,

al di là delle montagne fino al mare

dove il cielo dona voce solo al mio respiro

mentre l’infinito abbraccia i miei pensieri.

Qualche nuvola all’orizzonte

accompagna il mio volo sempre più leggero

ed il vento mi sostiene l’anima

innocente e bambina in questo cielo azzurro,

più su di così io non sono stato mai.

Non so se le mie ali sono davvero forti,

o sei tu che mi incoraggi,

da quassù ogni segreto,

ogni promessa,

sembrano più veri, non arriva la cattiveria degli uomini.

Di quella terra lontana non scorgo più nulla,

quasi fosse ormai dimenticata e perduta

qua in alto tutto sa di eternità,

sto assaporando lentamente

la magia che mi circonda.

Vorrei descriverti ogni cosa che vedo

trasferendoti le emozioni che provo

ma tu continui sempre a dirigermi,

non ho paura di volare, sai

mi sei vicina nei pensieri.

Ora conosco i desideri del cuore

vivono scolpiti in me

ed io volerò per sempre

e ti porterò con me ovunque

al di sopra di queste montagne, oltre l’orizzonte

nello spazio infinito.

 

 

 

 

 

TU

 

Tu!

un vento gelido che consuma il respiro,

un bacio di lapide

dal sapore di terra,

tu mi indichi il cammino verso la morte.

Tu!

sei la notte del vampiro

che sorge dalle macerie della mia disperazione

triste riflesso di luna piena,

tu godi della mia rassegnata sconfitta.

Ma tu non sai

di quella scritta scolpita sul legno

di un ulivo arso dal vento,

che perde sangue lasciando un segno eterno di riscatto:

Sangue innocente di perdono, non di condanna.

Dopo tre giorni scaraventato fuori dalla tomba

slegato da ogni legame mortale.

Tu sconosci

che quella morte mostrava la vita

non più pioggia di dolore ma riso di angeli

in quella croce la definitiva vittoria.

 

 

 

 

 

C’È QUALCOSA

 

C’è qualcosa che immagini

quando sei bambino

e che poi perdi da grande.

È una sensazione magica

figlia della tua innocenza

vivida d’una luce quasi immortale.

Ma se da adulto riuscirai a ritrovarla,

davanti ai tuoi occhi

come per incanto si aprirà l’universo.

E le sue leggi lo governeranno con amore

e sarà armonia

bellezza cosmica.

L’oceano non ti farà più paura

e vorresti essere una goccia d’acqua

per unirti al mare.

E scoprire il tutto

essere in simbiosi con la natura

ammirarne il fascino.

Vorrai dare agli altri

la ricchezza che avrai dentro,

fino ad entrare in comunione con Dio.

Sentirai il bisogno di parlargli nel silenzio del tuo cuore

ringraziarlo per averti donato la vita

con le sue meraviglie sempre nuove.

 

 

 

 

 

SOGNO SVANITO

 

Sono in un prato,

un grande prato fiorito,

pieno di pace

e silenzio,

lì vedo i miei sogni perduti

impossibili

finiti.

Ci sei anche tu con essi

mi tendi le braccia con i capelli al vento

accenni un sorriso

ed io ti corro incontro,

ma di colpo mentre sto per sfiorarti

il mio sogno si spezza,

e il prato ridiventa il mio letto.

Il cielo torna ad essere un bianco soffitto,

tutto intorno si trasforma

il sole diventa luna,

il giorno notte,

ed è caos nella mia mente,

tormento nel cuore,

mi ritrovo solo.

Non più il tuo sorriso

ma lacrime nei miei occhi,

quella brezza leggera è ormai vento freddo sul mio viso,

addio mio dolce sogno inghiottito dalla realtà

di te mi rimarrà solo il ricordo

e la speranza di incontrarti di nuovo,

intanto mi consumo nella mia tristezza.

 

 

 

 

 

AD UN PASSO

 

La tua esile figura,

trasfigurata nello specchio dell’universo

come spicchio di luce scende dall’alto

e attraversa cieli

strati di lucide gemme.

Entra così nel giardino della mia vita

fiore rigoglioso che affonda radici

nella terra della mia carne,

mutando destinazione

orientandosi su di me.

Ed è amore

puro

asceso come in un vortice

alimentato dalla forza della speranza,

pervaso da particelle fuse di materia.

Imponente figura

regina e sovrana

giri le spalle

all’ultimo sguardo della tristezza

ormai

ad un passo dall’amore immortale.

 

 

 

 

CONCHIGLIA

 

Come una conchiglia

che racchiude in sé

i profumi e i segreti del mare,

attendi che le mie mani calde

si posino su te,

forti e gentili,

per raccogliere la tua essenza.

Spuma di mare e salsedine sulla mia pelle,

accarezzi il mio involucro

fragile eppur millenario con te vicino

mi osservi mostrandomi la tua fiduciosa nudità,

per poi sussurrarmi all’orecchie

suadenti parole d’amore

in un mistico erotismo.

Portami con te

nell’intimità di un pensiero ribelle,

cullami,

come onda che lambisce le coste,

scaldami,

con carezze e sguardi penetranti

infine vivimi.

Tu sarai per me fantasia che non teme realtà

ed io sarò per te complice silenzioso e compagno di giochi

di fughe e ritorni,

innocenze e malizie

brezze di desiderio

che spirano gioiose

e rallegrano il cuore.

E saremo

semplicemente noi,

attimi di vita,

creature senza tempo

anime viventi

liberi

indelebili.

 

 

 

 

 

ISTANTE ETERNO

 

Mi svegli di soprassalto,

la notte è carica di misteriosi segreti.

Esco dalla mia morbida tana

ed inseguo una fata irrequieta.

Mi conduce lì,

in luoghi soavi ed incantati.

Boschi incontaminati, fiumi e laghi scintillanti

profumi nascosti eppur quasi reali.

Lì incontro gli elfi, mitiche originali creature

e anche gnomi, folletti, e tanti strani esseri sconosciuti alla realtà.

Rimango a braccia aperte sotto cascate d’acqua cristallina

poi volo libero tra vulcani e nuvole.

Guardo affascinato ma non domando nulla

non oso chiedere dove sono.

So soltanto che è stato un istante eterno,

spazzato via troppo in fretta dalla bufera della vita.

 

 

 

 

 

SUSSURRI

 

Solo sussurri

parole senza voce

sovvien la morte,

riverberi di luna

a illuminar la notte

ritagliano paure ancestrali.

Occhi negli occhi

scorre l’ultimo sangue

mani giunte in preghiera,

antiche speranze in Dio

amor oltre la vita

sigillato in eterno.

 

 

 

 

IL GIOCO DELLA MORTE

 

Si è fatta bella

la morte,

che con mano gentile

dell’inferno m’ha schiuso le porte.

Stanotte ha indossato per me

l’abito da sera,

soffiandomi lieve sul viso

un alito di primavera.

È Bella!…È santa!… Così vestita da puttana,

giarrettiera, pizzo e calze a rete.

Con mosse seducenti s’aggiusta la gonna tra le gambe,

mentre si aggira furtiva con la sua falce intorno a queste tombe.

Intenso il suo odore,

inebria come vino l’aroma del peccato,

gocce di mistero i suoi occhi,

sensuale si manifesta il profumo del tormento.

Malizioso e penetrante il suo sguardo grigio fumo

m’ ha legato con robuste catene

e posseduto sull’altare del piacere

attimo di fugace emozione.

Come rito sacro

di gran sacerdotessa,

intenta a celebrare

messe nere.

Pezzi di carne cruda

e sangue offerti in sacrificio,

calice di fiele per acquietare

l’ansia nell’oblio.

Incantevole, dolce ella appare

e io l’ho amata

su un letto di passione impudica e discinta

intensi orgasmi i nostri tra lenzuola di seta,

nettare d’ambrosia e miele il suo calice.

È cosi bella….Così dolce ….Mio Dio !

sul viso vivida

risplende una luce.

Sembra innocente e pura

come una bambina,

il mio nero angelo

invece mi tenta come una sfrontata sgualdrina.

La cerco!… La voglio! … La bramo!…

non conosco il suo nome

ma in silenzio

la chiamo.

Da questo mucchio di cenere e ossa

dove è sepolta sotto nuda terra,

la mia sconsacrata fossa

è già pronta.

Leggera come un’odalisca

ella volteggia su opposti cieli,

sinuosa muove i passi di una strana danza,

sventolando lunghi veli.

È allegra…libera… e mi sorride!

Mentre cerco di afferrarla con le dita scheletrite:

“Dimmi come ti chiami!” le chiedo finalmente,

me lo scrive con rossetto color porpora

su una lavagna azzurra

illuminata da una stella:

“Amor mi chiamo io! E dolore è… l’eterno compagno mio”

mi risponde.

 

 

 

 

PREGHERÒ

 

Pregherò per chi mi ha creato

e per te che mi sei sconosciuto,

per chi nel deserto arso dal sole

brama un sorso d’acqua

e per chi nel freddo degli inverni

batte i denti esposto alla neve.

Pregherò per chi crede di cambiare

qualcosa con una guerra,

e allo stesso modo pregherò

per chi suda nella valle della vita,

mentre scuote con fatica

le zolle della propria terra.

Pregherò per chi cura le piaghe del corpo

non vedendo le ferite della propria anima,

pregherò anche quando da te

sarò cacciato, non capito

perché solo di parole sarò vestito

e di fede consolato.

Pregherò accettando

il tuo passo nel mio confine

condividendo senza spartire,

imparando a servire prima di mangiare

porgendo rispetto perché anche tu come me

non rimanga da solo ma faccia parte di un tutto.

Pregherò per chi è rinchiuso

dentro o fuori le mura,

che sia prigioniero d’ingiustizie

o per le proprie colpe,

per chi è un re e si sente povero

e per chi è povero ma si sente un re.

Pregherò per i tuoi azzardi

perché non di sola mano sarà il peccato

ma conteranno anche gli sguardi

di chi umilia con occhi e gesti,

pregherò per chi non crede

e per chi da poco ha imparato a farlo.

Pregherò senza giudicare perché ho peccato più di te

io che non so neanche il tuo nome,

pregherò senza limite alcuno

e ancor più per chi ha offeso

nella speranza che scopra

il valore di un perdono.

Pregherò

chiunque tu sia

alla luce del sole

o nel buio di questa notte

perché tu mi abbia al fianco

qualunque sarà la nostra sorte.

 

 

 

 

 

LA BAMBOLA GONFIABILE

Per quante notti

ti ho tenuta stretta a me, mio pneumatico amore

sotto le lenzuola come una vera amante!

Ti ho baciata, accarezzata, posseduta

quanto liquido seminale ho versato su di te

e quante dolci parole d’amore ti ho sussurrate.

Eri giovane in viso con trecce infantili

seducenti le tue forme

ti mostravi sempre pronta e disponibile.

Oggi rido di te

dell’assurdità di averti comprata

e tenuta nel letto con me per così tanto tempo.

È stata solamente follia

o la mia solitudine forse è la chiave d’ogni risposta

ma non c’è nulla di logico in questa pazzia che è la vita.

È la mente umana

specie la mia nella propria lucida follia

ad esser così ammirevolmente imprevedibile.

 

 

 

 

 

CARITÀ

 

Siede un mendico

lungo la strada

con voce querula

tende la mano.

Passan le donne

lo sfioran gli uomini

nessuno sguardo

verso il vecchio scarno.

Eppur egli tende

più smunto il viso

sempre protesa

la mano tremante.

O perché mai

indifferente l’uomo

alla miseria resta

del proprio fratello?

 

 

 

 

 

ATTESA

 

Felici tanto

al tremulo trillar d’un campanello

i bimbi escono da scuola.

Ed erra una gran gioia tutta intorno

che irrompe impetuosa nel cortile

fra dolci braccia trepide d’attesa.

È tutto un luccichio di mille speme

di palpiti e d’amore

su cui sorride intatto l’arco dei cieli.

 

 

 

 

MIA STREGA

 

Balla mia strega

balla per me muovendo più forte i fianchi

balla con il corpo e con l’anima.

Balla sotto questa luna piena

colora d’argento i miei sogni

nei tuoi occhi vedo riflessi cosmici diamanti.

Non ho bisogno di bere il tuo filtro

mi hai stregato solo con lo sguardo

mi hai in tuo potere ormai.

Riempimi i sensi e l’anima di te

abbandonati tra le mie braccia

e regalami la tua follia per sempre.

 

 

 

 

 

LA BELLEZZA DEL SILENZIO

 

Chiuso in un silenzio

senza fine

la solitudine mi fa compagnia.

È bello il silenzio

è di una bellezza

che fa paura.

 

 

 

 

 

COLORI SPENTI

 

Tu, bambino che abbracci un fucile e spari,

dimmi cosa guardi lassù.

Io vedo solamente un cielo di fuoco che illumina la notte,

cammino tra i campi ed urto contro… la morte.

E tu, bambino che schiavo fai la guerra imbracciando un fucile,

dimmi, raccontami di quando nei prati vedevi fiori bianchi.

Io… non li vedo più!

osservo solo occhi che non guardano più alcun colore,

orecchie che non sentono più alcun rumore

cuori che non provano più alcun dolore.

Erba spezzata, prati calpestati, fiori contaminati.

Io bambino Italiano chiedo a Dio per te,

un infinito giardino, che risvegli il tuo cuore e ti riporti a giocare.

 

 

 

 

 

OCCHI SENZA LUCE

 

Ti guardi riflessa allo specchio,

sei bella ancora,

ma come sei diventata adesso? Sembri anestetizzata

chi sei? Fuggi da questa tua vita vuota.

Hai il viso di sempre,

i gesti, le smorfie

non son cambiate,

ti manca il sorriso lo so

ma sei tu, positiva, anche se credi di non esserlo

sei quella di prima,

la stessa che un tempo correva felice, eri un mito per me

ingenua, innocente, serena

con gli occhi pieni di sogni,

diamanti di luce

sei sempre tu, speciale, non immagini quanto

son solo passati due anni!

tu non puoi sentirti già vecchia, inventa di nuovo la vita.

Hai cercato la tua libertà senza sapere mai dov’era.

I sogni

ti sono stati rubati dal destino

e tu,

sei da sola nel mondo,

fantasma vagante senza pace

inquietudine nell’anima.

Dolore?

Sì,

tu l’hai conosciuto, vissuto e forse ti ha fortificato

ma ora non è tempo di morire come credi.

Devi reagire alle ingiurie e ai malanni che ti stendono,

risorgere dalle macerie: morire è il nulla

chi vive può ancora sperare.

Vedrai cambierà solo se tu ti ritroverai

e ritornerai ad essere quella di ieri in una casa che non sia solo tua.

Adesso anche gli occhi

sembrano spenti, svogliati

e non è rimasto che vuoto,

un corpo riflesso allo specchio,

privo d’identità, senza reazioni

che non sa chi sia, ridotto ai minimi termini

giovane ancora,

ma vecchio dentro,

vivo

ma senza sangue nelle vene,

con un viso che non sorride

e due occhi senza luce.

 

 

 

 

 

MELODIE DEL CUORE

 

Ho riascoltato oggi,

dopo anni,

una musica che non sentivo più:

liuto, violino, arpa e chitarra.

Una cascata di suoni

che prima, la mia tristezza,

mi impediva di apprezzare;

le scale di chitarra

percorse da dita alate;

i trilli del violino

suonati da un archetto fatato;

le note del liuto

toccate con dolce armonia;

le fantasie dell’arpa

cercate fra una miriade di corde;

ma la mia anima, prima, non era serena;

e non c’è mente più chiusa di quella

che non si vuole concedere!

Ma oggi, di nuovo,

ho apprezzato quelle melodie

e che gioia sentir cantare nuovamente il cuore!

 

 

 

 

 

LA VOCE DEL CREATO

 

Musica nell’universo

come di mille strumenti

agli occhi nascosti

ma palpitanti di ancestrali note.

Armoniose spirali si diffondono,

vagano sospinte dal vento,

cullate dalle onde del mare,

vestite della tenerezza di un’alba,

del riverbero infuocato di un tramonto.

Melodie piovono dal cielo stellato,

scivolano sui raggi di luna

e si librano nel silenzio della notte

come nenia al sonno degli umani.

Suoni sublimi rapito percepisci

se incontri il languido sguardo di una donna

o il candido sorriso di un bambino,

se chi soffre con gli occhi ti ringrazia,

grato apprezzando una tua carezza.

Non soltanto gli artisti hanno sensi

per cogliere il bello della vita:

basta lasciare fuori da se stessi

il fragore del mondo

ed ascoltar la voce del creato,

di ciò che ci circonda e che ci parla

di quanto la Natura ci ha donato.

 

 

 

 

 

 

STILLE DI SENTIMENTI

 

Stille di sentimenti

imperlano i miei occhi,

scavano solchi sul viso,

scendono lunghe e piovono

su questo foglio vuoto.

Lacrima il mio pensiero,

piange il ricordo

di un passato lontano

che più non può tornare

immobile come mummia imbalsamata.

Di quel che avevo in mano

e distratto lasciai cadere,

di ciò che allora non colsi

ed incosciente sciupai

nulla più mi rimarrà.

 

 

 

 

 

 

GLI OCCHI DI UN BAMBINO

 

Guarda la luce

negli occhi

di un bambino,

osservane la purezza,

la voglia di scoprire,

l’innocenza.

Guardala attentamente,

fanne tesoro,

proteggila,

è il riflesso d’un angelo,

melodia del paradiso,

ninnananna e girotondo di eternità.

Solo quella luce autentica

riuscirà a rimetterti

in pace col mondo,

sarà l’unica ragione

per cui valga la pena

vivere e sperare nel domani.

 

 

 

 

ELEVATI POETA

 

Elevati, poeta!

agita forte le ali della fantasia

e portati in alto,

dove non giunga il rantolo

di questa umanità morente,

il fragore delle armi,

la disperazione degli oppressi.

Allontana dallo sguardo

le brutture di un mondo

contaminato e contorto.

Immergiti nell’argento lunare

e fatti specchio per riflettere

su questa derelitta terra,

un raggio rubato al sole

che illumini le menti

e sia speranza d’un futuro migliore.

Eleva, ispirato Aedo,

un canto di pace che come neve

scenda ad ammantare le valli

ed addolcire i cuori.

Celebra la Natura,

che pur maltrattata e stanca,

ogni giorno si veste di bellezza

per far felice l’uomo.

 

 

 

 

 

 

I VECCHI

 

E guardo questi volti stanchi

il mio cuore e la mia anima

si aprono a nuove sensazioni profonde

di indicibile tenerezza

che mi conducono alla scoperta di un mondo

a me prima sconosciuto.

Provo a ridisegnare la vita di ciascuno di loro

anime vaganti in un limbo immaginario

ma così terribilmente reale

quasi tangibile.

così disperatamente soli, avviliti, scoraggiati

invecchiati di fuori ma tornati bambini di dentro.

Menti brillanti un giorno ormai lontano

ora prigioniere di se stesse

dove le parole che escono dal cuore

diventano solo suoni col sapore salato

delle loro lacrime non viste,

vecchi considerati morti ancor prima di esserlo.

Sarebbe così semplice capire, provare nella profondità di noi stessi

tutti i sentimenti che ci propongono

inconsapevolmente queste anime silenziose

che forse non hanno avuto il tempo di dire, ieri:

“Io vado. Esco di scena.

Ti lascio il palco della vita; il prossimo atto è tuo”.

 

 

 

 

 

 

 

SCONVOLGIMI

 

Trascinando la mia anima per i capelli

portami negli oceani più tumultuosi,

facendo ondulare nelle profondità

il mio esile essere come un fuscello.

Poi di corsa

trascinami nei deserti più arroventati,

con migliaia di serpenti ai miei piedi

in modo che io possa atterrirmi.

Quando tu mi prendi il cuore e lo stomaco

sei peggio di un cancro

non hai pietà

mi annienti, mi distruggi.

Spingimi da altissime cascate

e lanciami giù per lasciarmi affogare nelle acque impazzite

facendomi percepire il vuoto assoluto

più terribile della stessa imminente fine.

Segregami in caverne

popolate da infimi animali

che possano succhiare

quasi tutto il mio sangue.

Fammi sostare in vallate sconfinate perennemente ghiacciate,

abitate da enormi rapaci

pronti ad affondare i loro poderosi artigli

nella mia povera carne.

Sii spietata e crudele con me

perché sai esserlo se vuoi

questa è la tua essenza di donna angelica

pronta all’occorrenza a diventare diabolica.

Svegliami nel cuore della notte

accelerando i miei battiti all’impazzata

e poi via nelle foreste più nere

tra il rumore assordante delle piogge battenti.

Voglio che tu mi faccia sentire

il suono minimale della follia,

mordimi quando fai l’amore con me

mischia sangue e orgasmo, orgasmo e sangue.

Fammi raggiungere le cime delle montagne più alte

ed ascoltare il fortissimo sibilo del vento,

poi giù nelle grotte più oscure e remote

dentro l’occhio di uragani giganteschi.

Sarò nudo come un verme

ma tu indifferente ai miei lamenti

mi lascerai schiavo di dolorose tagliole

coi miei piedi lacerati da piaghe.

Insieme a te avrei voluto tante volte morire,

guardami!

mi è rimasta soltanto

un po’ di compassione per me stesso.

Se mi farai tutto questo

io ti amerò di più,

amore mio

sconvolgimi!

 

 

 

 

 

 

PICCOLO RIVOLO

 

Ascolto il ruscello

mentre lento ma eterno

scorre assieme ai miei pensieri,

ai ricordi di una vita.

Gocce distillate

dal suono fresco di purezza

scendon giù dalla montagna

per finire chissà dove.

Solo io e te piccolo torrente

potessi seguirti,

tornando ad esser innocente bambino,

e lievemente carezzar le tue sponde.

Percorrere strade di verità

che solo tu sai attraversare

che noi umani abbiamo da tempo perdute

sulla nostra zattera ormai alla deriva.

La sapienza è sconfitta

la ragione calpestata,

è la speranza del domani che è morta

e con essa l’amore.

Ormai niente di questo mondo

somiglia più a te, casto ruscello!

Lascia che io stia qui vicino a te piccolo rivolo

ad imparare cose che solo tu puoi dirmi

con la musica delle tue limpide acque

col silenzio delle tue magiche parole.

 

 

 

 

PRIGIONIERO

 

Non ho mai chiesto di esser nato

ma è ugualmente avvenuto,

non è quello che volevo

indossare ogni giorno una maschera diversa

tanto da non sapere più chi sono

per chi vivo e perché.

Prigioniero di questo corpo

prigioniero di questa anima

prigioniero di questi pensieri

pensieri che ogni giorno si infrangono in me come onde forti

spinte dalla rabbia del mare

senza smettere mai.

L’odio, l’amore

la vita, la morte

la gioia, il dolore

che senso c’è in tutto questo?

se non il fatto di essere prigioniero di me stesso

prigioniero sino all’ultimo respiro.

E poi alla fine di questo incubo che cosa resta?

Una fredda tomba?

Solo il pensiero della pace

può darmi sollievo

quella pace che non ho mai avuto

da prigioniero di questa carne,

una pace vera, finalmente!

senza più onde.

 

 

 

 

 

DI NOTTE

 

Di notte tutto è diverso,

e cambia aspetto

e anche il freddo

può divenire calore.

Di notte tutto è più intimo,

c’è chi si abbraccia per dormire,

chi per passeggiare,

chi per far festa,

e anche un randagio,

cane o uomo che sia,

può suscitarti tenerezza.

Di notte puoi essere quello

che di giorno non sei,

forse perché non ne hai il coraggio,

c’è chi si spoglia di quelle vesti non sue

obbligato ad indossarle col sole

finalmente libero di essere se stesso.

Di notte puoi sognare,

nasconderti

amare

fare ciò che la mente vuole

ed entrare in contatto con anime

che di giorno non puoi mai vedere.

Di notte tutto è più romantico,

ti guarda la luna dal cielo

e brillano su te le stelle

torni dentro le favole dei bambini.

Di notte fai l’amore nei posti più incantevoli,

in quelli più assurdi

spariscono i tabù, si cancellano le inibizioni.

Di notte rifletti

preghi

crei opere d’arte.

Di notte non ci sono fantasmi

esistono solo di giorno nella tua psiche

ma con l’aiuto delle ombre puoi liberartene.

Altro che tenebre,

la notte è vita,

magia.

Di notte ti ritrovi,

di notte vivi

di notte avverti le emozioni più forti.

Di notte tutto è possibile.

 

 

 

 

 

VAGO

 

Vado

ma in realtà vengo sospinto,

verso un destino ignoto

e vago senza luce;

avanzo a passi incerti,

non ho meta,

neppure so dove la via conduce.

Spesso smarrito

guardo alle mie spalle,

alla già lunga strada che ho percorso

ed avvilito resto a meditare

quanto del tempo mio

sia già trascorso

e quanto ancora me ne rimane.

Rivivo ore di dolore e gioia,

rivedo visi amati,

e sento a volte in lontananza

suoni di campane

scandire l’ore al buio della notte

quello stesso suono che avvertivo

nelle mie inquiete notti di fanciullo.

Mi ritrovo di colpo

ragazzo spensierato,

giovane speranzoso ed incosciente,

capace d’inseguire con coraggio

sogni che dominavano la mente;

non so esattamente cosa mi prende

ma in quegli attimi io mi sento rinascere.

Ma cosa resta in fondo

di ciò nel mio presente?

forse un po’ d’esperienza ormai acquisita

qualche gioia che mi diletto a ricordare,

tristi rimpianti d’un’età beata

ma nulla più

che possa riempire questo incolmabile vuoto.

Vorrei sedermi un poco a riposare,

ma l’impietoso tempo non consente:

bisogna andare avanti senza pause,

incontro all’al di là, a cercare il niente,

darei miniere di soldi, maturità e saggezza dell’età adulta

pur di riavere in cambio anche solo un briciolo

della mia perduta adolescenza.

 

 

 

 

 

VOCI NOTTURNE

 

Scende la notte

sulla valle intorno

brillano in cielo

da lontan le stelle

la vita immersa

in un languor di pace.

Pur nel silenzio

voci vaghe s’odono

a tratti

altre

più ancor

distinte.

Fremiti di fronde

gracidii di rane

squittir d’alati

e d’animal notturni,

poi silenzio assoluto, più ombre e nulla

e fioche luci lontane.

O immenso buio

chi può dirmi

se riposa alfin

ciascun mortale

e se son pianto

le notturne voci?

 

 

 

 

 

 

SORRIDI

 

Sorridi!

Il tuo sorriso

illumina la stanza.

Sorridi!

È un giorno in bianco e nero

che si veste di arcobaleno.

Sorridi!

E l’uva si fa vino

il grano pane.

Sorridi!

Come un bambino che gioca

come una ragazzina nel suo primo amore.

Sorridi!

I primi raggi del mattino

han già vinto le ombre.

Sorridi !

La tristezza andrà via

ogni lacrima scomparirà dai tuoi occhi.

Sorridi!

Fa’ che ci sia allegria nel cuor

non abituarti mai al dolore.

Sorridi!

Fino a stancarti le labbra

mostrando i denti.

Sorridi!

Fino a quando non ti addormenterai

sorridi ancor e sempre.

 

 

 

 

 

 

VOLARE IN ALTO

 

Tentare, osare, ardire,

senza posa cercare,

nulla dietro lasciare.

Non affogare nella tristezza

reagire senza mai arrendersi

credere in se stessi.

Degli audaci è la vittoria,

di chi al cielo dirige lo sguardo

e mediocrità disprezza.

Sono i vermi che strisciano

presto preda dei rapaci

che volteggiano nell’aria.

Indirizzare la mente

verso grandi ideali,

ambire l’irraggiungibile.

Inseguire i propri sogni

anche per spinosi sentieri,

incuranti degli insuccessi.

Pretendere il meglio in assoluto,

volare alto e un dì potersi dire:

ho fatto tutto ciò che ho potuto.

 

 

 

 

 

 

A ME STESSO

Non può esser finita se non è manco cominciata!

Hai toccato il fondo, non puoi scendere di più.

La vita è fatta di alti e bassi.

Solo quando

sei nel punto più basso e non vuoi morire

puoi dire che è arrivato

il momento di tornare su

ma come si fa a risalire

se non si ha il coraggio

di cambiare?

E se cambiare

per te vuol dire solo

ritornare

al punto di partenza?

Allora datti una smossa finalmente, è colpa tua! Lo sai

non piangerti addosso e reagisci in una nuova vita che ti somigli davvero.

Forse all’inizio ti sembrerà duro o impossibile

ma poi cambierà vedrai, sarà la tua rivincita

ma solo se tu lo vorrai veramente

dipende solo da te

e da nessun altro. Puoi cambiare quello che è stato e cancellare il passato.

Guarirai solo quando lo crederai davvero

e sarai un uomo nuovo se ti convincerai di riuscirci, ritroverai la strada trasformando il destino

sì! ce la farai, tu vincerai.

 

 

 

 

 

 

L’IMMENSO

 

Né più ti basterà

guardare il granchio

assiso sulla riva,

il sasso assiderato,

il lombrico nella crepa

e svolazzi radenti

di lucustre.

E più in là, sulla battigia,

il cannolicchio pesto,

e scheletri di carpe,

e legni secchi,

come gemiti di croce,

pallide alternative al vivere

in un mondo fatuo.

Tenderai lo sguardo oltre

l’azzurro planare dei gabbiani,

dei densi fumi che chiudono

della marina l’ultimo orizzonte

ov’uomo eterna, l’arcano.

Finalmente avrai l’Alternativa

ti arricchirai d’immenso.

 

 

 

 

 

 

 

SERENITÀ INTERIORE

 

Vivi in serenità

per come ti riesce

e ricorda ogni giorno

che non può piovere per sempre.

Nelle mattine di primavera

segui con gioia

il risveglio della natura

ed il sole che diventa più giallo.

Non pensare che il mondo

sia sempre pronto a prendersi gioco di te

ma fai in modo, con tutte le tue energie

che questo non accada.

Nei pomeriggi d’estate

respira profondamente l’aria dopo i temporali

e apprezza liberando la mente

quei pochi attimi di frescura.

Con i tuoi cari e con il prossimo

sii sempre leale e sincero:

il rispetto per gli altri

è la più grande virtù.

Nelle sere d’autunno

osserva le prime nebbie

che avvolgono la terra

e comincia a mandare i pensieri lontano.

L’essere umile ti aiuterà con forza

ogni giorno

anche quando dovrai lasciare

tutte queste cose, nei momenti difficili saprai chi ti vuol bene.

E ti siano d’ausilio tali pensieri

per poter guardare il buio delle notti d’inverno

con tranquillità, con la stessa tranquillità

con cui avrai seguito il sole di primavera.

 

 

 

 

 

È LA VITA

 

Una margherita gialla in un campo di grano

guardarla e di colpo scoppiare a ridere senza motivo

che buffo!

e sentirsi improvvisamente bambino

e ridere, correre, aver voglia d’abbracciare

tutto ciò che s’incontra per la strada:

un cavalluccio marino sulla sabbia

una giornata di vento,

un mandarino sull’albero,

mille chiese

una rondine che vola

sola!

Tutto sembra un meraviglioso e pittoresco quadro

dipinto di colori coi pennelli

dal più grande artista di tutti i tempi.

E continuare a guardarsi intorno

scoprendo ogni cosa con stupore e meraviglia:

un gatto sul tetto dormire come fosse in un comodo letto,

il sorriso smagliante di un viandante,

il rumore di pioggia battente, la luce del sole,

il gallo che canta, l’arcobaleno che ride,

è tutto così strano, così…magico!

È la vita,

semplicemente la vita!

le sue forme, i suoi colori, i suoi odori, i suoi sapori.

È la vita che ti prende

ti porta con sé

e voli su immagini di sogni

fantastici ed irreali

fanciulleschi e spensierati.

E non smettere proprio mai di ridere, correre, abbracciare

lo sguardo sereno si posa su ogni cosa, il mondo sembra tutto rosa

mentre l’anima si sveglia immersa nel giallo dell’autunno,

si abbandona all’ebbrezza dell’estate,

alla neve bianca dell’inverno

ai papaveri rossi di primavera.

E il pensiero corre… corre come un fiume in discesa

e s’infiamma come la brace sul fuoco

poi diviene alato come un airone libero

mentre corro senza stancarmi, guardo il cielo felice, respiro l’aria

mi sento vivo…vivo…vivo… vivendo la VITA!

 

 

 

 

 

RECITAZIONE

 

Contorti, sofferenti

i miei pensieri ballano tetre danze

nella mente sconvolta da antico dolore;

gelido il sorriso sulle mie labbra,

forzato, quasi un ghigno beffardo,

mistificazione di gioia, paravento

di un’amarezza che tutto mi pervade

e che stroncare mi vuole.

Arduo è vincere la voglia di cedere,

di arrendersi senza un grido, un lamento,

dicendo solo: basta… hai vinto!

Poi l’abbandono cede alla speranza,

alla rabbiosa riscossa, al sano orgoglio:

rispetto mi devo, risorgere occorre,

ridestarsi dal torpore!

Ed anche se a denti stretti

e nascondendo le lacrime,

mi ridipingo un sorriso sulla faccia

e riprendo a recitar la mia commedia.

 

 

 

 

 

 

VIVI

 

Vivi ogni momento

come se fosse

prossimo a sbocciare,

come il gambo

ha il suo fiore,

come l’alba

il suo sole

e poi…

viversi

sfiorarsi,

lasciarsi andare,

quanto è delizioso

sorprendersi!

Ma non temere

non c’è un tempo

per appassire,

e nel tramonto

non c’è fine

sai,

nella tua purezza

ogni vita si rigenera.

Non cercare altrove la felicità

vivila dentro di te.

 

 

 

 

 

NELLA VALLE DEI SOSPIRI

 

Notte tetra, l’anima è in tormento

nella vicina foresta sibila il vento,

occhi stanchi, tristi e doloranti

scorgono immagini aberranti,

i solchi della mente luoghi speciali

per accogliere pensieri innaturali,

sarà stanchezza o malinconia

oppure un eccesso di fantasia,

vedo gli avvenimenti del passato

che sino a qui mi han trascinato,

pezzi di un mosaico mai risolto

umana condizione che affligge molto,

come un rebus senza soluzione

ti conduce all’eterna dannazione;

rifuggo in un sonno riparatore

come una preda dal cacciatore,

la mia anima vagabonda all’infinito

cercando il sollievo che m’ha tradito,

naufrago smarrito nel mare dei pensieri

amici ambigui di oggi e di ieri,

giungo sulla riva immaginaria

di un isola fatata e solitaria,

percorro il mio strano cammino

noto solamente all’ente divino,

vedo anime raminghe e vessate

con colpe non ancora scontate,

giungono le voci e i molteplici respiri

di spiriti che abitano la valle dei sospiri!

 

 

 

 

 

NON HO ALIBI

 

E non ho alibi

in questa mia follia

spartito senza note

per muto concerto.

Non ho domande

in questo mio deambulare

nel baratro

del vuoto.

Vago nel sentore

di una parola senza senso

partorita dall’astrazione

della non memoria.

Come onda del mare

si abbatte

irruente

sullo scoglio,

così

i ricordi miei

incontenibili

tornano.

 

 

 

 

 

 

LA SOLITUDINE DEL POETA

 

Nella spirale dell’indifferenza

a denti stretti plasmi parole,

e la notte dipani nuvole di sogni

per adagiarvi morenti illusioni

crocifisse ai remi

del quotidiano andare.

Poeta, troppo spesso la tua gioia

è fatta solamente di parole:

germogli nutriti di dolore.

Vesti abiti di solitudine,

nascondi le tue delusioni

dietro maschere di cortesia,

chiuse nel bozzolo del silenzio

indelebili le tue speranze

attendono ancora il sorgere d’impossibili aurore:

sempre spente

dal cader dello sguardo nel riflesso

inesorabile dello specchio.

Sulle labbra costantemente preme

insoluta la domanda:

Quale la mia sorte?

Il senso vero di me?

sei solo poeta

molto più solo di chi ti legge.

Un’infinità di pupazzetti sparsi per casa mia

gli unici miei amici.

 

 

 

 

 

 

 

RIFLESSI DI LUCI

 

Mi perdo nei suoi occhi

nelle notti che mi mancano,

approdo nelle sue labbra

come vascello nella quieta baia,

godendo attesi ritorni

di perpetue partenze.

Rileggo la mia vita

nello specchio del suo volto,

lancio la mia anima nel baratro dell’infinito

per coglierne il senso pieno

e inalterato da scure visioni,

rapito da trepidanti attese.

Ripercorro i viali alberati,

odorosi di glicini essenze,

ritrovo garrule le rondini

e miti le primavere consumate

e tutto mi appare buono,

e tutto mi appare vero;

Dal posto del suo sguardo

anche l’universo sembra più lieve,

distanti

riflessi di luci

mi riportano indietro nel tempo

rapito da antiche memorie.

 

 

 

 

 

 

LINFA VITALE

 

Linfa vitale

uscita intatta dal tempo dei millenni

come il respiro della storia all’albe di tutti i giorni

come melodia d’infinito

rubata ai venti della tua terra

come i presagi

rapiti a nuovi orizzonti

per la salute dei vivi.

Ma la luce dei tuoi anni va oltre il tempo

ed accende riflessi nuovi

la morta gora dei secoli.

Oh, i giorni laboriosi

nella vecchia casa degli ulivi!

Intorno alle derelitte pietre

che sanno di stagioni spente

un albeggiare di primavere

accoglie l’umile ancella

mossa dal fiato di Dio.

L’esile rete luminosa

infiammerà l’infinito

ed aprirà ai secoli il nuovo tempo.

Ora

sul tuo volto d’estasi

che ogni nube dislega

l’essere profondo del tuo amore di Madre

affranca l’anelito e l’ansia dei vivi.

E non importa se dolore a dolore

ti recheranno ancora figli

domani:

come ieri, come oggi, come sempre,

le tue mani s’illumineranno di grazia

e i tuoi occhi piangeranno di luce.

 

 

 

 

 

VECCHIA SIGNORA

 

Su di un comodino scordato,

stipato in un angolo scomodo,

riposano gli impolverati belletti:

perlate polveri ed odorosi olii,

antiche maschere artificiali.

Solo Follia ora copre i tratti,

sfatti dalla voluttà e dal tempo,

truccando a suo modo il volto:

sangue sulle languide labbra,

cenere copre gli stanchi occhi.

Davanti allo specchio venato,

cerchiato di stelle spente,

scende il sipario sullo spettacolo:

malsano ghigno s’apre tra le dita,

rigide sbarre tra Lei e la realtà.

 

 

 

DOLCI SILENZI

 

Dolci silenzi mi accompagnano

mentre lo sguardo del mare

arricchisce il cuore,

libera la mente.

Parole incise in un diario

fanno da eco fra le onde,

sembrano perdersi oltre le nuvole

là dove l’orizzonte apre all’infinito.

Il vento modula suoni con la luce

non spegne il suo soffio,

tarda a morire,

si confonde in volo con ali di gabbiani.

Sotto la pelle ambrata

caldo scorre il sangue

pulsa nelle vene

e tutto si fa memoria.

 

 

 

 

 

IL MIO MARE

 

Ecco il mio mare!

Non parlerò.

Non dirò nulla.

Chiuderò solo gli occhi

e respirerò il suo respiro.

Ecco qui il mio mare,

immenso e potente,

dolce e glaciale.

Lo guardo

lasciando volare i miei pensieri,

con gli occhi seguo il suo movimento

scrutando l’orizzonte.

I miei sogni cercano chissà cosa.

Quanta magia c’è in lui!

La sua voce

è un dolce richiamo.

Ed io sono qui ad ascoltarla.

 

 

 

 

 

INCANTO DI LUNA

 

Gli occhi fissati in quel lembo

di luna rilucente a fili d’acqua

portano la mente a ricordare.

Antichi ma vivi sono i palpiti d’amore

la voce si fa lieve nel rimembrare

un grido sulla pelle ricama nuove emozioni.

Trame tessute su corpi nudi

avvolti in lenzuola di sabbia

inventano l’alba di un nuovo giorno.

Onde impazzite nel mare inseguendosi

cancellano ciò che la mente

non riesce a fare.

 

 

 

 

 

VELA

 

Silenziosa e assente

ti fai sospingere

dalla leggera brezza della sera.

Solchi i mari

sembri quasi trasparente

sospesa sull’acqua.

Solo un leggero fruscio

accompagna il tuo viaggio

nella calma del tramonto.

Sei come la mia vita

persa nel mare

della mia solitudine.

 

 

 

 

 

UNA SIRENA

 

Una sirena

in alto mare

mi ha portato il vento,

bagnata di sole,

fresca d’alga marina.

Una sirena

che intona canzoni d’altri mondi,

accorda melodie d’acque azzurre

bianche di schiuma,

profumate di salsedine.

E’ il ritmo del mare;

quando le onde

tuonano di rabbia

nell’urlo della burrasca,

nel pianto di grandine incessante.

O mia sirena!

femmina mediterranea dalle squame d’argento

compagna d’abisso d’agili pesci e crostacei,

dissipa l’inganno dei tuoi inebrianti canti,

sussurrami al cuore sincere parole d’amore.

Intanto

echi omerici mi catturano

si dibattono tragici sul fondo

trascinandomi in un sepolcro senza fine.

 

 

 

 

 

 

UNA BOTTIGLIA NEL MARE

 

Quello che scrivo

lo metto in una bottiglia

e lo affido al mare.

In fondo

non mi ascolta nessuno

non serve nasconderlo.

Verrà trasportata dalle correnti

attraverserà mari ed oceani.

senza pace proprio come la mia vita.

Qualcuno un giorno troverà quella bottiglia

e forse in quel momento leggendo quei pensieri

avrà per sempre un’emozione da ricordare.

 

 

 

 

 

 

ANIMA SOLITARIA

 

Quell’istante tra la luce del giono ed il buio della notte

dove è ancora nitida la linea dell’orizzonte

è magia, è incanto per la mia anima solitaria.

Lentamente cancella con le sue carezze silenziose

ogni traccia del giorno passato

e il suo respiro si fa lieve.

Quella luce rimasta ancora, rischiara le acque

sento in lontananza le voci dei gabbiani

arrivati per il riposo notturno.

In questo momento vorrei essere con te

ad ammirarti, a respirarti

sotto questo cielo che brilla di stelle.

 

 

 

 

 

 

 

SONO COME IL MARE

 

Sono come il mare

e per amore di esso voglio vivere.

Puoi accarezzare le mie sponde di sabbia

e farti cullare dalle mie braccia azzurre.

M’immergo negli abissi

risalendo tra gli scogli.

Emergo tra bollicine d’acqua

simili a mormorii di rosari in coro.

Saltello su distese marine felice come un delfino

fra la voce del vento e quella delle acque.

Il sole affonda fra limpide profondità

dissipando le ombre, scacciando i fantasmi.

Custodisco i tesori di madreperla

vivendo tra fiorite chiome di corallo.

Regalo a chi mi cerca

perle colorate e tempestate di conchiglie.

Sono libero come il mare

e come il mare voglio vivere.

 

 

 

 

 

 

 

LA RAGAZZINA CHE GUARDA IL MARE

 

Appoggiata al muretto

la ragazzina guarda il suo mare

attenta, rapita, sognante.

Quel sole giallo

enorme palla lucente di remoti giochi infantili

saluta il giorno che muore regalando i colori più belli.

Il mare dolcemente si trasforma in adolescente

poi in padre comprensivo

e penetra nell’anima di quella ragazzina.

 

 

 

 

 

PRINCIPESSA DEL MARE

 

Eri tu la regina sullo scoglio

venuta dal mare

sirena dai neri capelli.

Fiera e vanitosa

ti lasciasti immortalare

come principessa del mare.

Tra quelle acque limpide e lucenti

stavi quasi per asciugare

quando tornò quell’onda che verso me t’aveva spinta.

Così il mare t’ha ripreso catturandoti

lasciandomi di te

solo due squame ed un ciuffo di capelli.

 

 

 

 

 

 

MISTERIOSO MARE

 

Segni sull’acqua,

note solitarie,

disperse armonie

come lettere d’amore,

come onde svanite

al rossore di un timido tramonto.

Onda sull’onda

voli di gabbiani che si rincorrono giocando

in un unico suono,

ed io che

sulla riva ti attendo

impercettibile richiamo d’amore.

E per pochi istanti

è come se la mia anima

viaggiasse lontano dalla terraferma

per fondersi con tutti i mari del mondo,

strana sensazione che mi fa sentire

come un verme attaccato ad un amo.

Misterioso mare

dimmi chi sei e che vuoi da me,

sott’acqua

ho cercato il tuo nome,

dall’onda

emerge il tuo viso.

 

 

 

 

 

 

 

DONNA DEL MARE

 

Ella appare e scompare

donna ridente

di bianche vesti ondulate

di piedi nudi e veloci.

Avanza danzando

tra gli scogli addormentati

blu di mare,

azzurra di cielo.

Sorride

vela gli occhi tra le ciglia

allunga le ombre sulle guance

chiusa in se stessa appare profonda, misteriosa.

Poi si rivela d’improvviso

luce emanata dall’anima

festa del cuore

danza di sorrisi.

Suo è il nettare

d’un sensuale richiamo cullato dal mare

inebriante aroma

liberato nel sole e nel vento.

Avanza ondeggiando i fianchi

morbidi e rotondi,

dolce nei gesti

infantile nei sogni.

Nei ricordi antichi che prepotenti riemergono in superficie

il suo ventre suona e risuona

chiama e richiama

si muove, sorride, libera se stesso.

E’ un attimo soltanto

e poi di nuovo ella fugge via e si vela

scompare

nascondendo la sua figura oltre la linea dell’orizzonte.

Sei sparita un’altra volta donna del mare

tua è la pienezza e la bellezza

tuo il profumo della carne e dei sensi

la gioia della vita e dell’amore.

 

 

 

 

.

 

 

IL MARE AMANTE

 

Dolce ed impetuoso

come un’amante.

Ti guardo.

mi affascini.

La tua voce

entra nella mia mente.

Mi lascio accarezzare

dalle tue onde che t’allontanano e riportano da me.

Brividi,

sulla mia pelle.

Il tuo continuo movimento

culla i miei pensieri.

Li porta via laggiù

dove l’orizzonte si confonde con il cielo.

Amami finchè vorrai,

amami e saprò chi sei!

 

 

 

 

 

BREZZA MARINA

 

Lì sul ciglio,

assorto nel silenzio,

ascolto il canto del vento

e con mute parole

dipingo il mare a mio piacimento.

Mare e vento

da sempre complici ed antagonisti,

son la personificazione di attori e registi

in uno scenario naturale

straordinario.

La visione è così spettacolare

sortisce su me un effetto magico

apocalisse interiore e meravigliosa ricostruzione

oggi, come loro,

anch’io sono reso immortale.

Spumose onde si rincorrono

in una danza perpetua

per poi schiaffeggiare lo scoglio

graffiandolo,

umiliandolo senza pietà.

Nell’impatto

stille marine

si posano sul viso,

mi ristorano

da quest’arsura opprimente.

Brezza marina,

ora tocca a te!

inebriami col tuo potere!

rendimi libero e schiavo

irradiami d’infinito.

Coriandoli d’acqua salata,

rapiti dal celere vento fluttuano sull’azzurro tappeto

andando altrove fino a dissetare sua maestà il Re Sole,

immobile spettatore

da sempre assoluto padrone e gran signore!

Inchiodato lassù nel cielo,

riscuote piacere

e splendendo,

a modo suo,

gode!

 

 

 

 

 

 

 

MAREE

 

Noi siamo maree,

vivi e liberi come onde i nostri pensieri

a volte sommersi da potenti tempeste

altre cullati da dolci zeffiri.

Ma vi è qualcosa di straordinario e grande:

un pensiero unico, travolgente

che cerca il naufragio e non l’approdo,

così fuggente e folle

da essere eterno,

così intenso e imprevedibile

da essere amore.

 

 

 

 

 

 

 

A TE MARE

 

Se solo sapessi esprimere a parole

il sentimento che susciti in me

quando ti vedo

o mio adorato mare.

Quanto spettacolo

nel vedere la tua calma e serenità,

sei celeste e limpido come un neonato,

sembri immune dalla cattiveria di questa vita.

Se solo sapessi

quanta pace infondi nel mio cuore selvaggio.

come mi somigli quando sei agitato,

vorrei avere la tua forza, impeto travolgente   e implacabile che tu solo hai.

Se solo sapessi rinascere e diventare delfino,

per poter solcare i tuoi fondali

lasciandomi travolgere dalla schiuma delle tue onde,

sentirei sulla pelle le tue correnti prima calde e poi fredde.

Tu sei come il mio faro nella notte più scura,

il sentiero più sicuro nel maremoto della confusione,

dolce pensiero di liberazione

quando la solitudine attanaglia il mio cuore.

Non resta che sperare di incontrarti ogni notte nei sogni…

per dare a te o Mare

quella potenza d’amore inespressa

che vibra da sempre dentro di me.

 

 

 

 

 

 

 

SOLO NOI DUE

 

Mare,

oggi ti ho incontrato di nuovo,

in silenzio

ho ascoltato la tua voce.

Il mio sguardo

spazia libero nella tua immensità,

i tuoi colori sempre nuovi ai miei occhi

mi hanno riempito il cuore e l’anima.

Sei calmo, sereno, invitante,

ho accettato la tua chiamata

e mi sono immerso nelle tue acque

sempre così fresche.

Ogni pensiero

si è allontanato,

eravamo solo noi due

in queste prime ore del mattino.

Intorno,

il nulla.

 

 

 

 

 

 

 

NEL FARO

 

Nel faro

i nostri corpi amanti,

come ombre cinesi,

spaziano isocroni

nel futuro infinito,

scanditi lampi di luce

girando nel nulla

accendono desideri

oscurando l’amore.

L’estasi

proietta lontano nel tempo

costellazioni d’amore

per folli amanti.

E il tuo gemere

risuona in me,

ora,

come la risacca

nel mare.

 

 

 

 

 

 

NON SMISI PIU’ DI AMARTI

 

Immerso nel tuo grandioso ventre

popolato da anime colorate

che vivono in te,

mi hai accolto

senza fare domande

nelle tue limpide e chiare acque.

Sei apparso

come un’immensa madre

o forse come una bambina,

dalle tue onde

che mi accarezzano il corpo,

inerme mi lasciavo coccolare.

Sono rapito ed estasiato

la mente mi riporta indietro nel tempo,.

alla prima volta che ti vidi

quando ancora bambino

mi conquistasti all’istante,

provai subito per te un amore profondo.

Leggiadro

mi abbandonai sulla battigia,

i miei occhi rivolti al cielo,

catturati dal volo di gabbiani

che volando in alto

sembravano rincorrersi per gioco come angeli bambini.

Mare

io non smisi più di amarti!

 

 

 

 

 

 

 

CANZONI DEL MARE

 

Fermati sulla spiaggia,

ascolta la melodia del mare!

Pensa

che racchiusi sul fondo di esso

esistono mille segreti

vivono incontaminate bellezze,

un mondo irreale,

quasi finto,

magico,

inesplorato.

In quei profondissimi fondali

anche nell’oscurità più totale,

pullula la vita

d’esseri minuscoli ed enormi,

strani e fantastici,

creature mai viste

inventate da nostro Signore

che appartengono solo al mare.

Ma se hai orecchie anche per udire,

nel silenzio abissale degli oceani,

sentirai le canzoni piu belle.

note antiche di vecchi pirati,

che parlano di donne

e di battaglie, di tesori sommersi.

Canzoni un po’ stonate,

piene di speranze, di sopravvivenze affidate al mare,

con mani seccate mai dome di pescatori appassionati

che sanno di sale, stanche di fatica.

Canzoni romantiche e tenere

d’innamorati incollati

a guardare tramonti morire

e gustare felicità nascente nei cuori.

Canzoni che le onde spumeggianti

trasportano lontano oltre il sole

e che i gabbiani scuotendo le ali

disperdono nell’aria.

In questa notte d’inverno

ci sarà sul fondo

una canzone in più.

La mia voce

arrivera’ dolcemente a te

e questo scrigno

fatto di acqua salata

sarà poesia per me.

 

 

 

 

 

 

PARLAMI

 

Parlami, mare!.

Raccontami le tue infinite storie,

fammi partecipe del tuo mondo.

Ammiro la tua bellezza,

mi spaventa la tua potenza,

mi cattura la tua immensità.

Le tue parole mi arrivano con le onde

s’infrangono nella mia mente

e mi fanno sognare.

 

 

 

 

 

 

IL MIO SOGNO

 

La spiaggia al tramonto.

Cammino

solo con me stesso,

il respiro del mare

accompagna il mio,

il suo profumo

inebria la mia mente,

un gabbiano

vola all’orizzonte.

Mi fermo,

guardo il suo volo,

come vorrei poter volare anch’io

andare lontano

raggiungere il mio sogno

e non tornare

mai più.

 

 

 

 

 

 

 

 

SOSPESO

 

Ti guardo.

seduto davanti a te,

sento il tuo respiro

calmo.

La mia vista

spazia fino all’orizzonte

là dove ti unisci al cielo

e i suoi colori si riflettono nelle tue acque.

Starei ore ad ammirarti,.

in silenzio

seguo il tuo movimento,

lento, continuo, le tue onde arrivano lievi.

Mi avvicino,

lentamente allungo una mano

avverto la tua presenza

sento la tua carezza.

Mi sdraio sulla sabbia

ad occhi chiusi

ne aspetto un’altra

e un’altra ancora.

Mi lascio scivolare via

tu mi accogli,

sento il tuo abbraccio

il mio corpo perde peso.

Sono sospeso

sopra di me l’immensità del cielo.

come ritornare protetto nel grembo materno,

rivivendo quegli attimi ovattati.

Poi dolcemente,

mi riporti a riva

mi adagi sulla sabbia

mi regali. le tue ultime carezze.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TU CHE AMI IL MARE

 

Tu che ami il mare

e ne fai parte.

Tu che voli con ali leggere

e ti lasci trasportare dal vento.

Le tue grida si confondono

con la voce del mare.

E quando sei stanco

ti adagi sulle sue acque facendoti cullare.

Che voglia avrei di seguirti,

di volare con te e sentirmi libero!

Ti regalo un mio pensiero,

portalo con te.

Sopra questo mare,

nel vento.

 

 

 

 

 

 

 

L’OCEANO DELL’ANIMA

 

La felicità

spesso ci raggiunge in silenzio

nei momenti più impensati

della nostra esistenza.

Arriva come un gabbiano

spinto dal vento

e rimane con noi

se non la turbiamo coi nostri pensieri.

L’amore

è come un’onda del mare

che può infrangersi prima del tempo.

Non sarà perduta per sempre dentro di noi,

prima o poi

una nuova onda raggiungerà la riva.

Tutta la nostra esistenza è avvolta nel mistero

proprio come la profondità del mare.

Nei suoi abissi inesplorati

vi è il luogo dove s’incontrano

due realtà della vita:

quella che riusciamo a vedere coi nostri occhi

e l’altra velata dal buio.

Ma nella nostra anima

vive un oceano immenso, potente, sconfinato.

E la nostra immaginazione diviene eternità

spazia nell’infinito

varcando qualunque orizzonte

libera di sognare e di amare.

 

 

 

 

 

 

IL RESPIRO DEL MARE

 

Com’è bello il mare all’alba!

La spiaggia deserta,

l’onda che l’accarezza dolcemente,

il sole all’orizzonte che nasce,

l’aria ancora fresca.

Passeggiare sulla riva,

ascoltare il suo respiro,

sentire il suo profumo

così intenso.

E poi fermarsi

e rimanere a guardare

questo immenso continuo movimento

fin dove l’occhio può arrivare.

Provo

infinite sensazioni,

il mio respiro,

è il suo.

Un richiamo

e lentamente

passo dopo passo

mi ritrovo immerso nelle sue acque.

Mi sento abbracciato

baciato da questo liquido amante.

Mille brividi

percorrono il mio corpo

e mi lascio trasportare,

libero da ogni pensiero.

Che silenzio stupendo!

E’ come rinascere ogni volta.

 

 

 

 

 

 

 

L’ARTE DEL MARE

 

Camminando sulla spiaggia

s’incontrano tanti piccoli particolari

che colpiscono la nostra attenzione:

legni levigati dal mare,

fiori sparsi qua e là usciti dal nulla,

rami di alberi trasportati dalle mareggiate,

opere create

da questo meraviglioso ed immenso artista.

Ascolta il respiro del mare,

affacciati alla finestra e guarda ….

Il mare gioca con gli scogli

e li accarezza dolcemente

oppure

si abbatte su di loro con forza

e li plasma a suo volere.

Osserva ancora le scogliere!

le onde del mare

giocano con loro

modellandole come le dita di un artista,

con dolcezza e potenza,

negli anni

ricamano un merletto prezioso,

regalandoci insenature,

grotte bellissime.

Rimani ammutolito

davanti all’arte creativa del mare

e sogna proprio nel punto dove lo stesso

si incontra con il cielo.

 

 

 

 

 

 

IL DELFINO E IL GABBIANO

 

Volava il gabbiano

nel suo pezzo di cielo dipinto di bianchi voli

permeato dei dialoghi striduli

intessuti di piume leggere.

Nuotava il delfino

nel suo giardino azzurro fatto di onde amiche

scomparendo in esse

e riemergendo poco più in là.

Ma un giorno il gabbiano

volò in un pezzo di mare

e il delfino si immerse

in un giardino di cielo osando sognare.

E lì si incontrarono

in quella terra di mezzo che è l’orizzonte,

in quello spazio infinito dove si affacciano i sogni

che è approdo felice di pochi.

Allora il gabbiano disse al delfino:

quali sono i tuoi sogni?

e il delfino rispose: volare e i tuoi?

il mio sogno è imparare a cavalcare le onde, rispose il gabbiano.

E il gabbiano e il delfino si presero per mano

e insieme divennero maestri e scolari l’uno dell’altro,

scoprirono la forza di essere in due

e di saper sognare.

Quando venne il momento di separarsi

il gabbiano disse “addio” e riprese il suo volo

“addio” rispose il delfino

e scomparve nel blu.

Ma il suo cuore di oceano

aveva messo le ali

così come il cuore di aliante del gabbiano

che adesso solcava i mari.

Erano a conoscenza entrambi

che prima o poi si sarebbero incontrati nel cielo o nel mare

ormai sapevano essere mare e sapevano essere cielo

e all’orizzonte potevano essere sogno.

 

 

 

 

 

 

 

QUELLA STRANA RAGAZZA

 

Magia di una notte di luna piena.

Non riuscivo a dormire.

Le tende bianche svolazzavano leggere

e una chiara luce illuminava la stanza.

Il respiro del mare arrivava alle mie orecchie

il richiamo era troppo grande per resistere.

Una figura

dai lunghi capelli biondi,

innamorata del suo mare

veniva verso di me.

Il suo sorriso era dolce

i suoi occhi tristi,

quella strana ragazza confidava al mare sogni e segreti

sicura che mai nessuno li avrebbe rubati.

Disperato io la chiamavo

in quella notte di luna piena,

avevo bisogno che qualcuno mi ascoltasse

sognasse per me.

E lei era già là

a piedi scalzi,

sulla sabbia umida e fresca,.

si lasciava accarezzare dalle onde.

I suoi occhi erano quelli del mare

guardavano la luna e il suo chiarore

inseguivano i suoi desideri,

rincorrevano i suoi sogni.

La luna

era alta nel cielo,

la sua luce argentea

illuminava il mare.

Gli occhi di quella strana ragazza

seguivano il ritmo delle onde,

la vedevo correre,

ritornare a vivere.

 

 

 

 

 

 

UN ALTRO GIORNO MUORE

 

Il sole

gioca con i colori,

ogni volta

sempre diversi.

Come non volesse mai andare via

fino all’ultimo momento

i suoi raggi si specchiano nelle tue acque

trasformando l’orizzonte in un una tavolozza dai mille colori.

Il cielo scuro

si riflette in te

come in uno specchio,

e tu diventi triste e il vento muove le tue onde.

Un altro giorno muore

dimenticato nel silenzio,

solo un gabbiano sopra di te

vola.

 

 

 

 

 

 

 

QUEL MARE

 

In quei giorni

ero triste,

disperatamente solo,

ateo,

col cuore chiuso nel ghiaccio.

Per fuggire dal mondo,

lontano da tutto e da tutti,

mi rifugiavo lì nel solito posto

sulla spiaggia in riva a quel mare.

Quante volte ho pianto!

volevo capire,

essere amato,

tornare bambino,

e parlavo al mare della mia solitudine.

Più volte seduto sopra quella sabbia

ho provato ad alzarmi di scatto

per andare incontro al mare

sempre dritto fino ad annegare.

Desideravo affidare

a quelle acque a me così care

il mio corpo,

e farla finita per sempre.

Ma qualcosa invisibile e forte

mi ha sempre fermato

proprio sul punto di farlo,

oggi che sento Gesù nel cuore

capisco che è stato Lui a bloccarmi.

Adesso la mia vita

è completamente cambiata in positivo,

torno spesso in quel posto

ma non mi sento più solo.

Gesù è con me,

sento gioia, felicità, certezza,

ho dentro una ricchezza immensa

non spiegabile a parole.

E’ una potenza d’amore, una luce infinita,

e quel mare che prima mi parlava di morte

o non mi rispondeva affatto,

oggi comunica col linguaggio della pace.

 

 

 

 

 

 

 

I TUOI SEGRETI

 

L’immensità che ti porti dentro

è come il mare.

Non scorgo l’orizzonte

del tuo essere.

Cielo e acqua si fondono

nella tetra nebbia della tua solitudine.

Non ci sono velieri di speranze in te,

e nemmeno alghe

che possano attaccarsi agli scogli.

Rifiuti la mia àncora di salvezza:

perchè ti lasci annegare così?

Preferisci naufragare nelle tue paure

per poi morire

nel vento e nella tempesta del tuo dolore.

Non posso far nulla se non ti lasci aiutare,

darei la mia vita per te.

E come un marinaio sconfitto

vago alla scoperta dei tuoi segreti.

 

 

 

 

 

 

ANIMA INQUIETA

 

La mia anima inquieta

di naufrago Ulisse,

non ha smesso

di navigare;

non ha porto

cui fare ritorno,

non ha lidi

sui quali approdare,

è perdutamente libera.

Dolce sirena,

più del tuo canto

mi vince il silenzio.

 

 

 

 

 

 

LE ALI DELL’ANIMA

 

C’è un momento nell’universo

in cui il cielo

incontra il mare.

Ed è proprio in quell’istante

che le ali dell’anima

iniziano a volare…

 

 

 

 

 

 

LA POESIA DEL GABBIANO

 

E’ arrivata esultante

la stagione del gabbiano,

è tempo di migrare

verso terre lontane

per scoprire nuovi segreti,

nuove sensazioni.

Un nuovo giorno è oggi

per spiccare il volo

sulla superficie del mare aperto,

sull’orlo dell’oceano,

per volteggiare sulla cresta dell’onda.

Vola nel vento gabbiano!

vola più in alto che puoi!

non ti fermare.

La mia penna

saranno le tue ali,

i miei versi

la tua scia.

 

 

 

 

 

 

 

IL MARE E LA BAMBINA

 

L’inesorabile sbattere delle onde

graffia gli scogli,

li scolpisce,

li modella.

La bambina,

con la vestina gialla e il fiocco stretto in vita,

ha negli occhi l’immagine del sole

per l’ultima volta visto.

Guarda il mare,

vi proietta quell’immensa luce.

E’ solo un attimo

e l’acqua la travolge.

E dopo è solo luce

luce che rischiara e scalda il mare

e la bambina è solo acqua.

 

 

 

 

 

 

LA SPOSA DEL MARE

 

Il suo corpo appartiene solo al mare

fedele sposa e amante del potente Nettuno.

Avanza elegante tra schiere di pesci

nel suo abito bianco,

spuma di cristallo

dal riflesso lunare.

Avanza la sposa sopra le onde,

cadono fiori dal cielo stellato

cielo che si confonde col mare,

brezze di vento

alitano accanto,

leggero un profumo di conchiglie

si diffonde sulle coste.

E’ un rito la sua danza

sulle acque in controluce,

lontano s’ode un canto.

 

 

 

 

 

LAGGIU’ DOVE SI DISPERDEVA IL MARE…

 

Si dirada come per incanto

la nebbia che mi avvolge

e s’apre d’improvviso il cielo

col suo manto azzurro,

torno a ritroso nel tempo in seno ai miei ricordi

come alghe marine che succhiano caute mammelle di roccia.

Mi rivedo di colpo adolescente

quando evitavo i compagni e le feste

e restavo da solo per ore

ad osservare la distesa infinita del mare,

una voce dentro mi ripeteva sempre:

“i sogni non muoiono mai”.

Cercavo la libertà,

mi chiedevo se nell’universo esistesse qualcuno simile a me,

immaginavo di volare via per scoprire il mondo

senza ritorno, senza fermarmi

come un’onda senza mai una spiaggia

ed i miei occhi ragazzini curiosi e attenti,

si perdevano in lontananza,

laggiù dove si disperdeva il mare oltre l’orizzonte.

 

 

 

 

 

 

 

ALLONTANA DA ME QUESTO CALICE

 

Allontana da me questo calice, Mare!

non voglio berlo,

non è vino

ma è sporco di sangue, veleno per il mio spirito

è salato

come schiuma di mare.

Allontana da me questo calice, Mare!

non lasciare che io m’immerga in te

sino a scomparire sott’acqua,

sono ancora vivo

il mio corpo inerme non giace sul tuo fondale.

Allontana da me questo calice, Mare!

sono solo un uomo di carne e ossa

non posso vincere le tentazioni

non riesco a sconfiggere forze soprannaturali,

abbi pietà di me. Nelle tue acque ho gettato la rete.

Allontana da me questo calice, Mare!

sono come Gesù nell’orto degli ulivi

non posso perdermi

e tu non puoi abbandonarmi

ora che ne ho più bisogno.

Allontana da me questo calice, Mare!

trasmettimi la potenza delle tue onde

la libertà del tuo orizzonte,

fa’ che la tua immensità

riempia la mia solitudine.

Aiutami!

 

 

 

 

SOGNI DI SIRENE

 

Era quello un modo

per rinascere innocenti

su una strada nuova,

come se una dea partoriente

avesse plasmato il suo feto

in schiuma di mare,

fino a ridosso delle correnti

dove accorsero sirene

a cantare ninnananne al vento,

richiamo vibrante

d’antica preghiera,

primordiale anelito

di sfiorare Dio,

 

 

 

 

PERDENDOMI NEL TRAMONTO

 

Un altro giorno sta passando uguale agli altri

ed io sono da solo con i miei pensieri come sempre,

dentro l’anima sospesa tra i ricordi e l’infinito

una irrefrenabile voglia di fuggire via,

di respirare forte l’aria.

Con la mia auto corro sull’asfalto verso chissà dove

come per riscattare l’anima dal suo torpore

ma la strada sembra farsi sempre più triste.

Il sole scende lentamente all’orizzonte,

la sua luce filtrando attraverso le mie lacrime

mi mostra il suo colore su ogni cosa intorno

avvolgendo il paesaggio d’una malinconica bellezza.

Vedo la spiaggia deserta,

cammino udendo il rumore del mare che s’infrange contro gli scogli,

sento il calore della sabbia sotto i piedi nudi e mi scopro vivo

seguo la via illuminata che il tramonto sembra indicarmi.

E in quella luce come una visione

mi appare il tuo viso

così vicino da sembrare reale,

per quante notti l’ho sognato.

Purtroppo i sogni vanno via col vento e si dissolvono

ma io, chissà perchè, non l’ho mai dimenticato.

Ora vedo scomparire laggiù in fondo al mare

il sole,

nasconde i suoi ultimi raggi quasi furtivamente,

e la superficie dell’acqua,

che nelle giornate serene luccicava

come ricoperta da miriadi di specchi,

assume quel triste colore che segue al crepuscolo

delineando il profilo d’una natura morente.

Anche il tramonto ormai,

come tutte le mie cose più belle,

è fuggito via.

Ed io mi trovo ancora qui in riva al mare

senza sapere il perchè.

Portami via dove sei tu

non lasciarmi solo.

Distante dal mondo

senza ombra viva intorno e col tempo che vola,

la mia anima s’è perduta

volgendo anch’essa al tramonto.

BLOG LETTERARIO DI CLAUDIO CISCOultima modifica: 2018-04-07T16:27:08+02:00da ciscoclaudio
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